
Nel 2025, l’Italia si trova ad affrontare una crisi significativa nel settore della medicina generale. Attualmente, mancano oltre 5.500 medici di famiglia, e sempre più cittadini, in particolare nelle grandi regioni, faticano a trovare un professionista che possa seguirli. Questo scenario preoccupante è il risultato di un numero crescente di pensionamenti, che toccheranno quota 7.300 entro il 2027, mentre il numero di giovani medici che si avvicinano a questa professione continua a diminuire. Questi dati emergono dal recente rapporto della Fondazione Gimbe.
Situazione critica e borse di studio non assegnate
L’analisi della Fondazione Gimbe mette in luce un ulteriore aspetto allarmante: nel 2024, il 15% delle borse di studio destinate ai medici di famiglia non è stato assegnato, con punte che superano il 40% in sei regioni. Questo vuoto formativo si inserisce in un contesto in cui l’invecchiamento della popolazione aumenta la domanda di assistenza sanitaria. Infatti, il numero di persone over 80 anni è triplicato negli ultimi quarant’anni, e più della metà di loro soffre di due o più malattie croniche, rendendo ancora più urgente la necessità di un adeguato numero di medici di famiglia.
Critiche alla politica sanitaria
La Fondazione Gimbe critica aspramente l’approccio politico attuale, sottolineando come la proposta di dipendere dai medici di famiglia come soluzione non sia accompagnata da alcuna valutazione d’impatto economico, contributivo, organizzativo e professionale. Questa mancanza di pianificazione ha portato a un calo significativo del numero di medici di famiglia dal 2019 al 2023, con percentuali preoccupanti: -39% in Sardegna, -25,8% in Puglia, -20,9% in Calabria e -16,7% in Abruzzo. L’unica eccezione è rappresentata dalla Provincia Autonoma di Bolzano, che ha registrato un modesto aumento (+1%).
Le conseguenze della mancata programmazione
Il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta, lancia un allarme chiaro: la carenza di medici di famiglia riguarda ormai tutte le regioni italiane, evidenziando una programmazione inadeguata che non ha saputo garantire un ricambio generazionale in vista dei pensionamenti attesi. La professione ha perso attrattività negli ultimi anni, rendendo difficile per i cittadini trovare un medico di medicina generale nelle vicinanze, il che comporta disagi e rischi per la salute, in particolare per gli anziani e le persone più fragili.
Cartabellotta esprime preoccupazione per il fatto che la scarsa attrattività della professione possa portare a milioni di cittadini senza un medico di famiglia. Questo scenario non solo compromette la qualità dell’assistenza territoriale, ma mette a rischio la salute di una parte vulnerabile della popolazione. Inoltre, potrebbe legittimare il fallimento della riforma prevista dal PNRR, per la quale le generazioni future si trovano a dover affrontare un indebitamento significativo.