L’inositolo è una molecola nota anche con il nome di “vitamina B7”. In realtà, si tratta però di una “vitamina” atipica, in quanto può essere assunta attraverso gli alimenti, ad esempio frutta, fagioli, cereali e noci, ma viene anche prodotta dal nostro organismo in maniera endogena, a partire dal glucosio.
Questa molecola riveste un ruolo estremamente importante per il nostro organismo. Chimicamente parlando, ci troviamo di fronte a un insieme di molecole isomeriche sintetizzate a partire dal glucosio 6-fosfato, una delle molecole prodotte durante la glicolisi, la reazione chimica che serve a produrre energia in seguito alla scissione del glucosio.
Da un punto di vista più pratico, la vitamina B7 è considerata un’alleata utile per le donne con sindrome dell’ovaio policistico (PCOS) o per coloro che soffrono di sindrome metabolica. Recenti studi hanno inoltre individuato un possibile effetto benefico dell’inositolo nei pazienti affetti da condizioni psichiatriche e psicologiche, come depressione, ansia e disturbo bipolare.
In questo articolo vedremo a cosa serve l’inositolo, perché non si tratta di una vera e propria vitamina, ma anche come assumerlo attraverso la dieta.
Prima di scoprire a cosa serve, vediamo cos’è l’inositolo e perché lo definiamo una vitamina “sui generis”. Secondo la definizione tradizionalmente riconosciuta, le vitamine sono sostanze essenziali per il corpo, che devono necessariamente essere assunte attraverso l’alimentazione, in quanto l’organismo non è in grado di produrle autonomamente.
Nel caso dell’inositolo, dunque, non si può parlare propriamente di “vitamina”, dal momento che può essere assunto attraverso gli alimenti, ma viene anche prodotto dall’organismo. Come il caso della vitamina D, presente in tanti cibi che consumiamo ogni giorno, ma sintetizzata anche in maniera spontanea, quando esponiamo la pelle ai raggi del sole.
Ad ogni modo, l’inositolo è considerato in relazione alle cosiddette vitamine del gruppo B, con le quali risulta peraltro strettamente collegato. In particolar modo, l’azione della vitamina B7 è connessa a quella della biotina (vitamina B8), a quella della vitamina B9 (acido folico) e della B5, l’acido pantotenico.
Probabilmente avrai già sentito parlare del mio-inositolo o myo-inositolo e del D-chiro-inositolo (DCI). Ma di cosa si tratta esattamente?
In apertura abbiamo accennato al fatto che, in realtà, con il termine “inositolo” si indica un gruppo di molecole, non invece una singola molecola. Questo termine si riferisce, infatti, a un gruppo di nove differenti stereoisomeri, motivo per il quale sarebbe più corretto parlare di “inositoli”, volgendo il termine al plurale.
Tra gli inositoli più diffusi e maggiormente biodisponibili rientra il myo-inositolo, MYO, considerato utile nella regolazione di diversi meccanismi del nostro corpo. Esso ha infatti la capacità di regolare gli ormoni, come l’insulina, l’ormone stimolante della tiroide, TSH e quello follicolo-stimolante, FSH.
Alla forma myo-inositolo è attribuita la capacità di ridurre depressione e ansia, ma probabilmente il più importante effetto esercitato da questa molecola riguarda le donne con sindrome dell’ovaio policistico, nelle quali un’integrazione di MYO sembra migliorare la funzionalità ovarica e la resistenza all’insulina.
Un altro isomero meritevole di interesse è il D-chiro-inositolo, DCI, che è disponibile in minori quantità rispetto al myo-inositolo, ma ugualmente utile. Il DCI si è dimostrato in grado di contrastare la resistenza insulinica e, come il mio-inositolo, sembra produrre effetti benefici nelle donne con PCOS.
Ti sarà capitato di leggere informazioni, post sui social e articoli in merito al ruolo dell’inositolo per dimagrire o per la cura di pelle e capelli, oltre ai già citati effetti riscontrati nelle persone con sindrome dell’ovaio policistico e sindrome metabolica.
Ma quali sono gli altri campi di azione di questa molecola?
Alla vitamina B7, in realtà, sono attribuiti una lunga serie di effetti benefici per la salute. Vediamone alcuni:
Sappiamo che la vitamina B7 può essere prodotta dal nostro organismo, ma sappiamo anche che può essere introdotta attraverso alcuni alimenti. In particolar modo, questa molecola si trova in cibi come:
Riguardo la necessità di assumere un integratore di inositolo, bisogna fare un’importante premessa: il prodotto, infatti, dovrebbe essere assunto solo quando ve ne è un’effettiva necessità.
In condizioni fisiologiche, difficilmente può determinarsi una carenza di vitamina B7, dal momento che è presente in così tanti alimenti e può anche essere prodotta in maniera endogena dal nostro corpo.
Per questa ragione, l’integrazione di inositolo andrebbe riservata a coloro che ne hanno effettiva necessità, come le donne con sindrome dell’ovaio policistico, chi soffre di depressione o ansia, di steatosi epatica, ipercolesterolemia, sindrome metabolica o condizioni che richiedono un’integrazione di questa “vitamina”.
Il fabbisogno giornaliero di inositolo è di circa 500 mg al giorno. Difficilmente si rischia un eccesso di questa molecola, in quanto essa viene naturalmente eliminata attraverso le urine.
Se assunto in quantità estremamente elevate, oltre i 4.000 mg al giorno, però, l’inositolo potrebbero causare sintomi indesiderati come inappetenza, difficoltà digestive, sudore eccessivo e maggiore salivazione.
Secondo le linee guida della FDA (Food and Drug Administration), l’inositolo è considerato “sicuro per la salute“. In alcune persone, l’integrazione di vitamina B7 potrebbe però causare effetti indesiderati come:
Poiché non sono noti i possibili effetti sulla salute della mamma e del bambino, è bene evitare l’assunzione di integratori di inositolo in gravidanza o durante l’allattamento al seno, a meno che non sia lo stesso ginecologo o il pediatra a consigliarlo.
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