
L’inquinamento luminoso oltre a essere causa di sprechi energetici è associato a numerosi rischi per l’ambiente e per la salute. Decine di studi hanno documentato l’impatto dell’emissione di luce artificiale notturna sulla fauna e sull’organismo umano: dall’alterazione delle abitudini riproduttive, migratorie e di caccia di molti animali, alla distruzione dei ritmi circadiani dell’uomo. Molti dei potenziali effetti dell’inquinamento luminoso sono ancora inesplorati. Alcune ricerche hanno collegato l’inquinamento luminoso addirittura alla depressione e ai tumori.
In Italia il problema dell’inquinamento luminoso è più marcato che in altre parti del mondo. A rivelarlo è stato un recente studio condotto da un’équipe internazionale di scienziati, coinvolti nella realizzazione dell’atlante mondiale dell’inquinamento luminoso. I ricercatori hanno impiegato dati satellitari e modelli matematici complessi per censire i luoghi della Terra più compromessi dall’inquinamento luminoso.
La mappa, pubblicata sulla rivista Science Advances, evidenzia i Paesi più inquinati dalle luci notturne. Tra i Paesi del G20 l’Italia è al secondo posto, preceduta solo dalla Corea del Sud. Lo studio indipendente è firmato anche dagli italiani Fabio Falchi, Pierantonio Cinzano e Riccardo Furgoni e contiene dati allarmanti. In nessun luogo del Paese il cielo risultato incontaminato.
Il “quindi uscimmo a riveder le stelle” di dantesca memoria oggi è un’impresa ardua. Ben 3/4 degli italiani non riesce più a vedere la Via Lattea. La Val Padana rappresenta una delle aree più vaste del mondo da cui non si riesce più a scorgere la galassia. Il confronto tra Milano e Monaco è impietoso: mentre il capoluogo lombardo di notte è ben visibile sulla mappa, la città tedesca si può individuare a stento.
La ricerca ha rivelato che oltre l’80% della popolazione globale vive sotto cieli inquinati. La percentuale sale al 99% negli Stati Uniti e in Europa. La Via Lattea risulta invisibile a un terzo della popolazione mondiale. Le nazioni più densamente popolate e maggiormente inquinate sono Singapore, il Kuwait, il Qatar e gli Emirati Arabi Uniti. I Paesi africani sono quelli che vantano i cieli meno inquinati da fonti luminose notturne.
Nello studio i ricercatori puntano il dito contro le luci LED, accolte in molti Paesi sviluppati come una tecnologia a basso impatto e utilizzate in modo indiscriminato. Il confronto con le lampade a sodio ha rivelato che a parità di luce prodotta le sorgenti a LED causano un incremento dell’inquinamento luminoso di un fattore tre nella parte blu dello spettro.
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Travis Longcore scienziato spaziale presso la University of Southern California di Los Angeles spera che questo atlante riesca ad aprire gli occhi al mondo:
Che cosa orribile per la specie umana vivere in un mondo sempre illuminato artificialmente e non riuscire a vedere le stelle.
Fabio Falchi spiega che i danni già causati dall’inquinamento luminoso non possono essere cancellati semplicemente spegnendo le luci. Gli scienziati invitano il Governo a non trascurare la portata del problema per evitare danni maggiori.