Escherichia coli: gli alimenti più a rischio contaminazione
Escherichia coli è un pericoloso batterio: ecco quali sono le più comuni fonti alimentari, come prevenire l'infezione, i sintomi e cosa fare.
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L’Escherichia Coli, di cui ne sono noti più di 170 sierotipi, è un tipo di microorganismo che vive nell’intestino dell’uomo e degli animali. È un batterio Gram-negativo che appartiene all’ampio e numeroso genere Escherichia. Sebbene la maggior parte dei tipi di Escherichia Coli siano innocui, alcuni possono causare tossinfezioni più o meno gravi.
Tra tutti, quello noto come E. coli O157:H7 può causare diarrea con perdite di sangue, determinare l’insorgenza di insufficienza renale e, nei casi più gravi di infezione anche portare alla morte. L’Escherichia coli O157:H7 produce una tossina, chiamata shiga, perciò è indicato anche con la sigla STEC.
Una grave complicanza associata a infezione da Escherichia Coli è la sindrome emolitica uremica: l’infezione batterica produce sostanze tossiche che distruggono i globuli rossi e causano lesioni ai reni. La sindrome uremica richiede cure intensive, tra le quali anche la dialisi renale e trasfusioni di sangue. L’Escherichia coli O157:H7 è stato responsabile di diversi focolai di infezione negli Stati Uniti, in Canada, Spagna, Francia, Germania, Giappone e Regno Unito registrati a partire dall’inizio degli anni ’80.
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In questo articolo diamo uno sguardo alle fonti alimentari più comuni di avvelenamento, ossia a quegli alimenti che sono stati identificati come fonti di epidemie negli ultimi decenni. Oltre a questi già noti, è importante ricordare che qualsiasi cibo o bevanda potrebbero essere contaminati durante le fasi di preparazione, durante la coltivazione o la manipolazione.
Alimenti a rischio
L’elenco di alimenti e bevande più spesso contaminati dall’Escherichia Coli fornisce una panoramica di quelli che sono stati identificati – o sono sospettati – come comune fonte di focolai di infezione in tutto il mondo:
- prodotti a base di carne cruda o poco cotta, come carne macinata, hamburger, salami più o meno stagionati, salsicce, carne di pollo e di selvaggina;
- germogli freschi di erba medica, ravanello e anche di trifoglio;
- latte crudo non pastorizzato, yogurt, formaggio prodotto a partire da latte crudo non pastorizzato, gelato fresco realizzato con latte non pastorizzato e latte crudo di capra;
- frutta e verdura fresche come lattuga, cavoli cappucci, cetrioli, spinaci, ravanelli, broccoli e melone;
- bevande fresche come acqua potabile, succo di mela, d’arancia e siero di mele non pastorizzati;
- panini e tramezzini freschi, maionese, pasta cruda per biscotti, nocciole in guscio e noci sgusciate.
La cottura e il rispetto delle buone norme igiene sono le principali regole per prevenire l’infezione.
Infezione: sintomi
Il periodo di incubazione dell’infezione da Escherichia coli varia da 1 fino a 10 giorni. I sintomi con cui si manifesta sono:
- dolori addominali;
- diarrea, che nei casi più gravi è accompagnata dalla perdita di sangue;
- vomito;
- poca febbre o, in alcuni casi, anche nessuna variazione della temperatura corporea.
La malattia, nei casi privi di gravi complicazioni, si risolve nell’arco di 5-10 giorni. Negli episodi più preoccupanti, invece, dopo circa una settimana cominciano a manifestarsi i sintomi delle complicazioni, come ad esempio la sindrome emolitica uremica.
Cosa fare
Il vomito e la diarrea comportano la perdita di molti liquidi, pertanto uno dei primi suggerimenti del medico è quello di cercare di bere molto. L’infezione è molto debilitante e anche parecchio intensa, pertanto è preferibile rivolgersi al medico, soprattutto quando a esserne interessati sono bambini e anziani.