Glifosato: cos’è e perché danneggia uomo e ambiente
Il glifosato è un erbicida sintetico introdotto sul mercato negli anni '70, molto efficace nel distruggere le erbacce che possono invadere i campi coltivati. A partire dai primi anni del 2000 questa sostanza è però oggetto di numerosi studi, per comprenderne la possibile pericolosità per l'uomo e per l'ambiente. Al momento, le posizioni sull'utilizzo del diserbante sono varie e spesso contrapposte, a seconda dei risultati degli studi di recente condotti.
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Negli ultimi anni si parla sempre più frequentemente del glifosato, un diserbante sintetico introdotto sul mercato a partire dagli anni ’70. E non si può dire che la discussione non sia particolarmente accesa, tra chi sostiene possa rappresentare un danno per l’uomo e per l’ambiente e chi, invece, ne vorrebbe garantire un uso esteso data la sua efficacia come erbicida totale.
Gli studi sui possibili effetti dannosi del glifosato sono iniziati diversi anni fa e, tutt’oggi, la ricerca scientifica rimane in corso. È forse anche per questo motivo che le opinioni su questo diserbante risultano tanto polarizzate, di seguito tutte le informazioni utili.
Glifosato: cosa è
Con il termine glifosato – o glifosate – si indica un diserbante sintetico introdotto negli anni ’70 dalla Monsanto e oggi disponibile in diverse formulazioni. Commercializzato in oltre 140 Paesi del mondo, si tratta di un diserbante non selettivo, ovvero di un erbicida totale: in altre parole, agisce su qualsiasi tipo di pianta.
Il glifosato è utilizzato soprattutto all’interno dell’agricoltura intensiva, per la sua efficacia nel contenere la crescita dell’erbacce e nella loro totale eliminazione. Viene assorbito inizialmente a livello delle foglie e in poche ore raggiunge ogni parte della pianta sgradita, causandone il disseccamento in poco meno di due settimane. Il glifosato agisce sottraendo alcuni nutrienti alla pianta, impedendone così lo sviluppo e portandola alla morte.
Il glifosato ebbe sin da subito un grande successo, soprattutto anche perché spesso associato a cultivar transgeniche che hanno sviluppato resistenza verso questa sostanza: in questo modo, è semplice eliminare le erbacce senza intaccare invece le piante coltivate. Secondo l’EPA, negli Stati Uniti si sarebbero utilizzati 750.000.000 chilogrammi di glifosato nell’annata 2006/2007. Anche in Italia si tratta di un diserbante molto utilizzato, così come confermato da alcune ricerche ISPRA condotte nel 2011 e nel 2012.
Glifosato e sicurezza
Come già accennato in apertura, da qualche anno il glifosato è oggetto di numerosi dibattiti e altrettanti studi, in merito alla sua sicurezza sia per l’uomo che per l’ambiente. Nei primi tempi della sua introduzione sul mercato, negli anni ’70, il glifosato ha rappresentato un’alternativa migliore rispetto ai più nocivi erbicidi ai tempi in uso, poiché ritenuto a bassa pericolosità per l’uomo. In particolare, sempre negli anni ’70 era apparso evidente come il composto non penetrasse a fondo nei terreni e, fatto non meno importante, venisse facilmente scomposto da alcuni batteri normalmente presenti nel suolo.
Questo orientamento ha iniziato però a mutare nei primi anni degli anni 2000, quando vennero condotti nuovi studi relativi all’erbicida. Mentre la scienza continua ad analizzare i possibili pericoli del suo impiego, le posizioni a riguardo non sono univoche:
- nel 2015, la IARC – l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro – ha inserito il glifosato nel gruppo 2A, ovvero delle sostanze potenzialmente cancerogene;
- EFSA, ECHA, OMS e FAO hanno invece assunto una posizione più positiva all’uso dell’erbicida in agricoltura, richiedendo però misura di cautela per il suo impiego.
Gli allarmi e gli studi scientifici hanno portato diversi Paesi mondiali a limitare l’impiego di glifosato, o comunque a regolamentarlo più rigidamente. Per l’Europa, EFSA riferisce che il periodo di approvazione nell’Unione Europea si conclude il 15 dicembre 2023.
Le possibili conseguenze sull’uomo e sull’ambiente
Proprio poiché il dibattito sul glifosato è tutt’oggi aperto, come già spiegato, le posizioni sul suo utilizzo sono spesso contrastanti. Sulle possibili conseguenze per l’uomo e l’ambiente è pertanto doveroso sottolineare come non vi sia un pieno consenso scientifico, in attesa di ulteriori analisi, tuttavia vi sono degli elementi che hanno spinto verso misure cautelative rispetto al suo utilizzo in agricoltura.
Glifosato e salute umana
I rischi del glifosato per la salute umana derivano innanzitutto dalla contaminazione ambientale, per chi vive in prossimità di aree agricole dove l’erbicida viene ampiamente utilizzato, a cui fa seguito una possibile contaminazione alimentare. Su questo fronte, è utile analizzare le posizioni dei singoli enti e organizzazioni internazionali:
- La IARC ha deciso di inserire il glifosato nel gruppo delle sostanze potenzialmente cancerogene nel 2015, in particolare per un possibile aumento del rischio per linfomi non-Hodgkin, rilevato tramite studi e metaanalisi su agricoltori esposti alla sostanza. Come specifica la Fondazione Veronesi, alcuni studi di laboratorio hanno evidenziato che la sostanza può determinare stress ossidativo e possibili danni genetici;
- L’OMS e la FAO, a seguito di studi congiunti, hanno stabilito che “è improbabile che il glifosato comporti un rischio di cancro per gli esseri umani come conseguenza dell’esposizione attraverso l’alimentazione“;
- l’ECHA – l’Agenzia Europea per le Sostanze Chimiche – ha affermato che il glifosato non presenta caratteristiche per essere classificato come cangerogeno, tuttavia ha riconosciuto la sostanza come tossica per gli organismi acquatici e in grado di provocare lesioni oculari.
Glifosato e ambiente
Mente gli effetti dell’erbicida sugli umani sono ancora largamente oggetto d’indagine, sul fronte delle contaminazioni ambientali sono disponibili dati più consolidati. In linea generale, i fronti di preoccupazione riguardano:
- come evidenziato da un recente report ISPRA, oggi il glifosato è uno dei principali contaminanti delle acque in Italia;
- secondo l’American Society of Microbiology, l’esposizione all’erbicida è dannosa per le api e gli insetti impollinatori, questi ultimi fondamentali per la biodiversità.
Fonti: