La griffonia è un piccolo arbusto originario dell’Africa occidentale. Nella medicina tradizionale africana vi si ricorre per trattare una vasta gamma di disturbi e malattie. Le proprietà della griffonia sono strettamente legate ad un suo componente attivo, il 5-HTP.
Da questo, che è il precursore biologico della serotonina e della melatonina, derivano anche delle controindicazioni e degli effetti collaterali da non sottovalutare. A cosa serve la griffonia? E quanto impiega a fare effetto?
La griffonia simplicifolia è una pianta della famiglia delle Fabacee, o leguminose, che cresce spontanea nelle aree caldo umide, perlopiù tropicali, dell’Africa. La pianta adulta è un rampicante che può raggiungere i tre metri di altezza con i suoi rami legnosi.
Nella medicina tradizionale del Gana e della Costa d’Avorio la griffonia è da tempo nota come fitoterapico: l’estratto secco dei semi della pianta è un rimedio per il trattamento dei disturbi dell’umore, del sonno e anche dell’appetito. In tempi piuttosto recenti sono cominciati degli studi approfondimento per valutare l’efficacia di questo vegetale e approfondirne le caratteristiche terapeutiche.
A cosa serve la griffonia? Secondo le ricerche scientifiche, tutte le proprietà terapeutiche sono riconducibili a un determinato principio attivo, il 5-HTP, 5-idrossitriptofano, un derivato dell’aminoacido triptofano: la molecola nel nostro organismo funge da precursore della sintesi della serotonina.
Quest’ultima è un neurotrasmettitore sintetizzato nel sistema nervoso centrale e principalmente coinvolto nella regolazione del tono dell’umore, del sonno, della termoregolazione e dell’appetito.
La somministrazione di estratto di griffonia ha dimostrato di essere in grado di aumentare la quantità di serotonina in circolo: questo è il fondamento delle sue attività terapeutiche in quanto quest’ultima regola la chimica del cervello ed è particolarmente importante in problemi come depressione, insonnia e alimentazione.
In particolare, il 5-HTP sembra avere la stessa efficacia dei farmaci antidepressivi, ma senza i rischi che tali farmaci comportano, e senza provocare effetti collaterali.
Il 5-idrossitriptofano, 5-HTP, viene prodotto commercialmente per estrazione dai semi di tale pianta africana. Tra le proprietà provate scientificamente si annoverano:
La fonte naturale di Griffonia simplicifolia è la pianta stessa o gli estratti che è possibile realizzare con essa. La si può trovare in commercio sotto forma di integratore, di spray orale, specie per la perdita di peso, o di estratto secco da solo o in associazione a melatonina e valeriana.
In tutti i casi si tratta di preparati di libera vendita che non necessitano di prescrizione medica: in Italia l’uso di questa pianta è ammesso dal Ministero della salute come estratto vegetale impiegato per la preparazione di integratori alimentari.
Quando usare la griffonia? Ricapitolando, le indicazioni all’utilizzo sono:
In merito a quest’ultima indicazione è noto che bassi livelli di serotonina inducono nel nostro organismo una reazione che viene avvertita come necessità di assumere zuccheri. L’assunzione di griffonia dunque lenisce i “morsi della fame”.
Non è stata individuata una dose sicura ed efficace a scopo sanitario di griffonia simplicifolia in quanto non sono stati condotti studi in merito a tale scopo. Ma, alla luce degli studi clinici effettuati sulla pianta, si sono apprezzati dei benefici per l’uomo a determinati dosaggi.
La maggior parte degli effetti benefici sono stati riscontrati a seguito di una dose di 100 mg assunta per via orale, una o due volte al giorno. Cira la metà nei bambini. È importante sapere che i semi di griffonia sono facilmente assorbiti dall’apparato digerente.
Ciò significa che circa tre quarti dei suoi ingredienti, 5-HTP compreso, passano direttamente nel sangue. Non essendo influenzato, il loro assorbimento, dagli altri amminoacidi presenti negli alimenti, la griffonia può essere assunta durante i pasti. A differenza di quanto è richiesto per il triptofano.
In via del tutto generale, per poter apprezzare un miglioramento delle proprie condizioni è necessario attendere dalle 2 alle 3 settimane. Naturalmente si parla di tempistiche assolutamente soggettive, in quanto ogni situazione è a sé stante. Importante è sapere che esiste un legame tra griffonia e caffeina.
Quest’ultima, contrariamente a quanto si possa pensare, viene considerata a tutti gli effetti un soppressore della serotonina. Pertanto si sconsiglia di bere caffè o bevande che la contengano per non contrastare gli effetti che si ricercano nella griffonia.
La principale limitazione associata alla pianta è la mancanza di studi ampi e controllati per valutarne l’efficacia sull’uomo. Alcuni di questi, ad esempio, sono stati condotti solo sui ratti, altri solo prendendo in considerazione l’ingrediente principale, 5-HTP.
Inoltre, molti degli studi condotti fino ad oggi risalgono a 20 anni fa, avrebbero bisogno di essere revisionati. Alla luce di quanto premesso, la griffonia non è esente da controindicazioni: contiene e libera una sostanza attiva e come tale, per quanto sia di origine assolutamente naturale, va assunta con attenzione.
Nel caso specifico l’assunzione è controindicata in chi soffre di convulsioni, depressione maggiore, disturbi d’ansia o altre patologie di natura psichiatrica del tono dell’umore. L’estratto della pianta è in genere ben tollerato e gli effetti collaterali registrati sono solo di lieve intensità: nausea, vomito e irritazione cutanea.
Alla griffonia sono legati anche effetti sessuali negativi.
I pazienti in terapia con iperico, o Erba di san Giovanni, per il trattamento delle depressione lieve dovrebbero essere avvertiti di evitare l’assunzione di integratori che contengano da solo o in associazione l’estratto secco di griffonia. Anche l’iperico, infatti, aumenta la concentrazione di serotonina nel cervello.
La somma dell’attività dei due estratti vegetali potrebbe indurre la sindrome serotoninergica, una condizione anche grave che si manifesta con agitazione, confusione, disorientamento, eccessiva sudorazione, instabilità della pressione arteriosa, tachicardia ed iperventilazione.
Per lo stesso motivo andrebbe evitata anche l’associazione della griffonia con i triptani, una classe di farmaci indicati per il trattamento dell’emicrania. Si sconsiglia il fai-da-te: è opportuno chiedere parere al proprio medico sull’opportunità di assumere la griffonia in caso di pressione alta (ipertensione), diabete, in gravidanza, in allattamento e per i bambini.
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