Fotovoltaico: pannelli solari nel deserto? Danno per il clima
Fotovoltaico: ricoprire il deserto di pannelli solari potrebbe provocare danni al clima, alterando i fenomeni atmosferici.
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Approfittare del deserto per implementare il fotovoltaico, ricoprendolo di pannelli solari, potrebbe rappresentare una strategia efficace per soddisfare il fabbisogno energetico del Pianeta. Eppure, per quanto di primo acchito possa sembrare un’idea positiva per l’ambiente, in realtà potrebbe avere effetti devastanti sul clima. Lo rivelano recenti studi, nel sottolineare il ruolo che i deserti detengono nel garantire la regolazione termica di tutto il Pianeta.
Da tempo si discute della possibilità di installare grandi distese di pannelli solari nelle aree desertiche del mondo, come nel Sahara. Eppure una simile proposta non avrebbe solo limiti tecnici, ma potrebbe addirittura contribuire ai cambiamenti climatici.
Fotovoltaico e deserto: i problemi
I grandi deserti del Pianeta, come quello del Sahara, rappresentano sulla carta i luoghi migliori per produrre energia fotovoltaica. Le grandi distese di sabbia, le altissime temperature e l’irrorazione solare praticamente perenne permetterebbero di produrre energia sufficiente per alimentare vaste aree del globo. Ma le conseguenze sul clima potrebbero essere importanti, addirittura tali da alterare le condizioni climatiche anche a migliaia di chilometri di distanza.
In un recente studio, condotto dagli esperti della Lund University in Svezia e dell’australiana Western Sydney University, è emerso il rischio di ricoprire il Sahara di pannelli solari. Normalmente, i pannelli fotovoltaici assorbono il 15-20% della luce solare che ricevono. Poiché di colore nero, i restanti raggi vengono rimbalzati nell’atmosfera, riscaldando le aree limitrofe.
Negli impianti normalmente installati nel mondo, gli effetti di tale riscaldamento sono ininfluenti. Poiché di estensione relativamente contenuta, e installati in zone comunque colpite da venti e precipitazioni, il calore generato è esiguo. Così però non avviene nel deserto poiché, nonostante una forte escursione termica notturna, di giorno non vi sono fenomeni atmosferici rilevanti tali da eliminare il calore generato.
La conseguenza più grave sui cambiamenti climatici è però un’altra. Per quanto torridi, i deserti mondiali hanno funzioni simili ai poli e ai ghiacciai: riflettono l’irradiazione solare, evitando un successivo surriscaldamento del globo. È l’effetto albedo, lo stesso che si verifica sulle superfici innevate: questo singolare fenomeno si verifica per via delle colorazioni chiare sia del ghiaccio che della sabbia. Di conseguenza, coprire anche solo il Sahara al 20% con pannelli solari potrebbe causare un aumento delle temperature locali di 1.5 gradi. Se la copertura dovesse raggiungere il 50%, la crescita sarebbe di 2.5 gradi. A livello globale, significherebbe un aumento rispettivamente di 0.16 e 0.39 gradi: troppo, in un modello di contenimento dei cambiamenti climatici che non debba superare gli 1.5 gradi nei prossimi anni.
Ancora, il mancato effetto albedo potrebbe influire sul 30% delle precipitazioni a livello globale, determinando aree sempre più torride e zone, invece, colpite da fenomeni estremi come uragani e nubifragi. L’aumento della temperatura nel Sahara potrebbe infatti modificare molte delle correnti di aria calda che dall’Africa si spostano in gran parte dell’Europa, in Asia e su porzioni importanti degli oceani.
Fonte: The Conversation