Fusione fredda: successo per un test effettuato al MIT
Testato con successo al MIT un reattore a fusione fredda diverso dall'E-Cat di Andrea Rossi. Forse LENR presto una realtà.
La storia della fusione fredda si incrocia molto spesso con quella del prestigioso istituto di ricerca statunitense del MIT. Quando nel 1989 Martin Fleischmann e Stanley Pons annunciarono al mondo intero che erano riusciti a ottenere tale reazione nucleare, il dibattito che ne scaturì e che si concluse con la bocciatura senza appello di questa invenzione, passò anche dai risultati negativi di alcuni test svolti proprio al Massachusetts Institute of Technology.
Come leggiamo su Wikipedia, solo successivamente Eugene Mallove, allora capo dell’ufficio stampa dell’istituto, ammise che alcuni grafici afferenti a quei test furono alterati senza ragione, probabilmente per evitare che lo studio delle reazioni LENR rubasse scena e fondi alle ricerche sul nucleare classico.
Il fatto che in questi giorni si parli della riuscita di una prova riuscita proprio al MIT su un reattore a fusione fredda potrebbe essere archiviato sotto la voce “legge del contrappasso”. Il reattore in questione non è, per essere chiari, né quello del duo Fleischmann-Pons (di cui però replica la reazione), né tanto meno l’E-Cat di Andrea Rossi e Sergio Focardi – anche se è difficile non avvertire la presenza del fantasma di entrambi in questa vicenda.
Ad essere stato testato è stato il reattore che da anni stanno mettendo a punto quelli della JET Energy, chiamato: Lattice-Assisted Nuclear Reaction (LANR). Il nome deriva dal fatto che sarebbe proprio un particolare lattice costruito a partire da nanotecnologie a indurre la reazione nucleare a basse temperature. A reagire, sono due atomi di idrogeno (Deuterio e Trizio) che si fondono in un isotopo stabile dell’Elio. Si tratta, come detto, della stessa reazione scoperta da Fleischmann-Pons; diversamente, l’E-Cat di Andrea Rossi catalizzerebbe una reazione a bassa energia fra idrogeno e nichel, ottenendo del rame.
L’energia prodotta dal reattore al MIT sarebbe 10 volte superiore a quella immessa per attivarlo. Inoltre, diversamente rispetto al caso di Rossi, il prof. Hagelstein avrebbe fornito delle basi scientifiche in grado di spiegare l’accaduto.
Ad essere onesti, non si tratta del primo esperimento della JET Energy al MIT: già ad agosto del 2003, quindi quasi nove anni fa, ne venne effettuato uno con successo. Il successo mediatico che il tema sta avendo ai nostri giorni, grazie ad attori come Andrea Rossi o la Defkalion, rende però l’avvenimento estremamente interessante. Che la fusione fredda sia una possibilità reale per il nostro futuro? Come nel caso del motore PlasmERG è presto per rispondere. Di certo la nostra società ha un disperato bisogno di nuove fonti energetiche e sembra aggrapparsi a queste ricerche per vedere un po’ di luce per il proprio futuro.