Nel 1985, McDonald’s ha inaugurato il suo primo ristorante a Bolzano, seguito a breve distanza dal secondo locale aperto a Roma, in Piazza di Spagna. Oggi, nel 2025, la catena di fast food ha raggiunto un numero impressionante di 686 ristoranti in Italia, un traguardo che ha sorpreso molti. Per celebrare questo anniversario, McDonald’s ha lanciato una campagna promozionale chiamata SalvaEuro, che offre un menu a prezzi stracciati. Dal 19 febbraio al 18 marzo 2025, i clienti potranno gustare un menu composto da cheeseburger (o un burger di pollo), patatine e una Coca-Cola al prezzo incredibile di soli 3,90 euro. Aggiungendo un euro, è possibile raddoppiare gli hamburger nel panino o scegliere tra altre opzioni di panini, mentre per dolci o nuggets di pollo si aggiungono 1,50 euro al conto. Si tratta di offerte che, senza dubbio, attireranno un gran numero di adolescenti e giovani consumatori.
Con il successo di iniziative come quella di McDonald’s, la domanda sorge spontanea: come si può contrastare l’impatto di tali promozioni sui giovani? È un tema di grande rilevanza, soprattutto in un contesto in cui le pubblicità di alimenti poco salutari sono all’ordine del giorno. Prendendo come esempio l’azienda Ferrero, che investe oltre 100 milioni di euro all’anno per promuovere merendine e snack, diventa evidente la necessità di un’iniziativa più robusta per contrastare questi modelli alimentari scorretti.
Il problema dell’obesità in Italia è serio e merita l’attenzione delle istituzioni, come il Ministero della Sovranità Alimentare e il Ministero della Salute. Tuttavia, il panorama attuale mostra una mancanza di azioni concrete. Una delle poche eccezioni è rappresentata dalla campagna Frutta nelle Scuole, sostenuta dall’Unione Europea, che quest’anno ha a disposizione 14 milioni di euro per fornire frutta fresca a circa 500 mila alunni. Tuttavia, le critiche non mancano: molte delle iniziative di educazione alimentare si concentrano su prodotti DOP e IGP, risultando poco efficaci nel promuovere un consumo sano tra i più giovani. Le criticità di questo progetto evidenziano la necessità di strategie più incisive per educare i ragazzi a scelte alimentari più salutari.
L’Italia, patria della famosa dieta mediterranea, sembra aver smarrito di vista questo importante modello alimentare. Negli ultimi anni, l’attenzione è stata rivolta quasi esclusivamente alla promozione e vendita di prodotti tipici, come salumi, formaggi e vini, trascurando invece i fondamenti della piramide alimentare mediterranea, che includono frutta, verdura, pasta e cereali. Questa situazione ha contribuito a una crescita preoccupante del sovrappeso e dell’obesità tra gli italiani.
In un contesto in cui la pubblicità di junk food domina gli spazi mediatici, le aziende possono facilmente promuovere i loro prodotti senza alcuna conseguenza, mentre le istituzioni sembrano disinteressate a intervenire. L’assenza di un’agenzia per la sicurezza alimentare, simile a quelle presenti in altri Paesi europei, aggrava ulteriormente la situazione. Nonostante le promesse fatte nel 2008 da Romano Prodi per stanziare fondi per un’agenzia con sede a Foggia, questi sono stati dirottati verso altri progetti, lasciando il campo aperto alle logiche del libero mercato e alle regole dell’industria alimentare. Il risultato è un panorama desolante, con effetti devastanti soprattutto per i più giovani.
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