Energie alternative: elettricità dalle squame di pesce
Da una ricerca indiana arriva la scoperta di un sistema che permette di produrre energia a partire degli scarti del pesce.
Fonte immagine: Salmon skin texture background / Shutterstock
Gli scarti alimentari sono un problema che si sta ponendo sempre di più a livello internazionale, ma allo stesso tempo si sta affermando il concetto che “ogni rifiuto può essere risorsa”. Principio che un gruppo di ricercatori dell’Università di Jadavpur a Calcutta (India) ha preso alla lettera. Hanno studiato il modo per arrivare a produrre energia a partire dagli scarti di pesce.
Si tratta di un alimento fondamentale nella dieta indiana e la quantità di scarto buttato ogni giorno non deve essere andato giù a Dipankar Mandal, assistente professore, presso l’Organic Nano-Piezoelectric Device Laboratory del Dipartimento di Fisica dell’Università di Jadavpur, e nemmeno ai suoi colleghi.
Studiando la struttura degli scarti di pesce, in particolare delle squame, hanno visto che sono costituite da collagene, un materiale che ha buone proprietà piezoelettriche. Hanno quindi pensato di utilizzarle per produrre una differenza di potenziale elettrico e quindi una corrente utilizzabile come energia.
Per fare ciò hanno trattato le squame per demineralizzarle, in modo da renderle trasparenti e flessibili. Le hanno quindi disposte nel verso ottimale per ottenere il massimo gradiente di potenziale. Essi stessi sono stati sopresi nello scoprire quanta energia si possa liberare da un nanogeneratore biopiezolettrico così realizzato.
Per come è costituito può generare elettricità anche sfruttando l’energia dei movimenti del corpo, delle vibrazioni sonore o del flusso del vento. In uno degli esperimenti condotti il movimento ripetuto di un dito è stato in grado di alimentare 50 LED blu. Tutto questo a basso costo, con processi semplici e con materiale biodegradabile.
Appare evidente come questo meccanismo possa costituire una speranza per il futuro nel settore dell’elettronica: sensori ambientali, dispositivi elettronici commestibili, dispositivi medici impiantabili utilizzati per il monitoraggio o la diagnostica, sono alcuni esempi di quello che si potrebbe realizzare con questo processo. Il professor Dipankar Mandal, spiega:
In futuro il nostro obiettivo è quello di impiantare un nanogeneratore biopiezoelettrico in un cuore per i dispositivi pacemaker, genererà continuamente energia da battiti cardiaci per il funzionamento del dispositivo.
Si degrada quando non più necessario. Dal momento che il tessuto cardiaco è composto anche di collagene, il nostro nanogeneratore biopiezoelettrico dovrebbe essere molto compatibile con il cuore.