Fotovoltaico oltre gli incentivi: le proposte ANIE/GiFI ai politici
Gli operatori del fotovoltaico chiedono chiarezza e interventi strutturali alla politica, per proseguire il cammino della green economy.
Il mondo del fotovoltaico ha incontrato i politici candidati alle prossime elezioni per mettere sul tavolo le richieste del settore. ANIE/GIFI, che raccoglie il 60% degli operatori italiani del solare, ha chiesto un vero impegno della politica per lo sviluppo sostenibile del settore elettrico in transizione verso la generazione distribuita. Le cifre della capillarizzazione della produzione di energia parlano chiaro: il 95% dei comuni italiani ha almeno un impianto fotovoltaico attivo sul suo territorio.
Grazie al fotovoltaico, che a fine 2012 arrivava a soddisfare il 5,63% della domanda nazionale, l’Italia risparmia 3 miliardi di euro all’anno: 2,5 miliardi dalle ridotte importazioni di gas, un passo importante nel limitare la nostra dipendenza dall’estero, 400 milioni per effetto “peak shaving” perché il fotovoltaico produce il massimo di energia proprio nei momenti della giornata in cui la domanda è maggiore.
Non è vero che gli incentivi al fotovoltaico hanno appesantito la bolletta elettrica. A livello europeo, l’energia solare provoca una diminuzione di 4.8 cent€/kWh nel prezzo dell’elettricità. Quello che pesa, e che andrebbe levato, sono quelle voci che nulla hanno a che fare con la produzione di energia pulita. Al risparmio economico vanno aggiunte 18 milioni di tonnellate di CO2 che non vengono emesse per la produzione elettrica grazie a questa fonte pulita.
Valerio Natalizia, Presidente ANIE/GIFI, ha dichiarato:
I tempi sono maturi, abbiamo l’esperienza e anche la tecnologia. L’industria fotovoltaica nazionale ha bisogno in questo momento di stabilità, certezza delle regole e di una visione strategica per poter sfruttare al meglio tutte le opportunità offerte da questa transizione e per rilanciare l’economia italiana.
La stabilità di cui parla Natalizia ha anche ricadute occupazionali nel fotovoltaico. Il frequente cambiare delle regole e degli incentivi provoca dei picchi notevolissimi nelle richieste di installazione dei pannelli. All’approssimarsi della scadenza, temendo condizioni sfavorevoli al cambio della legge, tutti si affrettano e per le aziende è difficile soddisfare una richiesta così concentrata. Appena passata la scadenza, gli affari stagnano e il personale risulta ora in esubero rispetto al lavoro da svolgere. per poter lavorare bene servirebbero piani almeno triennali.
Nel 2012 il LCOE (il costo di produzione dell’energia elettrica durante l’intera vita dell’impianto fotovoltaico) si è ridotto del 35% e il costo dei moduli (che rappresentano oggi circa il 40% dell’investimento totale) si riduce del 22% a ogni raddoppio della potenza installata.
Natalizia ha poi continuato:
Gli incentivi sono serviti a creare competenze, know-how e benefici per tutto il Sistema Paese. Ora ci stiamo incamminando verso la piena competitività che potrà essere raggiunta solo attraverso la completa liberalizzazione del mercato elettrico, il potenziamento delle infrastrutture di rete, la facilitazione di accesso al credito per le aziende, la riduzione della burocrazia, innescando una serie di misure di stimolo al mercato: SEU, RIU e detrazioni.
Lo snellimento della burocrazia, che attualmente comporta la preparazione di una cinquantina di documenti diversi per ogni impianto ed è responsabile del 60% dei costi di avvio (materiali esclusi), potrebbe dare una spinta notevole al settore senza richiedere investimenti economici. In Germania il costo della burocrazia per un’installazione residenziale è dell’11%, in Francia del 22%.
Altra richiesta indispensabile affinché il contributo dell’energia fotovoltaica sia inserito efficacemente nella rete è lo sviluppo delle smart grid e delle infrastrutture di accumulo, questo permetterebbe di pianificare meglio (ridurre) anche la produzione di energia con centrali inquinanti.