Inquinamento e anziani, smog favorisce il declino cognitivo
Inquinamento e decadimento cognitivo negli anziani: uno studio scozzese evidenza il ruolo dello smog sin dai primi anni di vita.
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L’esposizione prolungata a elevati livelli di inquinamento atmosferico favorisce il processo di declino cognitivo negli anziani. È quanto emerge da un nuovo studio condotto dall’Università di Edimburgo, pubblicato sulla rivista scientifica Journal of Alzheimer’s Disease.
Respirare sostanze nocive e particolato, anche dalla prima infanzia, rende più probabile la manifestazione di disturbi legati alla memoria e alla comprensione nella terza età.
Inquinamento e declino cognitivo
Lo studio è unico nel suo genere, poiché basato sull’analisi delle capacità cognitive generali di più di 500 persone, seguite per un lungo periodo di tempo. Ai partecipanti è stato somministrato un test in diverse fasi della loro vita – a 11, 70, 76 e 79 anni – e le risposte sono state confrontate con le condizioni ambientali in cui si trovavano immersi in ogni momento della loro esistenza.
L’analisi dei test, nata per tenere in debita considerazione quella porzione di decadimento cognitivo considerata fisiologica in relazione all’età, ha permesso di evidenziare un collegamento tra inquinamento e difficoltà cognitive. È infatti emerso come l’esposizione prolungata a smog e contaminanti atmosferici sin dall’infanzia possa determinare un peggioramento delle abilità mentali nella terza età. Così ha spiegato Tom Russ, direttore dell’Alzheimer Scotland Dementia Research Centre presso l’Università di Edimburgo:
Per la prima volta abbiamo dimostrato come l’esposizione all’inquinamento atmosferico in infanzia possa avere effetti sul cervello molti decenni dopo. Questo è il primo passo nella comprensione degli effetti dannosi dell’inquinamento e può essere d’aiuto nel ridurre il rischio di demenza senile per le future generazioni.
Per confrontare le abilità mentali in ogni fase della vita con gli effetti livelli d’esposizione all’inquinamento, i ricercatori hanno usato il modello EMEP4UK, che ha permesso di determinare le concentrazioni di particolato sottile – il PM2.5 – per gli anni 1935, 1950, 1970, 1980, 1990 e 2001. La ricerca è stata possibile poiché i 500 partecipanti, nati negli anni ’30 e ’40 del secolo scorso, avevano preso parte in quel periodo allo studio Lothian Birth Cohort, per il monitoraggio della salute mentale della popolazione scozzese.
Fonte: EurekaAlert