Latte italiano: rischio antibiotici nelle maggiori marche. UHT meglio del fresco
Una ricerca de Il Salvagente svela presenza di antibiotici, cortisonici e antinfiammatori nella maggiori marche di latte in bottiglia.
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Una nuova ricerca de Il Salvagente farà discutere nei prossimi giorni. Domani verrà pubblicata un’analisi su 21 latti venduti in Italia da grandi produttori (tra questi anche Parmalat, Granarolo, Coop, Conad, Lidl, Esselunga e Carrefour) all’interno dei quali sono state trovate tracce di cortisonici, antinfiammatori e antibiotici. Le dosi sono inferiori ai limiti di legge, ma questo non significa che non sussistano dei pericoli per chi li beve. Soprattutto la presenza di antibiotici potrebbe essere pericolosa, secondo quanto affermato dagli autori dell’inchiesta: il direttore Riccardo Quintili e la giornalista Valentina Corvino. I potenziali pericoli legati alla presenza di antibiotici nel latte italiano sono essenzialmente due:
- la creazione di batteri antibiotico-resistenti
- l’alterazione del microbiota umano
Non vi è ovviamente certezza riguardo a questi potenziali pericoli, lo dicono chiaramente gli autori dell’inchiesta:
“Lo ripetiamo, non ci sono certezze che le dosi di farmaci che abbiamo trovato nel latte possano davvero rappresentare un rischio: servono studi su una situazione che forse era ipotizzabile, grazie all’uso massiccio di antibiotici negli allevamenti, ma che ora è innegabile. E molte delle aziende che abbiamo informato, si dicono disposte a proseguire nell’impegno per coniugare benessere animale e assenza di farmaci”.
Su 12 dei 21 latti analizzati sono stati trovati un antibiotico, l’amoxicillina, un cortisonico, il dexamethasone e un antinfiammatorio, il meloxicam. Tutti farmaci utilizzati per curare malattie alle mammelle delle mucche come la mastite e molto spesso usati anche preventivamente, solo per evitare che gli animali contraggano una malattia che non li renderebbe produttivi.
Anche se la presenza di queste sostanze è al di sotto dei limiti di legge, gli autori ritengono che non sia da escludere un effetto negativo, soprattutto su bambini e neonati a cui il latte viene somministrato quotidianamente.
Rimandiamo i lettori all’inchiesta pubblicata da Il Salvagente, che sarà disponibile a partire da domani, per poter conoscere nel dettaglio le marche interessate. La nostra redazione ha tuttavia richiesto copia in anteprima dell’inchiesta verificando le marche interessate e le tipologie di latte. È interessante notare come la presenza dei tre medicinali sia maggiore nei latti freschi rispetto a quelli a lunga conservazione UHT (Ultra High Temperature), il che renderebbe “più pericoloso il latte fresco” che nella accezione comune è ritenuto di maggior qualità ed è più consumato.
Fonte: Il Salvagente