Frutta e verdura, picchi di pesticidi fino al 70%
Pesticidi in frutta e verdura, si raggiungono picchi del 70%: è quando rivela un nuovo e allarmante studio condotto da Legambiente.
Fonte immagine: Pixabay
La frutta e la verdura che consumiamo quotidianamente è spesso contaminata da pericolosi pesticidi. È questo l’allarme che emerge dal rapporto “Stop Pesticidi” di Legambiente, presentato il 17 dicembre dall’associazione e realizzato in collaborazione con Alce Nero. Delle concentrazioni che possono arrivare fino alla metà dei prodotti vegetali in commercio, con un picco del 70% per quanto riguarda la sola frutta.
Un problema che deve essere subito affrontato, poiché l’ingestione continuativa di pesticidi potrebbe avere effetti sulla salute umana nel lungo periodo.
Frutta, verdura e pesticidi: lo studio
Legambiente e Alce Nero hanno voluto analizzare un corposo campione di frutta e verdura disponibili oggi sul mercato italiano. E i dati emersi sono particolarmente allarmanti: sebbene solo l’1.2% dei prodotti alimentari superino le soglie di legge, ben il 46.8% del campione presenta una contaminazione da uno o più pesticidi. E sulla sola frutta si arriva a picchi del 70%, a volte addirittura superati. È il caso dell’uva da tavola, all’89.2%, le pere all’85.9% e le pesche all’83.5%. Non va meglio per i cibi esotici o di importazione: le tanto amate bacche di Goji e le olive egiziane appaiono essere tra le più contaminate.
In generale, il 52% di tutti i campioni analizzati contiene residui di pesticidi. Così commenta Legambiente:
Un risultato non positivo e che lascia spazio a molti timori sulla presenza di prodotti fitosanitari negli alimenti e nell’ambiente.
La lista dei pesticidi più utilizzati in Italia è molto lunga e comprende, perlopiù, fungicidi e insetticidi destinati al settore agricolo. Fra questi Boscalid, Dimethomorph, Fludioxonil, Acetamiprid, Pyraclostrobin, Tebuconazole, Azoxystrobin, Metalaxyl, Methoxyfenozide, Chlorpyrifos, Imidacloprid, Pirimiphos-methyl e Metrafenone.
Angelo Gentili, responsabile agricoltura di Legambiente, ha così commentato dalle pagine di Agi i risultati ottenuti dallo studio:
Serve una drastica diminuzione dell’utilizzo delle molecole di sintesi in ambito agricolo, grazie a un’azione responsabile di cui essere tutti protagonisti. Per capire l’urgenza di questa transizione, si pensi alla questione del glifosato, l’erbicida consentito fino al 2022, nonostante il 48% degli Stati membri dell’Ue abbia deciso di limitarne o bandirne l’impiego per la sua pericolosità; l’Italia inizi dalla sua messa al bando. […] Inoltre per diminuire la chimica che ci arriva nel piatto è necessario adeguare la normativa sull’uso dei neonicotinoidi, seguendo l’esempio della Francia che da anni ha messo al bando i 5 composti consentiti dall’Ue, e approvare al più presto il nuovo Piano di Azione Nazionale sull’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari.
Fonte: Repubblica