
Da un’apparente crisi di personale a una potenziale sovrabbondanza: questo sembra il futuro dei medici ospedalieri in Italia, secondo l’analisi del sindacato Anaao-Assomed. Fino al 2027, il Sistema Sanitario Nazionale (SSN) continuerà a fronteggiare una carenza di specialisti stimata tra le 20.000 e le 25.000 unità. Tuttavia, le proiezioni per il periodo successivo, fino al 2032, delineano un quadro radicalmente diverso: si prevede l’ingresso di circa 60.000 neolaureati, un numero che supera di gran lunga le necessità di assunzioni legate ai pensionamenti. Questa situazione potrebbe generare un esercito di medici in cerca di occupazione, pronti a rivolgersi alla sanità privata o a paesi europei in cerca di professionisti.
La critica di Pierino Di Silverio
Pierino Di Silverio, segretario nazionale di Anaao-Assomed, esprime preoccupazione riguardo a chi sostiene che l’aumento dei posti nelle Facoltà di Medicina e Chirurgia sia la soluzione al problema. “Moltiplicare i corsi di laurea senza affrontare le criticità del sistema è un errore che rischia di sprecare risorse pubbliche”, avverte Di Silverio. Secondo lui, gli interventi limitati all’offerta formativa non sono sufficienti a fermare l’emorragia di professionisti dal settore pubblico. È quindi fondamentale rendere il lavoro negli ospedali e nei servizi territoriali più attrattivo, per incentivare i medici specializzati a rimanere nel SSN.
Il sindacato sottolinea che all’aumento dell’offerta formativa deve seguire un sistema di incentivi che valorizzi il lavoro medico, sia dal punto di vista sociale che economico. “Oggi, molti medici abbandonano il SSN a causa di retribuzioni inadeguate, aggressioni e rischi di contenzioso medico-legale“, spiega Di Silverio. La mancanza di tempo da dedicare alla vita privata e sociale rappresenta un ulteriore fattore di stress che spinge i medici a cercare opportunità altrove.
Il bisogno di salute e l’invecchiamento della popolazione
Un altro aspetto significativo emerso dallo studio riguarda l’aumento del bisogno di assistenza sanitaria, dovuto all’invecchiamento della popolazione italiana. Tra il 2002 e il 2022, l’età media degli italiani è passata da 41,9 a 46,2 anni, con un incremento della percentuale di over 65 dal 18,7% al 23,8%. Anche la fascia degli over 80 è aumentata, passando dal 4,38% al 7,6% della popolazione totale. Nonostante questo, il numero di medici non ha registrato un incremento proporzionale, anzi, è diminuito rispetto ai dati del 2009, anno di massima espansione delle dotazioni organiche.
Di Silverio avverte che affrontare questa situazione senza interventi adeguati è impossibile. “Non possiamo pensare di rispondere a una domanda di cure nettamente più alta rispetto a vent’anni fa con una forza lavoro ridotta”, afferma. Attualmente, il numero di medici attivi nel SSN è stimato in circa 24.797, un dato che non tiene conto dell’aumento della domanda da parte dei cittadini over 75.
Proposte per il futuro della sanità italiana
In risposta a questa crisi, Anaao-Assomed ha elaborato una serie di proposte. Tra queste, c’è l’urgenza di aumentare il numero di medici nel SSN, garantendo ai giovani specialisti la possibilità di essere assunti. “È fondamentale abbattere il tetto alla spesa per il personale e investire miliardi nel capitale umano, il vero motore della sanità italiana“, sottolinea Di Silverio.
Inoltre, la questione della retribuzione è cruciale. Attualmente, i medici italiani guadagnano mediamente circa 85.000 euro lordi all’anno, un importo ben al di sotto della media europea di circa 145.000 euro. Paesi come Lussemburgo, Islanda, Olanda e Belgio superano addirittura i 180.000 euro lordi all’anno. “Dobbiamo allinearci agli standard europei per attrarre e mantenere i nostri medici“, conclude Di Silverio, evidenziando l’urgenza di un cambiamento radicale per il futuro della sanità in Italia.