
Un’azione legale intimidatoria sta mettendo a rischio la stabilità di Greenpeace, l’organizzazione ambientalista che si è opposta con vigore alla costruzione del Dakota Access Pipeline (DAPL). La causa, intentata dalla società Energy Transfer, mira a ottenere un risarcimento di ben 300 milioni di dollari per i danni subiti a causa delle proteste che hanno ritardato il completamento dell’oleodotto.
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Questa vicenda è caratterizzata da un susseguirsi di eventi drammatici, dove le speranze di vittoria si alternano a momenti di sconforto. Il DAPL, un progetto della Energy Transfer avviato nel 2014 durante la presidenza di Barack Obama, ha attirato l’attenzione internazionale, diventando simbolo della lotta per la protezione dell’ambiente e contro l’uso dei combustibili fossili. Le proteste, che hanno avuto inizio nel 2016, sono state guidate principalmente dai nativi americani Sioux, che hanno lottato per difendere le loro terre e le risorse idriche, in particolare quelle del fiume Missouri.
Dakota access pipeline: un progetto controverso
Il Dakota Access Pipeline, lungo quasi 1.900 chilometri, è stato progettato per trasportare petrolio dai giacimenti di Bakken nel Dakota del Nord fino all’Iowa, attraversando anche il Dakota del Sud. Questa infrastruttura ha avuto un impatto significativo sulla politica energetica degli Stati Uniti, contribuendo a trasformare il paese nel primo produttore di petrolio al mondo. Questo traguardo è stato raggiunto nel 2019, durante il primo mandato di Donald Trump, e ulteriormente consolidato sotto la presidenza di Joe Biden, che ha visto la produzione toccare quasi 13 milioni di barili al giorno nel 2023.
Le proteste dei Sioux, inizialmente locali, hanno rapidamente guadagnato risonanza globale, ispirando altre comunità a unirsi alla causa. Gli attivisti, noti come water protectors, hanno cercato di proteggere le loro acque dolci dall’inquinamento, portando a una mobilitazione di massa che ha attratto l’attenzione dei media e del pubblico. Tuttavia, nonostante le pressioni, i lavori sull’oleodotto sono proseguiti, culminando nel completamento nel giugno 2017, grazie a un’accelerazione imposta da Trump.
Le manifestazioni si espandono a livello globale
Le manifestazioni contro il DAPL hanno visto una partecipazione crescente, con decine di migliaia di persone che si sono unite da tutto il mondo. Gli accampamenti, gli sgomberi e gli arresti hanno caratterizzato il movimento, che ha continuato a lottare contro le decisioni governative che favorivano la costruzione dell’oleodotto. Malgrado le contestazioni legali e le preoccupazioni ambientali espresse da vari gruppi, tra cui la corte suprema, il flusso di petrolio ha continuato a scorrere attraverso il DAPL.
Recentemente, Energy Transfer ha deciso di intraprendere azioni legali contro Greenpeace, accusandola di aver fomentato le proteste in modo illegale e violento. Questa causa, che potrebbe costringere l’organizzazione a pagare un risarcimento di 300 milioni di dollari, rappresenta una grave minaccia per la sua esistenza. Greenpeace, che ha sempre negato le accuse, si trova ora a dover affrontare un processo in un contesto politico sfavorevole, essendo il Dakota del Nord uno stato conservatore.
Greenpeace USA: verso la bancarotta?
La somma richiesta da Energy Transfer è astronomica e potrebbe portare Greenpeace a una situazione di bancarotta, un esito inaccettabile per un’organizzazione che ha lavorato per più di cinquant’anni per la salvaguardia del pianeta. Il clima politico attuale, con il processo che si svolge sotto l’amministrazione di Trump, alimenta ulteriormente le preoccupazioni degli attivisti. Doug Burgum, ex governatore del Dakota del Nord e attuale segretario degli Interni, ha un ruolo cruciale nel gestire le agenzie federali che si occupano delle terre dei nativi americani, il che potrebbe influenzare l’andamento del processo.
La situazione è quindi complessa e carica di tensione, con Greenpeace che spera in una risoluzione rapida e favorevole. Tuttavia, la realtà è che la lotta per la giustizia ambientale e la protezione delle risorse naturali continua, in un contesto sempre più difficile e ostile.