Ematocrito: cos’è, valori e funzioni
Cos'è l'ematocrito e quali sono i valori normali associati e le sue funzioni all'interno delle analisi del sangue.
L’ematocrito è una della voci che immancabilmente figurano nel resoconto delle analisi del sangue. La sua misurazione avviene attraverso un semplice prelievo venoso e non richiede quindi una procedura maggiormente invasiva.
Come ogni specifico test eseguito in laboratorio ha dei suoi valori di riferimento, in base ai quali fornirà al personale medico dati utili a individuare lo stato di salute del soggetto. La misurazione dell’ematocrito può essere eseguita in qualsiasi laboratorio in cui si effettuano delle analisi del sangue, solitamente a digiuno.
Cos’è l’ematocrito
Al di là dei test di laboratorio per misurarne il valore, cos’è a tutti gli effetti l’ematocrito? Si tratta di un rapporto che serve a stimare la presenza di parte corpuscolare del sangue (perlopiù globuli rossi, in misura minore piastrine e globuli bianchi) in funzione della sua parte liquida, il plasma.
La sua sigla identificativa all’interno del foglio riassuntivo delle analisi è HCT, di fianco al quale si troverà il suo valore espresso in termini percentuali. Ciò vuol dire che un dato pari al 40% starà a significare la presenza di 40 ml di parte corpuscolare per ogni 100 ml di sangue.
Valori e funzioni dell’ematocrito
I valori normali per quanto riguarda l’ematocrito sono da considerare come variabili in base ai parametri applicati dallo specifico laboratorio di analisi. Esistono tuttavia delle particolari “finestre” che possono essere ritenute dei riferimenti piuttosto attendibili, seppure non precisi al 100%, che si diversificano in base a genere ed età del soggetto (adulti solitamente oltre i 15 anni d’età):
- Uomo – compreso tra il 38 e il 50%;
- Donna – tra il 35 e il 45%;
I bambini presentano valori normali differenti a seconda dell’età, che rende i parametri estremamente diversificati tra loro e altamente variabili in funzione del laboratorio di analisi di riferimento:
- Neonati – 45-75%;
- Fino a 1 mese – 30-55%;
- Fino a 6 mesi – 32-44%;
- Oltre 1 anno – 33-44%;
- Fino a 10 anni – 36-43%.
L’ematocrito può rappresentare un valido indicatore per alcune patologie, anche gravi, a carico del sistema cardiovascolare e non solo. Un valore troppo alto può indicare disidratazione e policitemia, ma anche un’insufficienza renale acuta. Rappresenta un possibile campanello d’allarme anche per infarto o ictus, in quanto livelli elevati corrispondono a un’eccessiva densità del sangue e di conseguenza a maggiori difficoltà nella circolazione dello stesso attraverso il cuore e i vasi.
Al contrario un ematocrito inferiore ai valori normali può aprire la porta a patologie come l’anemia o l’insufficienza renale cronica e incrementa il rischio di possibili emorragie. Un esempio tipico a questo proposito è l’anemia sideropenica, causata dalla carenza di ferro, che si manifesta attraverso una carenza di emoglobina e si riflette quindi in un calo della percentuale di ematocrito.