Fumo di terza mano: cosa è, quali sono i rischi
Per fumo di terza mano si intendo le sostanze chimiche delle sigarette depositate sulle superficie: ecco la definizione e quali sono i rischi.
Fonte immagine: A young man smoking a cigarette | Shutterstock
Si parla molto frequentemente dei danni delle sigarette, non solo per chi non riesce a rinunciare a questa abitudine, ma anche per chi ne entra in contatto indirettamente con il fumo passivo. Eppure, vi è un altra tipologia di rischio non così conosciuta: quella del fumo di terza mano. Si tratta di un ambito su cui gli esperti si stanno recentemente concentrando e che, a quanto pare, potrebbe rappresentare una delle più importanti problematiche per il futuro. Di che cosa si tratta e, soprattutto, quali sono i principali rischi?
Di seguito, la definizione di fumo di terza mano, la sua portata e le possibili conseguenze che potrebbe comportare sulla salute. Come facile intendere, si tratta di un ambito ancora largamente in fase di studio, di conseguenza le conoscenze fino a oggi acquisite potrebbero ampliarsi in futuro. Le informazioni di seguito riportate, perciò, sono di natura generica.
Fumo di terza mano: cosa è?
Tutti ormai conoscono il fumo passivo, ovvero l’inalazione dei prodotti di combustione delle sigarette accese da altri nelle proprie vicinanze: sia esso casuale o continuativo nel tempo, come nel caso della coabitazione con un accanito fumatore. Il fumo passivo può determinare importanti problematiche alle vie respiratorie, tanto gravi quanto quelle del fumo primario, e spesso può coinvolgere anche i bambini oppure gli animali domestici, così come hanno dimostrato recenti ricerche. Eppure non è l’unico fattore di rischio connesso all’abitudine delle sigarette, esiste anche quello di terza mano.
Per fumo di terza mano, così come sottolinea Mayo Clinic, si intendono genericamente i residui di nicotina e di altre sostanze chimiche che, dopo la combustione della sigaretta, si depositano nell’ambiente. Questi possono essere rilevati sulle superfici e sugli arredamenti, sui tessuti e addirittura sui vestiti. Trattandosi di particelle invisibili e molto sensibili alle correnti d’aria, queste possono essere rinvenute anche a distanze importanti dalla presenza di fumatori, anche in luoghi dove solitamente le sigarette sono vietate. Tali sostanze possono entrare nell’organismo non solo per inalazione, ma pare anche per assorbimento a livello cutaneo.
Fumo di terza mano: quali sono i rischi?
Sebbene gli studi sul fumo di terza mano siano più recenti rispetto a quelli del fumo primario o di quello passivo, sembra vi siano già sufficienti evidenze per destare una certa preoccupazione in termini di salute. Le sostanze chimiche dannose depositate nell’ambiente, infatti, sono potenzialmente critiche per l’organismo, tali da determinare varie problematiche soprattutto con l’esposizione prolungata.
Le conseguenze minori sono decisamente le più frequenti e, forse, anche le più evidenti. Il fumo di terza mano, soprattutto nei soggetti più vulnerabili come bambini e anziani, può infatti causare irritazione delle vie respiratorie, rossore e bruciore a livello cutaneo dopo il contatto e, in casi molto rari, reazioni allergiche. Humberto Choi, pneumologo presso la Cleveland Clinic, sottolinea però come il fumo di terza mano possa anche danneggiare e alterare il DNA, un fatto che potrebbe portare nel lungo periodo all’insorgenza di tumori, soprattutto ai polmoni.
La questione pare non sia però di semplice risoluzione, così come dimostra uno studio pubblicato su Science Advances. Queste sostanze, infatti, pare siano in grado di diffondersi molto velocemente, anche a distanze importanti. I ricercatori hanno analizzato la qualità dell’aria e negli ambienti in un istituto superiore degli Stati Uniti, dove da oltre 20 anni è proibito fumare all’interno della struttura. Nonostante l’assenza di sigarette, sono comunque stati trovati livelli elevati di composti chimici legati al fumo di terza mano, probabilmente provenienti dai palazzi vicini o, ancora, dagli adiacenti giardini.