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Immacolata Concezione: le ricette della vigilia

L’Immacolata Concezione, come tutte le giornate a scadenza religiosa ha una ferrea tradizione culinaria, ma soprattutto la vigilia, per cui in alcune parti d’Italia si osservano delle tradizioni particolari, a volte anche un po’ contraddittorie. Le tradizioni hanno una cosa in comune, l’astinenza dalla carne, come fioretto in attesa della festa vera e propria. Dunque […]

Immacolata Concezione: le ricette della vigilia

L’Immacolata Concezione, come tutte le giornate a scadenza religiosa ha una ferrea tradizione culinaria, ma soprattutto la vigilia, per cui in alcune parti d’Italia si osservano delle tradizioni particolari, a volte anche un po’ contraddittorie. Le tradizioni hanno una cosa in comune, l’astinenza dalla carne, come fioretto in attesa della festa vera e propria. Dunque niente ricette a base di carne. Dalla punta estrema della Sicilia a Cantù, in osservanza delle tradizioni religiose, quindi ci si dà al pesce in tutte le salse, il baccalà in primis, ma anche il pesce azzurro. Anche se forse le tradizioni religiose sono più resistenti al Sud che al Nord.

Nel Salento, per esempio, si osserva il digiuno, che poi è tutto tranne che un digiuno. Il giorno della vigilia dell’Immacolata, infatti, nelle province di Lecce e in minor misura di Brindisi e Taranto, si usa per pranzo la puccia, che è un tipo di pane, bianco o di grano, che viene condito con una serie di prodotti, dal tonno al formaggio pecorino locale, fino a peperoni, alici, melanzane e molto altro. Il digiuno, infatti, indicherebbe una giornata di magra, ossia un momento in cui non si deve mangiare carne, sebbene tutti gli ingredienti che condiscono la puccia non siano troppo leggeri, né manchino assolutamente di gusto.

Durante il pranzo, non possono mancare le pittole o pettole, ricette di fritture a base di acqua, farina e olio, che vengono condite in maniera differente. Ci sono quelle classiche, vuote, che vengono utilizzate anche come dolce, condite con il miele, poi quelle con la patata dolce, con il cavolfiore, e alla pizzaiola, cioè con pomodoro, olive, capperi e alici.

Anche a Matera, ci sono delle tradizioni particolari, ma che riguardano soprattutto la cena e rappresentano una sorta di apripista ai bagordi delle prossime feste natalizie. Anche a Matera si fa il digiuno, solo che lì il digiuno è reale, e per questa ragione la cena diventa ancor più speciale e diviene un modo per rinforzarsi e prepararsi alle fatiche del giorno dopo, in cui, tradizionalmente, si preparano il presepe e l’albero di Natale.

La cena materana propone ricette quali baccalà in umido e di ficcilatidd. Quest’ultimo è un pane al seme di finocchio a forma di ciambella, che rappresenta la Concezione di Maria e simboleggia con la sua rotondità la perfezione dell’universo. Negli ultimi decenni la tradizione si è un po’ modificata, tanto che si sente l’esigenza, dopo il digiuno del pranzo, di nutrirsi in maniera più abbondante e variegata, magari con una spaghettata di aglio, olio e peperoncino. Anche qui è severamente vietata la carne, in osservanza dell’astinenza cattolica, ma in realtà, oggi come oggi, diventa tutto una festa nella festa, tanto che il gusto sulla tavola non sarà certo assente.

Da annoverare infine l’usanza campana della pizza di scarole. In realtà non si tratta di un piatto tipico dell’Immacolata tout court, ma ricorrente nella cucina napoletana in occasione delle vigilie delle festività, anche per preparare lo stomaco a bel lauti banchetti. La pizza di scarole è una pizza chiusa e la tradizione vuole che se ne consumi solo un pezzetto non troppo grande a testa, proprio per avvalorare che si tratti di un vero digiuno. Non sono previste infatti altre pietanze.

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