Intolleranze alimentari e allergie: differenze
Intolleranze alimentari e allergie al cibo: le differenze, i sintomi e le strategie di contenimento, per capire a fondo il disturbo e regolare la dieta.
Le intolleranze alimentari e le allergie sono reazioni avverse al cibo, ossia manifestazioni legate all’ingestione di uno o di un intero gruppo di alimenti.
La classificazione di questi disturbi prevede, secondo l’European Academy of Allergology and Clinical Immunology, una prima distinzione tra reazioni tossiche e non: le reazioni tossiche sono gli avvelenamenti, un caso tipico potrebbe essere quello da funghi non commestibili, mentre le reazioni non tossiche sono appunto le allergie e le intolleranze.
I sintomi tra le reazioni non tossiche non sono poi così diversi, a parte il grave shock che solo una allergia può causare.
Differenze e definizioni
In base alle descrizioni accettate dal Ministero della Salute, condivise anche dall’American Academy of Allergy Asthma and Immunology, l’allergia alimentare è:
Una reazione immunitaria causata dall’ingestione di uno specifico alimento (o di alcune sostanze contenute in esso). Tale reazione si esprime al primo contatto attraverso la formazione di anticorpi specifici, IgE. […] In occasione di una successiva esposizione si libera istamina: la principale responsabile dei sintomi caratteristici di tutte le reazioni allergiche.
Il 90% delle reazioni allergiche è causato solo da 8 alimenti:
- proteine del latte;
- proteine della soia;
- uova;
- arachidi e noci;
- merluzzo, anche se una allergia si potrebbe manifestare con qualsiasi pesce;
- molluschi;
- grano;
- banane, avocado, mela, castagna, melone, kiwi.
I sintomi sono in genere piuttosto aspecifici, non correlati con il tipo di cibo ma si manifestano subito dopo il pasto: congestione nasale, difficoltà a respirare, tosse, gonfiore alla bocca, alla lingua o al viso, prurito, eruzioni cutanee, crampi alla pancia, nausea e vomito fino al grave shock anafilattico.
L’intolleranza, invece, non coinvolge il sistema immunitario ed è:
Una reazione indesiderata del nostro organismo scatenata dall’assunzione di uno o più alimenti.
Per una maggiore precisione e comprensione è utile approfondire la definizione di intolleranza, perché può essere di 2 tipi diversi.
- Intolleranza enzimatica: questo tipo di reazione origina da una incapacità soggettiva di metabolizzare alcuni componenti degli alimenti. Un caso tipico è l’impossibilità di degradare il lattosio, che si può attribuire alla mancanza o alla riduzione degli enzimi per la digestione dello zucchero del latte e dei suoi derivati.
- Intolleranza farmacologica: si manifesta con l’insorgenza di una reazione dell’organismo simile a quella delle allergie: nausea, vomito, diarrea, crampi intestinali, sensazione di bruciore e formicolio in bocca, forte prurito ed eruzioni cutanee, calo della pressione e palpitazioni, mal di testa. La sostanziale differenza è l’assenza di coinvolgimento del sistema immunitario. Possono causare intolleranze farmacologiche tutte le ammine vaso-attive contenute in formaggi come Camembert e Cheddar, lievito di birra, vino rosso, cioccolato, caffè, peperoncino, noce moscata, sgombro e pesci della stessa famiglia come palamita, tonno rosso e tonno bianco.
I sintomi delle intolleranze, enzimatiche o farmacologiche, possono manifestarsi anche diverse ore dopo il consumo dell’alimento responsabile.
Allergia e intolleranza: come comportarsi
La presenza o meno di una specifica risposta immunitaria a un cibo non è l’unico fattore che differenzia le reazioni avverse: cambia molto anche l’approccio all’alimentazione.
Chi ha una conclamata allergia a un alimento deve eliminarlo dalla dieta e deve prestare la massima attenzione anche nella lettura delle etichette: i sintomi dell’allergia, e addirittura il temuto shock anafilattico, possono essere causati da quantità davvero minime. A questo proposito, ecco alcuni esempi: il latte potrebbe essere contenuto nei ripieni di ravioli o tortellini o nel prosciutto cotto, le arachidi e le noci sono presenti anche in comuni liquori o snack. Già dal 1999 un decreto del Presidente della Repubblica impone alle aziende di scrivere etichette chiare e complete con l’indicazione dei possibili allergeni contenuti, anche come contaminanti (uovo, arachidi, soia).
Nei soggetti intolleranti, invece, i sintomi in genere dose-dipendenti e spesso piccole quantità dell’alimento non causano alcun problema. Questa considerazione non è valida per chi soffre di celiachia.