La carovana dei ghiacciai: le prime due tappe
Dal 20 agosto al 10 settembre 2023, la Carovana dei Ghiacciai viaggerà lungo l’arco alpino nella sua quarta edizione. Ecco tutti i dettagli.
“È passato esattamente un anno dall’inizio della scorsa Carovana dei Ghiacciai. L’emozione della scorsa edizione, data dall’attesa e l’incognito, lascia in questo anno spazio alla necessità di rivedere quelle persone e quei luoghi ormai per me molto cari. Paesaggi bellissimi che per un romano non fanno parte del quotidiano” ci racconta David Fricano, reporter foto e video di EPHOTO, agenzia milanese B Corp certificata, che supporta, dal 2022, la missione nelle vesti di media partner.
EPHOTO nasce nel 2013 dall’esperienza di 3 socie fondatrici in ambito di produzioni fotografiche eCommerce e controllata da Triboo Spa dal 2017. Nel 2021 si trasforma in Società Benefit, nel 2023 B Corp certificata, impegnandosi ogni giorno nel rispetto del nostro pianeta, sostenendo lo scopo di rendere complementari obiettivi di business con risultati etici, sostenibili e ambientali.
Dal 20 agosto al 10 settembre 2023, la Carovana dei Ghiacciai – la campagna internazionale promossa da Legambiente e CIPRA (Commissione Internazionale per la Protezione delle Alpi) con la partnership scientifica del Comitato Glaciologico Italiano (CGI) – viaggerà lungo l’arco alpino nella sua quarta edizione.
Sei tappe tra Italia, Austria e Svizzera per accendere i riflettori sul triste arretramento dei ghiacciai. Monitoraggi, mobilitazioni, escursioni in quota, arte e musica in ogni tappa, per coltivare la consapevolezza sulla necessità di combattere la crisi climatica.
Un viaggio in alta quota per testimoniare il drammatico ritiro dei ghiacciai, sentinelle per eccellenza dei cambiamenti climatici. Una missione per diffondere una maggiore consapevolezza su quanto sta accadendo, affinché tutti agiscano concretamente per ridurre la febbre del pianeta e i suoi effetti. David ci racconta, attraverso un diario di bordo emozionale in cui David è sia voce narrante che ascoltatore dei propri pensieri, le prima due tappe di questa quarta edizione.
Partenza: direzione Carovana dei Ghiacci 2023
18-19 AGOSTO
“Decido di iniziare il mio viaggio con due giorni di anticipo. L’arrivo in un luogo è tanto importante per me quanto il luogo stesso” – confessa David – “vedere il paesaggio cambiare dalla partenza – Roma – passando per Toscana e Liguria fino all’arrivo a Ivrea, mi dà coscienza del tempo e dello spazio. Nella frenesia quotidiana sono tematiche sulle quali non riusciamo a soffermarci spesso ma, ogni tanto, respirare, chiudere gli occhi e riflettere ci fa tornare con i piedi per terra e avere una visione più realistica del mondo che ci circonda. I ghiacciai mi aspettano: questa la frase che risuona in me nelle lunghe ore di guida”.
Arrivo a Ivrea al tramonto del 19 agosto. Nella mia personale Carovana, questa tappa è diventata la prima “d’obbligo” di questo lungo e bellissimo mese. Come nell’edizione precedente, infatti, progetto di sostare con il mio van in un’area camper a offerta libera lungo il fiume, gestita da volontari. “È molto bello sapere che esistono ancora luoghi dove il viaggiatore non è solo sinonimo di guadagno e speculazione” – sottolinea David.
Come da tradizione, arrivato a Ivrea, incontro per cena Vanda Bonardo, Responsabile Legambiente Alpi e Presidentessa CIPRA Italia. Oltre a raccontarci cosa abbiamo fatto in quest’anno, iniziamo impostare il lavoro per questa edizione e su un nuovo progetto: la realizzazione di un documentario, che risveglia in me l’entusiasmo adolescenziale.
Tante le domande che mi passano davanti gli occhi: Da dove si comincia a raccontare una storia tanto complessa? Come si fa a raccontare una creatura così antica in soli 10 minuti? Riuscirò a rendere giustizia a un essere così nobile?
Non c’è tempo da perdere. La prima escursione sul Rutor è l’indomani mattina.
Con Vanda siamo subito d’accordo che una visione giornalistica non gioverebbe al nostro racconto, optiamo allora, col fine di arricchire il documentario, nell’inserire delle parole di alcuni poeti che hanno amato i ghiacciai e trasmesso questi paesaggi attraverso i loro versi.
Prima tappa: Ghiacciaio del Rutor (Valle D’Aosta – Italia)
20-22 AGOSTO
Il terzo ghiacciaio valdostano per estensione, dal 1865 a oggi ha registrato una perdita di superficie di circa 4 km², di cui 1,5 km² negli ultimi cinquant’anni. Dagli anni Settanta a oggi la fronte del lobo destro si è ritirata di 650 metri mentre quella del lobo sinistro di 750 metri.
Pronti per la partenza, il punto di incontro è a casa di Vanda alle 10:30, verso il ghiacciaio del Rutor. Partiamo puntuali, con me in van, per questo primo avvicinamento al ghiacciaio, viaggia Andrea Gentili, che si occuperà della gestione dei social nella prima parte della Carovana.
Sbagliamo strada poco dopo la partenza e, con nostro grande stupore, ci ritroviamo in coda in un piccolo paesino vicino Ivrea. Dopo pochi minuti ci rendiamo conto che, a interrompere il nostro viaggio, è una processione a spalla di fedeli.
Dopo circa 20 minuti a passo d’uomo superiamo la processione fiduciosi di recuperare i minuti d’attesa. Neanche il tempo di ripartire che ci ritroviamo fermi davanti alla sbarra di un passaggio a livello. Altri 20 minuti di attesa.
Non un ottimo inizio di Carovana, ma questo “ritardo” lascia la possibilità, a me e Andrea, di conoscerci meglio.
Arriviamo, nonostante le disavventure, puntuali a la Thuile, punto di partenza del pullman che ci porterà all’ inizio del sentiero.
900 sono i metri di dislivello che ci dividono dal nostro primo ghiacciaio: il solo pensiero mi fa sentire il peso dell’attrezzatura sulle spalle raddoppiato. Impiegheremo circa 4 ore per raggiungere il rifugio.
La prima parte di salita è poco ripida e rilassata. Dopo circa 10 minuti dall’inizio della mulattiera arriviamo alla prima di tre meravigliose e maestose cascate che incontreremo durante la salita. La potenza dell’acqua con il suo scorrere sui pendii di montagna, il frastuono che crea sbattendo tra rocce e alberi rende difficile anche il solo parlare.
Arcobaleni e schizzi rendono le immagini riprese uniche. Nonostante la bellezza del luogo subito si riparte. Il tragitto per arrivare al rifugio Deffeyes è ancora lungo e faticoso. Più saliamo e più aumenta la pendenza: la fatica e il peso non sono più solo un illusione. “Ultima salita e siamo arrivati, mancano 10 minuti”. La voce di Sofia Farina, ambientalista e attivista, mi rincuora.
Una volta in cima lo spettacolo che si presenta è da levare il fiato.
Sono ormai le 20: 30 e dietro il rifugio si staglia lui, il Rutor, illuminato dagli ultimi raggi del sole: la fatica di colpo sparisce per farmi apprezzare questo scorcio di natura. Circa 10 minuti dopo arriviamo al rifugio dove ci aspetta una zuppa calda e un meritato riposo.
Dopo cena, nonostante la stanchezza, decido di scaricare il girato.
Sono le 23:00 e sono da solo nella sala del rifugio. Mentre aspetto il trasferimento dei dati decido di regalarmi 10 minuti per staccare e ammirare uno di quei luoghi che non vedi tutti i giorni. Esco dal rifugio e mi siedo sull’erba, al buio, a contemplare il ghiacciaio.
Siamo io e lui ora, da soli.
Sopra di me uno dei cieli stellati più belli della mia vita. La via lattea si può vedere benissimo quasi tutta a occhio nudo.
La stanchezza però ha la meglio e decido di andarmi a coricare.
Questa notte dormiremo qui in rifugio in una camerata di circa 30 letti purtroppo al completo. Fatico a prendere sonno fra i rumori e il caldo. Verso le 3:00 riesco finalmente a chiudere gli occhi. Sembrano passati 10 minuti da quando mi sono addormentato che suona la sveglia.
Sono le 5.30. Mi alzo di fretta. Voglio riprendere l’alba sul ghiacciaio.
Mentre sono fuori a riprendere parlo con un signore di circa 60 anni che, con l’entusiasmo di un bambino, mi racconta che oggi proverà a salire sul Rutor. L’ultima volta che è arrivato in cima erano 10 anni fa e nonostante l’entusiasmo non nasconde la tristezza nel ritrovarlo così cambiato e ridotto di dimensioni. Spera che il ghiaccio non sia troppo morbido e di poter risalire sulla sua sommità.
La bellezza di questo Ghiacciaio è sorprendente, ma le parole di Vanda “le tante emorragie del Rutor” continuano a tornare alla mente.
Verso le 7:00 piano piano tutto il rifugio si sveglia e la sala principale si riempie. Rientro anch’io.
SECONDA TAPPA: GHIACCIAIO DEL BELVEDERE (PIEMONTE – ITALIA)
24-26 AGOSTO
Il Ghiacciaio del Belvedere è un hot-spot nell’hot-spot delle Alpi: la sua superficie dagli anni 50 ad oggi si è ridotta del 20% e ha perso fino a circa 60 metri di spessore negli ultimi 10 anni (pari ad un edificio di 20 piani).
Preoccupa la crescente instabilità dell’intera area e l’ingente quantità di acqua in circolo nel sistema glaciale per effetto delle temperature record.
Partiamo verso il Belvedere. La sera prima di fargli visita ci ritroviamo nella stanza comune del rifugio.
Maria Vittoria Bonardo, nipote di Vanda, e Luca Marini, ci intrattengono intonando delle loro canzoni e cover (Paolo Conte, Fabrizio De André e tanti altri) dando vita a un bellissimo momento di condivisione e svago per tutto il gruppo.
Tra le cose più interessanti della Carovana c’è l’incontro, a ogni tappa, con ospiti che si uniscono nella missione.
Oltre a Maria Vittoria, in queste giornate piemontesi si è unito al gruppo, Leo Peeters, ambasciatore del Belgio ora alle Nazioni Unite. “Persona bellissima, particolarissima, aveva la sua formalità data dalla sua professione, ma nel conoscerlo estremamente alla mano, un uomo amante della musica, dell’arte e della montagna da proteggere e amare” racconta David. “Altra ospite presente sulla tappa del Belvedere, Theresa Schubert, artista che lavora con l’intelligenza artificiale. Video, installazioni e arte visiva che parlano di ambientalismo”.
Tra i ricordi di questa tappa: il mio primo episodio di attacco di vertigini in seggiovia; mai successo!
Nel complesso è stata una tappa meno impegnativa delle altre, avendo meno salite e dislivelli. Il contorno del nostro cammino: paesaggi bellissimi e la sua meta, un ghiacciaio stupendo ad attenderci che abbiamo ammirato da un lago lì vicino.
Ci sediamo in cerchio per il saluto al Ghiacciaio con chitarra e voce tenuto da Maria Vittoria e poi le parole toccanti di Marco Giardino, vicepresidente del Comitato Giaciologico Italiano e docente dell’Università di Torino. “Abbiamo osservato una perdita di volume preoccupante e fenomeni di instabilità che richiedono un’attenzione urgente – commenta Marco. “Particolare attenzione va posta alla situazione delle morene che si deformano per la riduzione dello spessore del ghiacciaio del Belvedere. È inoltre importante monitorare la formazione di masse d’acqua sulla superficie del ghiacciaio, poiché, in caso di formazione di laghi di dimensioni importanti, potrebbero verificarsi piene glaciali improvvise, in grado di raggiungere il fondovalle. Come successo in passato con la famosa emergenza del “Lago Effimero”, il cui possibile svuotamento improvviso ha minacciato l’abitato di Macugnaga nel 2002-2003, determinando l’attivazione di un’imponente operazione di protezione civile”.
Scendiamo in valle per la cena. Con le parole di Marco in testa mi siedo al mio pc e inizio l’editing delle immagini e video. Ancora una volta i paesaggi davanti i miei occhi, appena salutati, stanno urlando la propria morte.