La Legge sul ripristino della natura spiegata punto per punto
Ecco qui la lunghissima Legge sul ripristino della natura, cioè cosa decreta l'UE in merito a resilienza e tutela della natura (ripristinare la natura è così diventato un obbligo per ogni Paese membro dell'Unione Europea)
L’Unione Europea ha approvato la nuova Legge sul ripristino della natura. Ciò significa che, nell’ottica di arrivare a una maggior sostenibilità ambientale, tutti gli Stati membri dell’Unione Europea saranno obbligati a impegnarsi per ripristinare, entro il 2030, minimo il 305 degli habitat danneggiati. Tale quota arriverà al 60% entro il 2040 e al 90% entro il 2050. Considerando che più dell’80% degli habitat europei si trova in cattivo stato, è facile capire il perché di una legge del genere. Ma andiamo a vedere cosa dice questa nuova e lunghissima legge.
La Legge sul ripristino della natura: i punti salienti
Considerando che l’81% degli habitat europei è ormai danneggiato e che i risultati della Strategia biodiversità 2020 sono stati assai scarsi, ecco che l’Unione Europea, visto anche che solamente il 27% delle specie tutelate dalla Direttiva habitat è effettivamente in uno statodi conservazione considerato soddisfacente, ha deciso che fosse necessario sviluppare nuove politiche europee per tutela l’ambiente.
Di queste nuove politiche fanno parte l’European Green Deal, la Strategia europea per la biodiversità e anche la nuova Legge per il ripristino della natura. Nonostante una campagna di disinformazione messa in atto dalla destra e contestata da scienziati e ambientalisti (l’obiettivo di ripristinare la natura è del tutto compatibile con le attività economiche, nonché fondamentale per garantire la produttività europea sul lungo periodo), ecco che la Legge sul ripristino della natura si avvia a diventare realtà.
Questi alcuni dei punti chiave della Nature Restoration Law:
- necessità di ripristinare almeno il 20% degli habitat degradati entro il 2030, in modo da arrivare a un ripristino totanel nel 2050. La priorità è data alle aree protette facenti parte della Rete Natura 2000
- gli Stati dovranno misurare tre parametri per quanto riguarda le aree agricole, migliorandone almeno due. Questi tre parametri sono: abbondanza di farfalle comuni, stock di carbonio organico nel terreno e percentuale di superficie agricola che presenti elementi tipici del paesaggio con alta diversità
- obbligo egli Stati di ripristinare almeno il 30% delle zone umide per il 2030 e il 50% entro il 2050, in modo da ridurre le emissioni del settore agricolo. Tale ripristino sarà volontario per gli agricoltori e i proprietari terriri privati
- inserite possibilità di deroghe in caso di “situazioni di emergenza” non dipendenti dall’UE (ma quali siano queste situazioni di emergenza non è stato specificato). Il che vuol dire che, in caso eccezionale, sarà possibile sospendere temporaneamente questi obiettivi se tali obiettivi riducono la superficie coltivabile in modo tale da ridurre la produzione alimentare considerate le necessità di consumo dell’UE
- necessità di adottare misure per migliorare l’indice dell’avifauna comune (questo perché gli uccelli sono un indicatore dello stato di salute della biodiversità)
- obbligo di ripristinare minimo il 30% di torbiere drenate entro il 2030, il 40% entro il 2040 e il 50% entro il 2050
- obbligo di piantare almeno 3 miliardi di nuovi alberi
- obbligo di ripristino di minimo 25mila km di fiumi, che dovranno essere trasformati in fiumi a scorrimento libero
- necessità di garantire che non vi sia riduzione degli spazi verdi urbani e del numero di alberi nelle città
Considerando anche la recente bocciatura del regolamento dell’uso dei pesticidi (faceva parte del Green Deal Europeo e della strategia From farm to fork), quella che voleva dimezzare entro il 2030 almeno le sostanze chimiche e i fitofarmaci maggiormente dannosi, diciamo che la Legge per il ripristino della natura è comunque un punto di partenza.
La Legge sul ripristino della natura è stata ridimensionata
Bisogna però anche considerare che, rispetto alle prime proposte, il testo approvato è molto più soft. Per esempio, in prima battura si chiedeva l’obbligo di ripristino degli habitat di tutto il territorio dell’Unione Europea. Con il ridimensionamento, però, adesso si chiede il ripristino degli habitat soprattutto delle aree protette facenti parte della Rete Natura 2000.
Un altro ridimensionamento c’è stato per quanto riguarda gli indicatori da migliorare nelle aree agricole: in prima battuta, infatti, si chiedeva di migliorare tutti e tre i parametri (farfalle, carbonio organico e diversità degli elementi caratteristici dei terreni agricoli), mentre ora basta il miglioramento di soli due parametri.
E ancora: nella prima bozza, per ridurre le emissioni nel settore agricolo, si chiedeva il ripristino del 70% delle zone umide. Ma con la revisione, si è arrivati al 30% entro il 2030 e al 50% entro il 2050.
Per questo motivo in molti auspicano che questo non sia solamente un piano di riserva, un contentino per soddisfare le richieste di scienziati e ambientalisti, ma che sia il punto di partenza per una maggior consapevolezza sulla necessità di tutelare l’ambiente e le forme di vita che in esso vivono.
Queste le parole di César Luena: “Oggi è un grande giorno per l’Europa, perché passiamo dalla protezione e dalla conservazione della natura al suo ripristino. La nuova legge ci aiuterà anche a rispettare molti dei nostri impegni internazionali in materia di ambiente. Inoltre, ripristinerà gli ecosistemi degradati senza compromettere il settore agricolo, lasciando agli Stati membri una grande flessibilità. Vorrei ringraziare i ricercatori per averci fornito le evidenze scientifiche e per il loro impegno nel combattere il negazionismo climatico. E vorrei ringraziare anche i giovani per averci ricordato che non abbiamo né un pianeta B, né un piano B”.
Le date e i numeri della Nature Restoration Law
Per quanto riguarda la sua approvazione, la Legge sul ripristino della natura, nota anche come Nature Restoration Law, è stata approvata con 329 voti favorevoli, 275 contrari e 24 astensioni.
Ci sono voluti mesi di consultazioni per arrivare all’approvazione definitiva. Una prima proposta, infatti, era stata fatta dalla Commissione Europea già il 22 giugno 2022. Tuttavia questa proposta non era piaciuta ai partiti del centro destra, con il Partito popolare europeo che aveva presentato qualcosa come più di 2.000 emendamenti.
Erano poi seguite due votazioni alla Commissione ambiente del Parlamento Europeo, entrambe terminate con un pareggio. Infine la proposta era passata all’Europarlamento il 12 luglio 2023, ma con la clausola di un riesame prima di poter essere approvata. Un accordo definitivo, con annessa ratifica della Commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare dell’UE è arrivato a fine novembre. L’approvazione definitiva, invece, risale al 27 febbraio scorso. Anche se, a quanto pare, manca ancora l’approvazione del Consiglio europeo. Solamente quando quest’ultimo darà l’ok, la legge potrà essere pubblicata (e dunque messa in pratica).
Fonti: