Cos’è la grassofobia?
Si sente spesso parlare di fat shaming e di grassofobia: ma cosa vuol dire esattamente? Con questo termine, italianizzato dall’inglese “fat-phobia”, si indica la paura, repulsione e avversione per il grasso e per l’obesità. Questa avversione, però, influenza la vita di molte persone, e ci allontana sempre più dal diventare una società davvero civile.
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Da alcuni anni, sui social e nella nostra vita quotidiana ha iniziato a farsi strada un termine molto particolare: “grassofobia”. Questa parola è oramai entrata a far parte del linguaggio comune, e si è inserita di pari passo con altri termini ormai quotidiani, come “fat shaming” o “fatphobia” (che non è altro che la traduzione inglese di “grassofobia”), e a parole ben più motivanti e costruttive, come “self confidence”, “empowerment” e “self love”.
Ma esattamente cos’è, e come si palesa la grassofobia?
Per rispondere a questa domanda, sarebbe sufficiente aprire la sezione commenti di TikTok, Instagram, Youtube o un qualsiasi altro social network. In meno di un minuto vedresti decine di video e meme volti a ridicolizzare, giudicare e criticare delle persone in sovrappeso o obese.
Contenuti che hanno il solo scopo di creare una linea di demarcazione netta tra un ipotetico “noi” gente magra e in salute (?) e “loro” (persone grasse e quindi meritevoli di pregiudizio e critiche).
Cosa vuol dire grassofobia?
La parola grassofobia, dunque, indica una paura irrazionale verso l’obesità e il sovrappeso. Non sempre questa paura o avversione si traduce in attacchi o critiche espresse in modo esplicito. Il più delle volte, la fatphobia si esprime con un (almeno in apparenza) “sincero” interesse per la salute delle persone che hanno dei chili di troppo.
In realtà, il più delle volte quello che si ottiene è un pullulare di consigli non richiesti, giudizi che possono ferire chi li riceve, ma non solo.
Vivere in una società grassofobica non danneggia “solo” le persone in sovrappeso (più avanti vedremo in quali e quanti modi questo comportamento può compromettere la qualità della vita delle persone).
Anche le persone normopeso possono interiorizzare una vera avversione per i chili di troppo, finendo per adottare comportamenti malsani, come escludere intere categorie di nutrienti (primi tra tutti, gli “acerrimi nemici della linea”, i carboidrati), allenarsi in modo eccessivo o perdere un pezzettino di autostima in più ogni volta che la bilancia segna un numero sgradito.
Una società grassofobica
Sebbene i movimenti per l’accettazione di tutti i tipi di corpi stiano facendo molto, la strada da percorrere è innegabilmente tanta.
Ancora oggi, molte persone non riescono a non giudicare e non giudicarsi per il “grasso in eccesso”, spinte da una grassofobia interiorizzata che sembra accompagnarci da sempre. E’ ancora radicata l’idea secondo cui chi è obeso sarebbe automaticamente pigrone, incapace di controllarsi, poco desiderabile, poco attento alla propria salute, mangione, meno produttivo sul lavoro.
Pur sapendo benissimo che le cose non stanno affatto così, molti di noi cadono nell’errore di considerare le dimensioni e il peso di una persona come una cartina tornasole della sua personalità e del suo stile di vita.
Insomma, nonostante sentiamo ripeterlo sin da bambini, a quanto pare non abbiamo ancora imparato a “non giudicare il libro dalla copertina”.
Esempi di quotidiana grassofobia
Sappiamo adesso come si chiama la paura del grasso, ma sapresti davvero riconoscerla? Gli esempi di grassofobia abbondano, e possiamo osservarli ogni giorno.
Fra tutti, spiccano i commenti dispregiativi e giudicanti verso chi ha un corpo più voluminoso, volti a chiarire sin da subito che “grasso è cattivo”, mentre “magro è bello, sano, felice e realizzato”.
Quando giudichiamo il corpo di una persona, quando ci guardiamo allo specchio e pensiamo di non valere abbastanza perché il nostro corpo non è snello, quando sui social consigliamo a persone a random di “mettersi a dieta” perché il troppo grasso fa male alla salute (lo sappiamo tutti benissimo, grazie).
Questi sono solo alcuni dei comportamenti grassofobici che adottiamo e/o ai quali assistiamo quotidianamente.
Ma la lista potrebbe continuare all’infinito, andando a toccare settori ancor più rilevanti. Sapevi, ad esempio, che anche nella sanità la grassofobia fa sentire il suo peso?
Secondo le stime, una persona obesa o fortemente in sovrappeso riceve in media cure di qualità inferiore rispetto a una persona con un BMI normopeso. La più scarsa assistenza medica può comportare dei ritardi nelle diagnosi e nelle cure di malattie gravi o persino letali.
Fat-phobia a scuola e in ufficio
Sul posto di lavoro, una persona con obesità viene spesso reputata inaffidabile, pigra, lenta e poco efficiente. Questo incide ovviamente sulle possibilità di avanzamento di carriera, sulla busta paga e sulla qualità della vita lavorativa.
A scuola, bambini in sovrappeso o obesi vengono giudicati non solo dai compagni di scuola (a conferma del fatto che interiorizziamo la grassofobia sin dall’età più precoce), ma persino da alcuni insegnanti, che potrebbero adottare un comportamento meno benevolo verso lo studente considerato “diverso”.
Le conseguenze della “paura del grasso”
E’ facile immaginare quali potrebbero essere le conseguenze della paura dell’obeso o del grasso. In poche parole, “grassofobia” è sinonimo di discriminazione, e ogni discriminazione – che sia fondata sull’orientamento sessuale, sulla religione, sul colore della pelle, sul sesso o sul genere – causa conseguenze pesanti come sassi.
Le conseguenze della grassofobia investono la vita lavorativa e personale delle persone non conformi agli standard di bellezza imposti dalla società. Secondo le statistiche, i pregiudizi sull’obesità si traducono in:
- Stress eccessivo, con conseguenti problemi di salute stress correlati
- Una scarsa autostima
- Un maggior rischio di soffrire di depressione e ansia e di avere pensieri suicidi
- Tendenza a isolarsi
- Tendenza a evitare l’attività fisica o persino le visite mediche, per non dover subire il giudizio esterno.
Come affrontare il problema?
Dal momento che non sappiamo (e non abbiamo motivo di sapere) cosa ha portato una persona ad avere dei chili di troppo, il minimo che possiamo fare è non giudicare, non dare consigli non richiesti, non demonizzare una taglia, un numero sulla bilancia, ma ammettere che al mondo esistono persone con una taglia XS e persone con una taglia XL.
E tutte queste persone meritano, o meglio, meritiamo, rispetto, gentilezza ed empatia. Ne guadagneremmo davvero tutti quanti.
Nessuno vuole affermare che il sovrappeso e l’obesità siano sinonimo di “salute” o che non sia importante essere in forma e impegnarsi per mantenere un sano peso corporeo. Ma demonizzare chi è in sovrappeso non è produttivo né utile per nessuno.
Lo è, invece, sfidare la tentazione di giudicare, e fornire piuttosto soluzioni che siano davvero costruttive, in modo da migliorare la salute collettiva e la nostra società.
Fonti