Giappone: nessuna carenza energia anche senza centrali nucleari
Dopo la chiusura del secondo reattore di Ikata, il 90% della forza nucleare nipponica risulta spento. Eppure, come nota Greenpeace, non si segnalano crisi energetiche
Il disastro di Fukushima ha sconvolto non solo un territorio, ma anche un intero Paese. La messa in discussione dei sistemi di sicurezza delle altre centrali nucleari, uniti ai danni provocati dal terremoto-maremoto hanno portato alla chiusura temporanea di diversi reattori.
Ricordiamo come il Giappone abbia investito negli anni tantissimo sul nucleare, costruendo una quantità di centrali atomiche considerevole. Oggi, con la chiusura precauzionale del reattore n. 2 di Ikata, circa il 90% della potenza nucleare nipponica è spenta.
Eppure, nonostante le apparenze suggerirebbero il contrario, il Paese continua a funzionare. Nessun blackout, nessuna crisi energetica particolare. Come nota Greenpeace Giappone:
È chiaro che il Giappone non ha bisogno del nucleare, una fonte insicura e rifiutata dalle persone
A sostegno di questa dichiarazione, basta ricordare come dei 54 reattori presenti nel territorio nipponico, al momento ne siano in funzione solo 5. Junichi Sato, direttore di Greenpeace Giappone, tira allora le conseguenze:
Greenpeace ha denunciato la totale inadeguatezza delle simulazioni sulle quali si basano le procedure di sicurezza dei reattori, con una Commissione di sicurezza nucleare che riceve donazioni dal settore energetico. Oltre agli scandali dell’industria nucleare, è chiaro che il sistema di controllo nucleare è totalmente insufficiente.
Infine, Sato richiama a un senso di responsabilità le istituzioni giapponesi:
Senza un’adeguata comprensione delle cause dell’incidente di Fukushima, e senza una revisione appropriata delle procedure e dei piani di emergenza per ogni singolo reattore, nessuna centrale in Giappone dovrebbe venir riaccesa. Oramai il governo giapponese dovrebbe aver chiare le disastrose conseguenze economiche, umane, ambientali e sanitarie di una catastrofe nucleare.
Ci risulta difficile non dare ragione a Greenpeace, anche se nel merito la questione andrebbe forse affrontata tenendo conto anche di altri fattori. Resta l’evidenza che un Giappone senza il nucleare è assolutamente possibile.
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