Feci materne ai neonati per difese immunitarie forti, proposta shock
I ricercatori hanno diluito una piccola quantità di feci delle madri nel latte materno e le hanno somministrate ai bambini dopo la nascita per cesareo.
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C’è un nuovo studio che sta facendo molto discutere: la tesi che c’è alla base sostiene che nutrire i bambini partoriti tramite taglio cesareo con le feci della madre può aiutarli a sviluppare un microbioma sano. Secondo le statistiche i bambini venuti al mondo non tramite parte naturale hanno un rischio maggiore di sviluppare allergie e asma perché non sono esposti ai batteri della vagina e del perineo della madre durante il parto.
Gli studi sui neonati fanno sempre molto scalpore, ma in questo caso la sorpresa è davvero tanta (anche in relazione al metodo): i ricercatori hanno diluito una piccola quantità di feci della madre nel latte materno e l’hanno somministrata al neonato poco dopo il parto.
Mangiare le feci della madre: i risultati dello studio
Il team del Centro di ricerca pediatrica dell’Università di Helsinki dopo l’esperimento ha fatto sapere che il processo era sicuro e che, entro tre mesi, i bambini avevano batteri intestinali che assomigliavano a quelli dei bambini nati vaginalmente.
Le feci contengono circa 1.000 specie diverse di batteri che agiscono come probiotici e ricostituiscono il tratto digestivo con i batteri. Ecco perché fa una notevole differenza nascere per parto vaginale o cesareo. I dati sono ancora al vaglio degli studiosi che dovranno effettuare nuovi test per avere conferma definitiva della tesi proposta.
Dopo la pubblicazione della ricerca, tuttavia, gli studiosi del Centro di ricerca pediatrica dell’Università di Helsinki hanno commentato l’importanza di quanto scoperto, facendo un’importante raccomandazione ai genitori dei piccoli:
Da un punto di vista clinico, questo trasferimento di materiale microbico avviene durante un parto vaginale. Questo è un regalo che la madre fa al suo bambino. Naturalmente è importante dire ai genitori non è qualcosa che dovrebbero provare da soli. I campioni devono essere testati per sicurezza e idoneità.