Etichette succhi di frutta in brick: ingredienti pericolosi per i bambini
I succhi di frutta che diamo ai bambini possono essere molto dannosi per il loro fegato, ecco quali pericoli si corrono e quali possono essere le alternative.
Fonte immagine: Lucia Cuffaro
Cogli la prima mela. Da Adamo ed Eva l’attrazione degli umani per la succosa frutta è stata una costante evolutiva importante per acquisire vitamine, minerali e fibre fondamentali per l’organismo e quindi la vita. Poi qualcosa è cambiato. L’avvento della Grande Distribuzione Organizzata ha trasformato un gesto arcaico come quello di masticare frutta in un … succhino in brick con cannuccia.
Tanti ignari genitori oberati da lavoro, imbottigliati nel traffico e sovraccaricati da mille impegni quotidiani, hanno così creduto a quanto promesso dalla pubblicità, elargendo il succhino a merenda comoda e sana, da mettere ogni giorno nella cartella.
E la mela che un tempo veniva regalata agli insegnanti per accattivarsi una simpatia in più, oggi ha perso tutto il suo appeal.
Bere un brick di succo frutta è equivalente a mangiare due frutti. Questo si legge sulle confezioni di alcune delle più note case produttrici. Ma è davvero così?
In genere la percentuale di frutta indicata in etichetta si aggira attorno al 50%, in realtà si tratta di un 10-15% di concentrato rivitalizzato e allungato con acqua fino a raggiungere la percentuale indicata.
Il resto è in genere: sciroppo di glucosio-fruttosio, correttori di acidità come l’acido citrico, antiossidanti come l’acido ascorbico, e talvolta anche aromi e coloranti per donare un aspetto più invitante… insomma, infilare un frutto in un cartone in tetrapak non è proprio come mangiarlo.
Di questo elenco, un ingrediente dovrebbe catturare l’attenzione del consumatore consapevole: lo sciroppo di glucosio-fruttosio (SGF), una soluzione edulcorante, onnipresente nei prodotti dolci da supermercato come, biscotti, cornetti, torte, gelati e ovviamente bibite.
Diversamente dal comune zucchero – ovvero il saccarosio, composto da monosaccaridi al 50% di glucosio e al 50% di fruttosio – l’SGF contiene molecole di glucosio o fruttosio non legate tra loro in proporzioni varianti.
Il problema qual è? Se mangiamo alimenti che contengono zucchero comune, gli enzimi presenti nello stomaco e nell’intestino sono in grado in un certo tempo di rompere il legame chimico. Nel caso di sciroppo di glucosio-fruttosio, gli zuccheri sono invece già “slegati”, quindi entrano in circolo molto velocemente nel nostro organismo.
Negli ultimi decenni il consumo di sciroppo di glucosio-fruttosio è cresciuto tantissimo, a causa di peculiarità utili alla produzione di massa, come un alto grado di solvibilità, l’azione anticongelante, la capacità stabilizzante e conservante, un grande potere addolcente e soprattutto un indiscusso risparmio economico rispetto all’acquisto di zucchero comune.
La correlazione tra assimilazione di sciroppo di glucosio-fruttosio e la dilagante obesità infantile (e anche di diabete di tipo 2), è oramai comprovata, come ben documentato nei libri dell’epidemiologo Franco Berrino, uno dei massimi esperti sul tema dello zucchero.
Ma come si dice, al peggio non c’è mai fine. Perché la presenza di fruttosio dentro i succhi di frutta comporta un altro rischio, talmente grave da essere inconcepibile.
Il fegato grasso: la malattia degli alcolisti anche nei bambini.
La steatosi epatica consiste nell’accumulo di trigliceridi, più comunemente chiamati grassi, che comporta una serie di complicazioni pericolose che possono arrivare fino alla cirrosi, come nel caso di abuso di alcol per gli adulti. È normale che fegato contenga grasso, ma se ammonta a più del 5-10% del suo peso possono svilupparsi serie patologie.
Uno studio del 2017 condotto dott. Valerio Nobili, responsabile di Malattie Epatometaboliche dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, ha fatto emergere il fenomeno: più del 15% dei bambini italiani soffre già di fegato grasso. Un dato allarmante, tanto che nella primavera del 2018 è anche stato inaugurato il registro pediatrico europeo sulla steatosi epatica di origine non-alcolica (NAFLD).
Secondo quanto riportato dallo studio, pubblicato sul “Journal of Hepatology”, i giovani partecipanti assumono abitualmente una media di 38 gr di fruttosio. Una quantità ben superiore rispetto al limite massimo giornaliero di zuccheri aggiunti indicato dall’American Hearth Association, secondo la quale i bambini non dovrebbero in alcun modo assumere zuccheri prima dei 2 anni e massimo 25 gr al giorno tra i 2 e i 18 anni di età.
Ma leggendo con attenzione le etichette, emerge che in ogni confezione da 200 ml di succo di frutta vi possono essere addirittura 14 gr di zuccheri, ovvero 4 cucchiaini! E ognuno di questi cucchiaini incide sull’aumento a macchia d’olio di malattie “da civilizzazione”, come appunto il fegato grasso nei bimbi.
Sul tavolo non c’è quindi poco da perdere. La salute di grande e piccini non può essere messa a rischio da una pseudo comodità che fa bene solo alle aziende produttrici. E allora che fare?
Una strada salutare quanto facilmente percorribile per contrastare “il succhino a merenda” è quella di inserire nello zainetto una bella borraccia colorata con dentro qualche foglia di menta e mezzo limone spremuto. Semplice, come bere un bicchier d’acqua!