Indossare mascherine: gli effetti collaterali a lungo termine
La mascherina è un dispositivo sicuro per la salute ma, in determinate condizioni, potrebbe avere effetti collaterali dovuti all'uso prolungato.
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Le mascherine rappresentano una delle risorse irrinunciabili per gestire la pandemia da nuovo coronavirus, soprattutto nelle settimane delicate della Fase 2. La riduzione di alcune delle limitazioni delle prime settimane di lockdown, e la necessità di uscire con più frequenza, impongono il ricorso a questi dispositivi di protezione, utili per contenere la diffusione di goccioline di saliva infette. Ma quali sono gli effetti collaterali di un uso prolungato delle mascherine?
Le mascherine sono prodotti generalmente sicuri per la salute: se indossate correttamente, e secondo le tempistiche previste dai produttori, non dovrebbero determinare situazioni di disagio o malesseri. Nelle settimane della pandemia da COVID-19, tuttavia, può capitare che il loro ricorso sia molto più esteso rispetto al normale: una necessità che potrebbe causare degli effetti collaterali da non sottovalutare.
La problematica più frequente è quella dell’irritazione della pelle del viso, soprattutto quando si utilizzano soluzioni perfettamente aderenti al volto, come le mascherine FFP2 ed FPP3. La pressione esercitata sulla cute può determinare l’apparizione di arrossamenti, secchezza o piccole screpolature: un disturbo assolutamente transitorio, che può essere gestito con l’aiuto di una crema idratante. Le più comuni mascherine chirurgiche sembrano invece esenti da questa conseguenza, proprio poiché rimangono morbide e non aderiscono perfettamente al viso.
Questione più complessa è invece quella relativa alla corretta respirazione, soprattutto quando si compiono delle attività che richiedono un aumentato fabbisogno d’ossigeno. Poiché rappresentano comunque una barriera, le mascherine rallentano lo scambio tra l’anidride carbonica espirata e l’ossigeno esterno: in condizioni di calma o di attività fisica blanda questa limitazione non rappresenta un pericolo, poiché la mascherina è più che in grado di adattarsi ai ritmi tipici della respirazione.
Quando si eseguono lavori fisici gravosi, oppure si pratica dell’attività sportiva, lo scambio tra anidride carbonica e ossigeno potrebbe non avvenire in modo sufficientemente veloce: si rischia quindi di inalare porzioni ridotte di ossigeno e proprio l’anidride carbonica precedentemente espirata, rimasta nella capsula del dispositivo. Quando questa condizione si verifica per un periodo di tempo esteso, potrebbero sorgere sintomi come mal di testa, capogiri, fame d’aria, confusione e, nei casi più gravi, anche svenimento. Per questa ragione, gli esperti sconsigliano l’uso della mascherina – soprattutto se bloccante come le FPP2 e le FPP3 – quando ci si dedica allo sport oppure a lavori molto faticosi. Rimane comunque necessario mantenere le giuste distanze sociali dagli altri, per evitare pericolosi rischi di contagio.