Incentivi fotovoltaico, GSE: obbligo restituzione rivalutazione ISTAT
Aziende chiamate dal GSE alla restituzione degli adeguamenti ISTAT agli incentivi fotovoltaico del Primo Conto Energia.
Niente adeguamento ISTAT per le imprese che hanno sfruttato il Primo Conto Energia. Il GSE ha inviato ai beneficiari degli incentivi al fotovoltaico una comunicazione attraverso la quale viene richiesta la restituzione degli importi ricevuti negli ultimi 8 anni, a partire quindi dalla bocciatura avvenuta nel 2006 da parte del Governo.
Respinto da parte del Consiglio di Stato il ricorso presentato dagli imprenditori del fotovoltaico, beneficiari della prima versione del Conto Energia. Ora le imprese saranno chiamate a restituire quanto ottenuto dagli adeguamenti ISTAT agli incentivi dal 2006 a oggi, cifre che partono da un minimo stimato di circa 600 euro (per gli impianti minori). Come si legge nella raccomandata inviata dal GSE:
La tariffa spettante è quella originariamente prevista (…) pari a 0,445 euro/kWh; per effetto dell’adeguamento ISTAT, non dovuto alla luce delle richiamate sentenze del Consiglio di Stato, ad oggi, la tariffa incentivante applicata risulta pari a 0,5091 euro/kWh.
All’origine delle proteste il decreto datato febbraio 2006 con il quale il Governo annullava l’adeguamento ISTAT per gli impianti che avevano usufruito del Primo Conto Energia. A questo provvedimento era seguito il ricorso, presentato dagli imprenditori, presso il TAR della Lombardia: in quel caso sentenza favorevole alle aziende e rivalutazione ripristinata.
Sulla questione è intervenuto nel 2012 il Consiglio di Stato a supporto dell’iniziativa del Governo, sostenendo che il decreto 2006 non avrebbe leso “né il principio di irretroattività né il principio del legittimo affidamento”. La definitiva conferma al provvedimento è arrivata dalla VI Sezione del Consiglio di Stato nel 2013.
L’iniziativa del GSE violerebbe in ogni caso, sostengono gli operatori, la norma del “legittimo affidamento”. Il tempo trascorso, circa tre anni, dalla sentenza del Consiglio di Stato alla comunicazione del Gestore dei Servizi risulterebbe sufficiente secondo le aziende a giustificarne i presupposti in virtù della necessaria “salvaguardia di situazioni di vantaggio consolidate per effetto di atti o comportamenti della pubblica amministrazione”.
Legittimo affidamento invocato anche in virtù del fatto che su tali basi le aziende avrebbero le proprie tasse e programmato gli investimenti. Una comunicazione che risulterebbe oltremodo gravosa per gli operatori, a prescindere dal suo essere ragionevole o meno, secondo quanto ha riferito al Fatto Quotidiano Paolo Lugiato, membro del consiglio direttivo di Assorinnovabili:
Indipendentemente da chi ha ragione, le società hanno chiuso i bilanci in base a determinati ricavi sui quali hanno pagato le tasse, preso decisioni, chiesto finanziamenti e fatto investimenti. Il provvedimento crea quindi grossi problemi agli operatori del settore.