Greenstyle Alimentazione La salute del Pianeta passa anche dalla nostra spesa

La salute del Pianeta passa anche dalla nostra spesa

Possiamo aiutare il nostro Pianeta anche col cibo che portiamo in tavola ogni giorno: i prodotti biologici giocano un ruolo da protagonisti.

La salute del Pianeta passa anche dalla nostra spesa

Viviamo in un’epoca in cui i cambiamenti climatici sono una realtà inconfutabile e una sfida urgente che richiede l’azione di tutti noi. Il nostro pianeta è in difficoltà, minacciato da fenomeni meteorologici estremi che abbiamo potuto toccare con mano anche in Italia: dalle esondazioni alla siccità prolungata all’aumento della temperatura media. Ma sebbene l’entità del problema possa sembrare preoccupante, sono davvero tanti i fronti da cui possiamo iniziare a risolvere l’emergenza e consegnare alle generazioni future un pianeta più sano: uno di questi si trova proprio nei nostri piatti.

La relazione tra le scelte alimentari che facciamo ogni giorno e i cambiamenti climatici potrebbe non sembrare subito evidente, ma è sorprendentemente significativa. Il cibo che scegliamo di consumare ha un impatto diretto sull’ambiente, dalla produzione all’approvvigionamento, fino al suo smaltimento. Se oggi nessuno mette in dubbio i benefici di azioni su come fare la raccolta differenziata, ridurre l’uso dei mezzi di trasporto più inquinanti e riutilizzare oggetti invece di comprarne di nuovi, è giunto il momento di riconoscere che la salute del pianeta passa anche attraverso i piatti che decidiamo di portare a tavola. In questo contesto, i prodotti biologici giocano un ruolo da protagonisti.

Cosa significa scegliere i prodotti biologici?

Acquistare bio, in Italia e in Europa, significa portare sulle nostre tavole alimenti prodotti secondo un metodo di produzione caratterizzato da una filiera controllata e certificata in tutte le sue fasi. Il rispetto della rigorosa normativa europea, condivisa da tutti i Paesi membri, che prevede il solo impiego di sostanze naturali, non derivanti da chimica di sintesi nel processo produttivo, genera considerevoli effetti positivi. Tra questi: riduce la contaminazione dei suoli e l’inquinamento dei fiumi e delle falde acquifere, rispetta la terra e i suoi tempi, contribuisce a migliorare la qualità dell’aria, preserva la biodiversità e favorisce il benessere degli animali allevati, riducendo l’inquinamento e, di conseguenza, contrastando il cambiamento climatico.

Il divulgatore Luca Sardella è il protagonista, insieme a Elio, della campagna Io Parlo Bio realizzata dall’Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare (ISMEA) per il Ministero dell’Agricoltura, sovranità alimentare e foreste, di cui potete trovare tutti i i dettagli a questo indirizzo.

Inoltre, l’agricoltura biologica impiega metodi di coltivazione non invasivi, come la rotazione colturale (variazione periodica della specie coltivata nello stesso appezzamento), apportando benefici su breve, medio e lungo periodo: il terreno resta fertile e vitale, l’erosione dei suoli viene ridotta, aiutando, ad esempio, un miglior assorbimento delle acqua da parte del terreno, in un momento in cui il prelievo aggressivo dalle falde acquifere e la loro ricarica naturale sempre più limitata, sta diventando un problema globale sempre più urgente.

La differenza non risiede soltanto nei metodi di coltivazione non invasivi, ma anche nelle sostanze utilizzate nella coltivazione, rigorosamente di origine naturale in modo da salvaguardare la biodiversità: proteggendo l’ecosistema dalla perdita di specie vegetali e animali che vivono nel suolo e sopra di esso. L’assenza di utilizzo di diserbanti e concimi chimici nella produzione biologica si riflette a catena anche sul resto dell’ecosistema. Pensiamo ai mari e ai corsi d’acqua e alla riduzione del loro inquinamento, ma anche agli animali da allevamento che, secondo la normativa europea, devono vivere nel rispetto delle loro esigenze naturali, inclusi l’accesso al pascolo e un’alimentazione con prodotti biologici e privi di OGM, con risultati che possiamo toccare con mano ogni giorno sulle nostre tavole.

Come riconoscere i prodotti BIO? Cerca l’Eurofoglia

eurofoglia

Da consumatori, però, bisogna ammettere che non è sempre facilissimo riconoscere i prodotti biologici che seguono le rigorose regole europee in ogni fase della filiera. In realtà è sufficiente prestare un minimo di attenzione per andare a colpo sicuro. Come? Grazie al logo Euroleaf che dal 2010 deve essere presente obbligatoriamente su tutti i prodotti alimentari biologici preconfezionati nell’Unione Europea, un marchio facile da riconoscere, rettangolare, di colore verde che presenta una foglia stilizzata circondata dalle stelle della bandiera europea.

Cosa significa quando un prodotto biologico presenta il marchio Euroleaf? Le norme a livello europeo parlano chiaro: solo i prodotti che contengono almeno il 95% di ingredienti biologici e che rispettano condizioni rigorose per il restante 5% possono fregiarsi del famoso marchio. Se il prodotto che stiamo acquistando presenta il logo Euroleaf possiamo avere la certezza e la sicurezza che ogni fase della sua produzione ha seguito le rigorose regole fissate dall’Unione Europea per il metodo di produzione biologico sopra descritte.

Garanzie e controlli a 360 gradi sul biologico

A questo punto la domanda può sorgere spontanea. Quali garanzie abbiamo che i prodotti che presentano il logo Euroleaf rispettino le rigide regole europee?
Secondo l’efficiente sistema di controllo disciplinato dall’UE in materia di produzione biologica, ogni Stato membro deve individuare un’autorità competente responsabile di organizzare i controlli ufficiali. Nel caso del nostro Paese risulta essere il Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle foreste – MASAF, il quale ha delegato il proprio ruolo ad uno o più organismi di controllo, i quali dovranno quindi svolgere i controlli di conformità degli operatori nazionali biologici (produttori, trasformatori e imprese della distribuzione). Per quanto riguarda invece le importazioni di prodotti biologici, l’autorità di controllo indicata dal MASAF risulta essere l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli.

Come si svolgono questi controlli in Italia? Parte tutto dall’operatore che intende passare al biologico, il quale invierà una richiesta formale (chiamata notifica) all’autorità competente, che informerà l’organismo di controllo prescelto di eseguire la prima verifica di conformità alla normativa sulla produzione biologica. Se questa avrà esito positivo, l’organismo di controllo rilascerà il certificato ufficiale che sancisce l’ingresso dell’operatore richiedente nel sistema di controllo.
Le verifiche di conformità, che poi verranno svolte almeno una volta all’anno, consistono principalmente in attività di controllo documentale e fisico in loco, prelevamento e analisi dei campioni per la verifica di sostanze non ammesse nella produzione biologica e sono svolte sempre dallo stesso organismo di controllo.
Infine, ovviamente spetta sempre agli organismi di controllo sanzionare l’operatore che non rispetta le norme per il metodo di produzione biologica.

Il ruolo fondamentale dei consumatori per un mondo più biologico

Rispetto a qualche anno fa, quando i consumatori potevano lamentare una differenza di prezzo un po’ proibitiva tra bio e convenzionale, sono stati fatti degli importanti passi in avanti anche grazie alle grandi catene di supermercati che hanno deciso di puntare sempre di più sul biologico per i prodotti con la propria marca. I numeri parlano chiaro: secondo una recente analisi condotta da Nomisma, nel 2022 il 58% del totale delle vendite di bio in Italia sono state effettuate nella Distribuzione Moderna, in aumento di quasi due punti percentuali rispetto all’anno precedente.

La rivoluzione è in atto ormai da tempo e anno dopo anno si stanno facendo dei passi da gigante verso una diffusione sempre più capillare del bio, ma l’ago della bilancia restano i consumatori che, con le loro scelte quotidiane tra gli scaffali e la miriade di referenze alimentari disponibili, possono stimolare la domanda, incoraggiando così sempre più agricoltori a convertirsi al biologico.

In collaborazione con MASAF e Ismea

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