Le 18 città italiane con la peggior qualità dell’aria secondo il rapporto Mal’Aria di città 2024
Altro che emergenza a Milano, ecco cosa dice l'ultimo report di Legambiente sulla qualità dell'aria nelle principali città italiane.
Da diverse ore la stampa generalista si sta occupando con insistenza dell’allarme sulla qualità dell’aria a Milano dopo i dati diffusi da QAir, società svizzera che commercializza depuratori per l’aria, secondo i quali il capoluogo lombardo avrebbe raggiunto nella giornata di domenica 18 febbraio 2024 il terzo posto nella classifica delle città più inquinate al mondo dopo Dacca in Bangladesh e Lahore in Pakistan.
Quello che non si sta sottolineando a sufficienza, però, è cosa disse Arpa Lombardia, l’azienda regionale per la Protezione Ambientale, a proposito di una classifica simile emersa lo scorso anno: “I dati in questione non corrispondono, per la maggior parte dei casi, ai valori rilevati dalle stazioni della rete di monitoraggio regionale gestita da Arpa Lombardia”, sottolineando come “i risultati ottenuti con altri metodi non certificati, e ai quali non sono applicate procedure di controllo e assicurazione di qualità, possono invece essere affetti da un’incertezza di misura molto maggiore”.
Il report di Mal’Aria di città 2024
Pochi giorni fa, invece, è passato quasi inosservato dalla stampa generalista il nuovo rapporto di Legambiente Mal’Aria di città 2024, realizzato analizzando i livelli delle polveri sottili (PM10, PM2.5) e del biossido di azoto (NO2) nelle principali città italiane. L’allarme era chiarissimo: 18 città sulle 98 monitorate hanno superato gli attuali limiti normativi per gli sforamenti di PM10 (35 giorni all’anno con una media giornaliera superiore ai 50 microgrammi/metro cubo).
Il report arriva con una notizia che possiamo considerare positiva: nel 2021 erano state 31 le città fuorilegge secondo il report di Legambiente, scese a 29 nel 2022. Nel 2023, invece, il numero è sceso a 18, ma questo non dovrebbe comunque farci dormire sonni tranquilli dal momento che i livelli registrati rischiano di rimanere molto superiori ai nuovi limiti al 2030 che l’UE approverà a breve.
Le 18 città italiane con la peggior qualità dell’aria
Stando ai dati diffusi da Legambiente, in testa alla classifica delle città c’è Frosinone (con la centralina di Frosinone Scalo) con 70 giorni di sforamento, il doppio rispetto ai valori ammessi, seguita da Torino (Grassi) con 66, Treviso (strada S. Agnese) con 63 e Mantova (via Ariosto), Padova (Arcella) e Venezia (via Beccaria) con 62.
Anche le tre città venete Rovigo (Centro), Verona (B.go Milano) e Vicenza (Ferrovieri), superano i 50 giorni, rispettivamente 55, 55 e 53. Milano (Senato) registra 49 giorni, Asti (Baussano) 47 giorni di sforamento, Cremona (P.zza Cadorna) 46, Lodi (V.le Vignati) 43, Brescia (Villaggio Sereno) e Monza (via Machiavelli) 40. Chiudono la lista Alessandria (D’Annunzio) con 39, Napoli (Ospedale Pellerini) e Ferrara (Isonzo) con 36.
Cosa cambierà in Europa sulla qualità dell’aria
Il report sottolinea i considerevoli ritardi della città italiane rispetto ai valori più stringenti proposti dalla revisione della Direttiva europea sulla qualità dell’aria che entrerà in vigore dal 2030. I nuovi limiti decisi in sede europea prevedono una riduzione da 40 µg/mc a 20 µg/mc per il PM10, da 25 µg/mc a 10 µg/mc per il PM2.5 e da 40 µg/ mc a 20 µg/mc per NO2 , entro il 2030. È prevista anche l’introduzione di una soglia per la media giornaliera per il PM2.5, fissata a 25 µg/mc da non superare per più di 18 giorni all’anno e di 50 µg/mc per l’NO2, da non superare più di 18 volte per anno civile.
Se consideriamo i nuovi limiti che entreranno presto in vigore, la fotografia fatta dal Legambiente a partire dai dati diffusi dall’Arpa o dalle stesse Regioni, si aggrava: sulla base dei dati relativi al 2023 oltre 69 città (corrispondenti a oltre il 70% del campione) mostrano valori superiori a quelli previsti.
Il dato più allarmante, lo sottolinea il report che potete consultare integralmente a questo indirizzo, è che, a parte L’Aquila (15 µg/mc), nessuna città mostra valori di PM10 inferiori a quelli previsti dalle linee guida OMS (15 µg/m) e città come Padova, Verona e Vicenza dovrebbero ridurre le loro concentrazioni di oltre il 50% per raggiungere tale obiettivo. Ciò dimostra, secondo Legambiente, che la popolazione italiana è soggetta a livelli di inquinamento dannosi per la salute, che confermano il nostro Paese tra i peggiori in Europa per l’esposizione alle polveri sottili PM10.