Il riciclo già nella Preistoria
Gli uomini preistorici del Paleolitico Superiore già riciclavano i loro attrezzi, creandone di nuovi da quelli usati.
Convincere gli umani al riciclo non è mai impresa semplice, soprattutto con il consumismo imperante dei giorni nostri che fa dei prodotti usa e getta il proprio cavallo di battaglia. Così scatole, bottiglie di plastica e metalli vengono abbandonati al proprio destino, quando tutti potrebbero trovare nuova vita. E pensare che il riciclo è una consuetudine dell’uomo già dall’antica Preistoria.
Secondo uno studio condotto dal Catalan Institute of Human Paleoecology and Social Evolution, infatti, gli umani si affidavano al riciclo già 13.000 anni fa, nel Paleolitico Superiore. Lo si capisce dall’analisi attenta dei loro rudimentali strumenti, più volte riutilizzati a scopi diversi.
È il ricercatore Manuel Vaquero ad avanzare, e confermare, questa ipotesi: alcuni sassi opportunamente appuntiti per diventare rudimentali strumenti di caccia sarebbero stati modificati per donare loro nuova vita. In altre parole, quando la lama non risultava più sufficientemente affilata, il masso veniva convertito in un utensile per cucinare o per conciare le pelli. In alternativa, le popolazioni nomadi preistoriche spesso approfittavano degli oggetti trovati in accampamenti abbandonati, così da non doverli ricreare di sana pianta. La motivazione di questo riciclo risulta decisamente semplice: è molto più facile trasformare un sasso già lavorato che partire da capo con una nuova roccia.
È proprio questa la ragione che porta a credere gli studiosi dell’efficienza del riciclo piuttosto che della sua economicità. Ai tempi dei preistorici, infatti, non vi si ricorreva per conservare le risorse, bensì per ottimizzare i tempi di lavorazione:
«Il riciclo significava per questi uomini la non necessità di dover cercare dei materiali grezzi per costruire i loro attrezzi, una pratica che li avrebbe a lungo tenuti lontani dai loro campi. Risultava molto più comodo prendere possesso degli strumenti precedentemente utilizzati da un altro gruppo e abbandonati in un sito inabitato».
Una dote al riuso che viene definita come innata, come la scelta più logica e produttiva per queste antichissime popolazioni. Chissà quando l’uomo ha perso questa inclinazione naturale durante il processo evolutivo, diventando la specie più dedita allo spreco fra tutti gli esseri viventi.