
Il cambiamento climatico sta lasciando un segno profondo sulla salute pubblica, in particolare sul fenomeno delle allergie. Secondo recenti studi, la stagione dei pollini si è allungata di oltre un mese e mezzo, con conseguenze gravi per le persone affette da allergie. In Italia, il 20% dei bambini soffre di asma, mentre tra gli anziani, il 17% presenta problemi respiratori, con un rischio di mortalità significativamente aumentato a causa dell’esposizione ai pollini. Le statistiche parlano chiaro: per gli anziani con malattie respiratorie croniche, il rischio di decessi è cresciuto fino al 116%.
La questione è stata affrontata dagli esperti della Società Italiana di Allergologia e Immunologia Clinica (Siaaic) durante il congresso “Libero Respiro”, che si è tenuto a Cetara, in concomitanza con la 18esima edizione della Giornata Nazionale del Polline, promossa dalla Società Italiana di Aerobiologia, Medicina e Ambiente (Siama). Questo evento, che si celebra il 21 marzo, ha messo in luce come il riscaldamento globale stia alterando il ciclo naturale delle piante, portando a un inizio della stagione allergica fino a 25 giorni prima in primavera e a un prolungamento di circa 20 giorni in autunno. Nel 2023, si sono registrati dieci giorni senza gelo in più rispetto alla media trentennale del periodo 1991-2020.
Vincenzo Patella, presidente della Siaaic, ha commentato che un numero ridotto di giorni con temperature sottozero consente alle piante di crescere e rilasciare pollini in modo più abbondante. Con il riscaldamento globale, la stagione critica per chi soffre di allergie diventa sempre più lunga e intensa, costringendo oltre 10 milioni di italiani a prolungare le terapie. Inoltre, l’inquinamento atmosferico gioca un ruolo cruciale: livelli elevati di CO2 possono incrementare la produzione di pollini. Una ricerca americana del 2022 prevede che, entro la fine del secolo, la produzione di pollini potrebbe aumentare fino al 200%.
Di fronte a questa situazione allarmante, gli esperti della Siaaic hanno elaborato un decalogo per ridurre la quantità di pollini nelle aree urbane, mantenendo però il verde pubblico. Tra le proposte, si suggerisce di optare per piante che producono meno polline e di gestire il verde pubblico nelle ore notturne o in giornate poco ventilate.
Allergie respiratorie in aumento: il ruolo del clima e dello smog
Le allergie respiratorie stanno diventando un problema sempre più diffuso in Italia, colpendo il 28% della popolazione, ovvero quasi uno su tre. Questo allarmante dato è emerso da un’analisi condotta dalla Siaaic e da Assosalute, l’associazione dei farmaci di automedicazione, che ha esaminato le tendenze e le possibili soluzioni per gestire efficacemente le allergie respiratorie. Il presidente della Siaaic, Vincenzo Patella, ha sottolineato che il cambiamento climatico e l’inquinamento atmosferico sono i principali responsabili di questo fenomeno, che colpisce anche chi non ha predisposizione genetica.
Patella ha evidenziato come l’incidenza delle patologie allergologiche sia aumentata in modo vertiginoso negli ultimi anni. Secondo i dati Istat, se nel triennio 2018-2020 l’incidenza di nuovi casi era dell’11% all’anno, nel 2024 si è già raggiunto il 16%. Le riniti allergiche, in particolare, hanno un’incidenza complessiva che sfiora il 28%. Il cambiamento climatico, con l’innalzamento delle temperature e la modifica dei ritmi naturali, sta anticipando e prolungando la stagione pollinica, con i primi sintomi che si manifestano già a febbraio e le ultime allergie che persistono fino a settembre.
“In questo anno, la stagione pollinica è iniziata 25 giorni prima rispetto alle previsioni”, ha aggiunto Patella, confermando così l’alterazione dei cicli naturali e l’aumento dei casi, soprattutto nel 2025. È interessante notare che l’ambiente influisce per il 70% sul rischio di sviluppare allergie, mentre la genetica incide solo per il 30%. L’aumento delle riniti allergiche colpisce tutte le fasce d’età, ma i bambini e gli anziani risultano maggiormente vulnerabili.
Per i più piccoli, si registra un incremento del 5-10% di casi. Questo significa che una persona predisposta potrebbe non sviluppare allergie se non esposta a fattori scatenanti come smog, acari, muffe o peli di animali. In risposta a questa situazione, Assosalute e Siaaic hanno fornito cinque consigli pratici per gestire al meglio le allergie respiratorie: intervenire tempestivamente ai primi sintomi, monitorare l’ambiente per identificare i periodi di maggiore suscettibilità, utilizzare vaccini antiallergici fin dall’età scolare, seguire un’alimentazione varia e consultare un medico di famiglia per una diagnosi accurata. Se si sospetta un’origine allergica, è consigliabile rivolgersi a un allergologo per una valutazione più approfondita.