Intolleranza alla soia: sintomi e test
L'intolleranza alla soia si manifesta con sintomi poco specifici: si può diagnosticare con la dieta ad eliminazione o con alcuni test.
L’intolleranza alla soia si manifesta subito dopo, o anche passate diverse ore, dall’aver ingerito alimenti contenenti questo ingrediente. I sintomi che avverte il paziente sono correlabili a un senso di fastidio o malessere generale, quindi sono generalmente aspecifici.
Questa intolleranza è poco comune: i dati epidemiologici confermano come ne soffra solo lo 0,5% della popolazione generale. L’incidenza del disturbo sta inoltre aumentando, anche se rimane rara negli adulti. I più colpiti sono i bambini e per tale motivo il pediatra, nel corso del periodo di svezzamento, raccomanda di non somministrare prodotti che contengono soia prima del 9°-10° mese. Questo suggerimento nasce dalla condivisione delle regole dell’American Academy of Pediatrics: i prodotti a base di soia andrebbero inizialmente evitati e, in seguito, introdotti lentamente e consapevolmente poiché contengono fitoestrogeni e sostanze allergizzanti.
La soia è un alimento che, sebbene in casi davvero rari, può essere causa di allergia: in questo caso i sintomi sono molto marcati e sono scatenati direttamente dal coinvolgimento del sistema immunitario. In aggiunta ai comuni fastidi dell’intolleranza, si riscontrano anche febbre, calo della pressione e anche shock anafilattico nei casi più gravi.
Sintomi
La non tolleranza nei confronti della soia, come alimento o anche come ingrediente, si manifesta con sintomi dermatologici come acne o dermatiti secca e pruriginosa. Spesso il paziente riporta anche problemi respiratori come: tosse, senso di costrizione al torace, naso che cola, respiro affannoso tipici dell’asma. Altri sintomi piuttosto frequenti sono: mal di pancia, nausea, vomito e anche diarrea.
Nessuna di queste manifestazioni è esclusiva dell’intolleranza alla soia, pertanto è indispensabile che il paziente che avverte questi segnali di malessere, che di solito non accennano a sparire da soli, si rivolga al medico. Il percorso diagnostico serve per ricostruire la storia della manifestazione dei sintomi ed escludere malattie più gravi.
Una volta che per il medico sarà chiaro che i sintomi sono legati agli alimenti, si potrà procedere con la prescrizione di una dieta a eliminazione. Già dopo i primi giorni sarà possibile verificare un miglioramento.
Diagnosi con la dieta a esclusione
La soia è un alimento piuttosto diffuso anche come base di molte ricette pronte. Di frequente, perciò, i sintomi si verificano anche in pasti con piselli, lenticchie o fagioli fra gli ingredienti.
La dieta a esclusione, usata spesso come primo approccio alla conferma del sospetto diagnostico, dovrà prevedere l’assoluta esclusione di alcuni cibi:
- soia e derivati come latte e yogurt, burro, salse, tofu;
- cereali e dolci confezionati;
- cibi “asiatici”, perché l’uso della soia è molto comune nelle ricette cinesi, thailandesi, vietnamite e giapponesi.
Tra i prodotti industriali sono tipici alcuni additivi che spesso contengono il vegetale: proteine vegetali idrogenate, aromi naturali, brodo vegetale, tempeh, gomma vegetale e amidi.
La conferma della diagnosi
Per quanto la soia contenga 16 proteine che potrebbero causare le diverse forme di allergia e intolleranza, è evidente come solo quando viene coinvolto il sistema immunitario è possibile pensare a un test specifico. Per questo elemento e i suoi derivati potrebbe bastare la dieta a eliminazione seguita da una ben disegnata e rigorosa dieta a rotazione. La reintroduzione degli alimenti incriminati potrebbe scatenare i sintomi oppure, se il periodo di eliminazione stato sufficientemente lungo, il ricorso a basse dosi potrebbe anche essere ben sopportato.
In ogni caso, per questa e per le altre intolleranze sono piuttosto diffusi test diagnostici convenzionali e non: in tutti la soia è tra gli alimenti considerati.