Incentivi rinnovabili: i big dell’energia chiedono lo stop
Nove aziende del settore energetico chiedono alle istituzioni UE di ridurre i sussidi alle rinnovabili e puntare sullo shale gas.
Stop ai sussidi per le fonti rinnovabili. È quello che, a chiare lettere, nove colossi del settore energetico (Enel, E-On, gasNatural Fenosa, GasTerra, Iberdrola, Rwe, Vattenfall, Eni e Gdf-Suez) hanno chiesto all’Unione Europea, affidando il messaggio a Paolo Scaroni, amministratore delegato di Eni, e Gerard Mestrellet, Ceo di Gdf Suez.
Gli incentivi, osservano le aziende, costano ai cittadini europei oltre 30 miliardi di euro l’anno, pari a circa il 18% della bolletta energetica. Nonostante questo, la strategia 20-20-20 per contrastare il cambiamento climatico è al palo. Per questo, sostengono, sarebbe meglio dire addio ai sussidi e puntare sull’estrazione dello shale gas, pur se con le dovute precauzioni per l’ambiente. Ha dichiarato Scaroni:
(In Europa) il costo del gas è il triplo che in America e quello dell’energia il doppio. La sicurezza dell’approvvigionamento è più a rischio di prima ed anche dal punto di vista ambientale i progressi sono stati pochi, per cui occorre ripulire la nostra bolletta energetica da aggravi impropri come i sussidi alle rinnovabili.
Meno rinnovabili e più gas di scisto, dunque. È questa la ricetta proposta all’Europa dai big dell’energia, secondo i quali le bollette elettriche non dovrebbero servire per finanziare determinate politiche energetiche come la promozione dei pannelli solari.
Le aziende, piuttosto, chiedono di finanziare la realizzazione di nuove infrastrutture energetiche, nonché di ravvivare il mercato europeo delle quote di CO2. L’insieme di proposte sarà presentato ai principali leader europei nel corso dei prossimi mesi.