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Grigliata nemica dell’ambiente, lo rivela uno studio

Grigliata nemica dell'ambiente, lo dice uno studio: le emissioni di CO2 e altri inquinanti sono più elevate rispetto al traffico stradale.

Grigliata nemica dell’ambiente, lo rivela uno studio

Fonte immagine: Pexels

Non si può dire che la grigliata non sia uno dei must della bella stagione. Con la primavera da poco incominciata, sempre più persone organizzeranno piccoli barbecue in giardino, forse anche per trovare un diversivo alle limitazioni da lockdown. Eppure cucinare all’aperto potrebbe non essere la soluzione più indicata per salvare l’ambiente, poiché i fumi emessi sarebbero ricchi di contaminanti.

Lo rivela uno studio, realizzato nel 2019 e rimbalzato solo in questi giorni sulla cronaca internazionale, relativo ai rischi sia ambientali che di salute dovuti all’abitudine della grigliata primaverile ed estiva.

Grigliata nemica dell’ambiente

Così come già anticipato, lo studio è stato presentato nel 2019 nel corso della Royal Society Summer Science Exhibition, nel Regno Unito. Solo in questi giorni, però, ha trovato rilevanza sui social network e sulla stampa internazionale, dato l’arrivo della primavera nell’emisfero settentrionale del globo.

A quanto pare, un barbecue per quattro persone emetterebbe livelli di inquinanti – tra anidride carbonica, particolato e altre sostanze nocive – ben più elevati di un viaggio in automobile di 130 chilometri. I contaminanti più dannosi derivano da legna e carbonella utilizzati per mantenere il fuoco vivo, ma anche dalle sostanze liberate dai cibi a diretto contatto con braci ardenti e fiamme.

Su questo fronte, le grigliate di verdura si rilevano meno inquinanti rispetto a quelle di carne: basti pensare che, secondo alcuni studi condotti tra il 2005 e il 2014 negli Stati Uniti, ridurre del 20% la carne rossa alla brace equivale a livello nazionale all’eliminazione delle emissioni di 40 milioni di vetture. Non solo inquinamento, però, ma anche rischi per la salute: il particolato PM10 inalato durante la cottura si deposita nei bronchi e nelle alte vie respiratorie, mentre gli alimenti cotti in questo modo potrebbero addirittura includere delle sostanze cancerogene dovute alla cottura diretta sulla fiamma.

Sulla base di queste evidenze, alcuni Paesi hanno già imposto delle limitazioni. In alcune località del Regno Unito, tra cui Brighton & Hove, le grigliate sono state già vietate nei parchi pubblici, in spiaggia e in tutti i luoghi all’aperto. L’iniziativa rientra in un piano più vasto per ridurre le emissioni britanniche di CO2 entro il 2030, con l’obiettivo di raggiungere la piena compensazione dell’anidride carbonica.

In Italia vi sono invece divieti temporanei a macchia di leopardo. Il problema potrebbe però essere stato sovrastimato, così spiega Stefano Ciafani – Presidente di Legambiente – sempre dalle pagine di TGCom24:

Il barbecue produce inquinamento a livello locale, e si tratta di un tema soprattutto estivo che incide sull’inquinamento da ozono. Il divieto temporaneo dei barbecue riguarda alcuni comuni italiani che hanno problemi di inquinamento atmosferico. Qui, però, si rischia di indicare la Luna e guardare il dito. Se vogliamo combattere la crisi climatica, dobbiamo fare una guerra senza quartiere alle fonti fossili tenuto conto che le principali fonti di emissioni in atmosfera di gas climalteranti sono gli impianti di produzione di energia, il trasporto di merci e persone, l’industria e così via: ai barbecue penserei tra una ventina di anni.

Fonte: TGCom24

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