L’inquinamento dell’aria riduce l’aspettativa di vita più di alcol e fumo
Secondo un recente studio dell'Università di Chicago, l'inquinamento dell'aria riduce l'aspettativa di vita più di alcol e fumo. Se incrementassimo la riduzione dei livelli di PM2.5 sotto i limiti stabiliti dall'Organizzazione Mondiale della Sanità, riusciremmo a guadagnare ben 17,8 miliardi di anni di vita, che in caso contrario verrebbero persi a causa delle morti premature. I dati sono allarmanti: è arrivato il momento di fare qualcosa di concreto.
L’inquinamento atmosferico rappresenta una delle sfide ambientali e sanitarie più gravi del nostro tempo. Sebbene spesso pensiamo al fumo e all’alcool come alle principali minacce per la nostra aspettativa di vita, recenti studi hanno rivelato che l’inquinamento dell’aria può essere un killer ancor più insidioso.
Incrementando la riduzione dei livelli di PM2.5 sotto i limiti stabiliti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, si potrebbero guadagnare ben 17,8 miliardi di anni di vita, che in caso contrario verrebbero persi a causa delle morti premature. Questo è un dato allarmante, che ci fa comprendere a fondo l’impatto delle PM2.5 (che altro non sono che le polveri sottili con dimensioni minori o uguali a 2,5 µm): questo è 7 volte maggiore rispetto a quello dell’HIV, 5 volte maggiore rispetto agli incidenti stradali e 3 volte maggiore rispetto all’abuso di alcool.
Questi dati sono emersi da una ricerca dell’Università di Chicago, pubblicata nell’ultimo aggiornamento annuale dell’Air Quality Life Index, un rapporto che valuta la qualità dell’aria nel mondo. Ciò che emerge, dunque, non può essere ignorato: bisogna migliorare la qualità dell’aria per tutelare la salute e la longevità della popolazione mondiale.
In Asia, c’è un grave problema di salute pubblica
L’Asia meridionale, e in particolare nazioni come India, Pakistan e Bangladesh, sta affrontando una crisi di inquinamento atmosferico senza precedenti. I livelli di particolato PM2.5 in queste regioni superano di gran lunga le raccomandazioni stabilite dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).
Queste particelle microscopiche sono particolarmente perniciose in quanto possono penetrare profondamente nei polmoni, provocando problemi respiratori come asma, bronchite e polmonite. Ma non si limitano ai polmoni: possono anche causare malattie cardiache, cancro ai polmoni e ictus.
Nuova Delhi, la capitale indiana, detiene l’infausto titolo di “megalopoli più inquinata del mondo”. Con un livello medio annuo di PM2.5 di 126,5 µg/m^3, la città vive una crisi di salute pubblica. Fattori come il traffico intenso, la combustione di combustibili fossili e la bruciatura indiscriminata di rifiuti contribuiscono a questo problema.
La situazione in Cina sta migliorando
Mentre l’Asia meridionale sta affrontando una crisi, la Cina sta mostrando segni di progresso. Da quando ha iniziato la sua lotta nel 2014, la Cina ha visto una diminuzione dell’inquinamento atmosferico medio del 42,3% tra il 2013 e il 2021.
Nonostante ciò, il livello di inquinamento rimane comunque sei volte superiore al limite raccomandato dall’OMS. Tuttavia, se la Cina continuerà su questa traiettoria, si stima che la sua popolazione guadagnerà in media 2,2 anni di aspettativa di vita (secondo l’EPIC).
Discrepanza tra inquinamento e risorse
Un problema globale come l’inquinamento atmosferico richiede risorse globali. Tuttavia, esiste una profonda discrepanza tra i luoghi dove l’aria è più inquinata e quelli in cui si concentrano le risorse per affrontare il problema. Mentre l’inquinamento atmosferico ha un impatto maggiore sulla vita rispetto all’HIV, alla malaria o alla tubercolosi in luoghi come la Repubblica Democratica del Congo e il Camerun, le risorse globali non riflettono questa urgenza. Questa discrepanza evidenzia la necessità di riallocare risorse per combattere l’inquinamento atmosferico.
Progressi e sfide negli Stati Uniti ed in Europa
Il progresso è possibile. Gli Stati Uniti, ad esempio, hanno visto una riduzione del 64,9% dell’inquinamento atmosferico dal 1970 grazie al Clean Air Act, portando a un aumento dell’aspettativa di vita di 1,4 anni. Anche l’Europa ha fatto progressi, sebbene esistano notevoli disparità tra l’Est e l’Ovest. Tuttavia, sfide come i mega-incendi boschivi, amplificati dai cambiamenti climatici, mettono a rischio questi miglioramenti.
L’inquinamento atmosferico è un’emergenza anche per i bambini
I bambini sono tra i più vulnerabili all’inquinamento atmosferico. L’UNICEF ha rivelato che nel 2019, oltre 5.800 bambini e adolescenti in Europa e Asia centrale sono morti a causa dell’inquinamento atmosferico. La loro vulnerabilità è amplificata dal fatto che i loro polmoni sono in via di sviluppo e più suscettibili ai danni.
Conclusione
La ricerca è chiara: l’inquinamento atmosferico è una minaccia silenziosa ma devastante per la nostra aspettativa di vita. Mentre l’attenzione mondiale si concentra spesso su altre minacce per la salute, come l’HIV, gli incidenti stradali o l’abuso di alcool, è essenziale riconoscere l’importanza cruciale di affrontare l’inquinamento atmosferico: combatterlo non è solo una questione di protezione dell’ambiente, ma anche una questione di salvaguardia della nostra salute e del nostro futuro.