
In Italia, il panorama montano sta subendo un cambiamento drammatico: attualmente, sono ben 265 gli impianti sciistici abbandonati, testimonianze di un’epoca in cui la neve era una certezza. Queste strutture, ora ridotte a scheletri di cemento, sollevano interrogativi sulla necessità di ripensare il turismo montano in un contesto di crisi climatica.
Un turismo invernale in crisi
Negli ultimi anni, il turismo invernale ha mostrato segni di sofferenza. La mancanza di neve naturale ha portato a un incremento degli impianti dismessi, raddoppiati rispetto al 2020. Secondo il dossier Nevediversa 2025 di Legambiente, il Piemonte è la regione più colpita con 76 impianti dismessi, seguita da Lombardia, Abruzzo e Veneto. Non solo gli impianti chiudono, ma anche quelli attivi faticano a rimanere aperti, con 112 impianti temporaneamente chiusi e 128 operativi solo a intermittenza.
Il fenomeno non è solo un dramma per chi vive di turismo, ma rappresenta anche un campanello d’allarme per l’ambiente. L’adozione crescente della neve artificiale, con 165 bacini di accumulo in funzione, solleva preoccupazioni riguardo all’impatto ambientale e ai costi elevati. Infatti, le spese per la produzione di neve artificiale hanno toccato cifre vertiginose, come i 10 milioni di euro spesi in quattro anni in Piemonte.
Impianti abbandonati e investimenti insostenibili
Un caso emblematico di questa crisi è rappresentato dalla bidonvia di Pian dei Fiacconi sulla Marmolada, chiusa dal 2019 e danneggiata da una valanga nel 2020. Questa struttura abbandonata è un chiaro esempio di come la montagna venga spesso trascurata, senza piani di recupero o riqualificazione. Il rapporto di Legambiente mette in evidenza che ben 218 impianti sono sottoposti a costosi interventi di mantenimento, nonostante le loro prospettive di sostenibilità siano pressoché nulle.
Le regioni più colpite da questo fenomeno includono Lombardia, Abruzzo ed Emilia-Romagna, dove gli investimenti in strutture obsolete continuano a crescere. Mentre gli impianti chiudono, i costi per una settimana bianca lievitano: una famiglia di tre persone spende in media 3.720 euro per una settimana di sci, senza contare l’aumento dei prezzi per hotel e ristorazione.
Prospettive per il futuro del turismo invernale
Le statistiche parlano chiaro: secondo la Fondazione Cima, il deficit nevoso è allarmante, con una riduzione dell’innevamento del 71% sulle Alpi e del 94% sugli Appennini. A quote più elevate, il calo è altrettanto significativo, con un -43% sulle Alpi e -78% sugli Appennini.
Per affrontare questa situazione, Legambiente invita a un cambio di paradigma, proponendo investimenti in un turismo sostenibile e meno dipendente dalla neve. In questo contesto, il progetto europeo BeyondSnow, coordinato da EURAC Research, si propone di supportare le stazioni sciistiche nella transizione verso modelli alternativi. Vanda Bonardo, responsabile Alpi di Legambiente, sottolinea l’importanza di coinvolgere le comunità locali e le istituzioni in questo processo di trasformazione.