Greenstyle Ambiente Impronta ecologica: cos’è e come ridurla

Impronta ecologica: cos’è e come ridurla

Sai cosa si intende con il termine di impronta ecologica? Si tratta di un indicatore molto complesso, ma che è comunque importante conoscere. Ecco di cosa si tratta, qualche informazione sul suo calcolo (esiste un calcolatore anche sul sito del WWF) e come provare a ridurla

Impronta ecologica: cos’è e come ridurla

Avete mai sentito parlare del concetto di impronta ecologica? Si tratta di un indicatore assai complesso che solitamente è usato per capire quale sia il consumo umano di risorse naturali rispetto alla capacità della Terra di produrle e rigenerarle. Come concetto è assai recente, visto che venne creato dall’ecologista William Rees e dal suo studente Mathis Wackernagel nel libro dal titolo “Our Ecological Footprint: Reducing Human Impact on the Earth” nel 1996.

Successivamente nel 2003, sempre da Mathis Wackernagel, venne creata l’organizzazione denominata Global Footprint Network con lo scopo di ridurre questa impronta ecologica. Sono parecchi i paesi che collaborano con il GFN, inclusa l’Italia nella quale l’impronta ecologica è calcolata sia per quanto riguarda tutta la nazione che per quanto riguarda le singole regioni.

Impronta ecologica: cos’è e calcolo

Fonte: Pexels

Senza scendere troppo nello specifico (è veramente un discorso molto complesso, soprattutto quando si parla di calcoli e di fattori da tenere in considerazione), l’impronta ecologica misura l’area produttiva di terra e mare necessaria per rigenerare le risorse consumate e assorbire i rifiuti prodotti. Questo serve per capire, in pratica, quanti “pianeta Terra” servono per sostentare l’umanità se tutti vivessero seguendo un certo stile di vita.

Detto in altro mondo: mettendo a confronto l’impronta ecologica con la quantità di terra disponibile pro-capite si può capire se il livello di consumo esaminato sia sostenibile o meno.

L’impronta ecologica si può esprimere, poi, anche tramite il punto di vista energetico ovvero come quantità di terra con foreste necessaria per assorbire una determinata tonnellata di CO2.

Mentre in passato si tendeva a pensare nei termini di quante persone potevano sostenibilmente vivere su un determinato territorio, adesso il punto di vista è cambiato e si parla di quanto territorio sia necessario per sostenere quella popolazione in base allo stile di vita e al consumo.

Calcolo dell’impronta ecologica

Il calcolo dell’impronta ecologica non è facile, non c’è una formuletta facile e veloce da applicare. Per questo motivo, nei link sottostanti, vi abbiamo messo il calcolo dell’impronta ecologica presente sul sito del WWF, se volete fare un test sull’impronta ecologica della vostra famiglia è lì che potete andare.

In generale, questo calcolo può essere fatto o individualmente, cioè misurando i consumi personali o famigliari o può essere applicato a città, regioni o nazioni. Inoltre bisogna anche calcolare la superficie pro capite che è necessaria per produrre ciascuno dei principali beni di consumo, dividendo il consumo medio annuale pro capite di quel bene per la produttività intesa come superficie di terreno necessaria per produrre quel bene.

Capite perché dicevamo che non è facile il calcolo? Quello che emerge da questi calcoli, comunque, è che stiamo consumando le risorse più velocemente di quanto queste non si rigenerino. Il che vuol dire che se non si farà qualcosa per ridurre l’impronta ecologica le generazioni future avranno a disposizione sempre meno materie prime da cui attingere per le proprie necessità primarie di sopravvivenza.

Come ridurre l’impronta ecologica?

impronta ecologica natura

Ma è possibile ridurre l’impronta ecologica? Visto che stiamo usando l’equivalente di un pianeta e mezzo, è necessario fare in modo di ridurla perché questo vuol dire che la Terra necessità di un anno e mezzo per rigenerare tutto ciò che consumiamo in un anno. E nel 2030 avremo bisogno di due pianeti, quindi è meglio che ci diamo una mossa in tal senso.

Per ridurla, possiamo agire:

  • individualmente: bisogna mettersi in testa che le risorse della Terra non sono illimitate e che non si rigenerano con la stessa velocità con cui le consumiamo. Quindi questo vuol dire che dobbiamo imparare a ridurre i nostri consumi, a riutilizzare di più le cose evitando di buttare via quelle ancora nuove e perfettamente funzionanti e riciclando di più. Magari anche riducendo gli sprechi alimentari e prediligendo fonti di energia rinnovabili. Detto in soldoni: stop al consumismo sfrenato e via libera a uno stile di vita più sano e salutare
  • localmente: bisogna puntare sulla riqualificazione e il recupero dei centri urbani, limitando l’edilizia selvaggia e puntando a tutelare l’ambiente. Inoltre bisogna pensare a un’edilizia che sia più sostenibile, con la costruzione di edifici di classe A che producano meno CO2 possibile, utilizzando fonti di energia rinnovabili e facendo attenzione a che i materiali utilizzati siano sostenibili

Fonti:

  1. Wikipedia
  2. WWF
  3. Treccani
  4. Britannica
  5. PubMed

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