E-Cat, Andrea Rossi: “Non è solo fusione fredda”
Andrea Rossi, inventore dell'E-Cat, ammette: c'è la fusione fredda, ma non è la fonte principale di energia. Meglio parlare di LENR.
Altre notizie ufficiali sull’E-Cat di Andrea Rossi. Questa volta vengono direttamente dal sito dell’ingegnere inventore del catalizzatore di energia, sul quale sono stati pubblicati due video nei quali lo stesso Rossi parla del suo prodotto.
Nel secondo video, in particolare, Rossi si sofferma su due temi interessanti: la fusione fredda e gli esperimenti sull’E-Cat da parte del mondo universitario. Alla domanda se la reazione all’interno dell’Energy Catalyzer sia una fusione fredda nucleare Rossi storce un po’ il naso e precisa:
Non sono sicuro che sia una vera fusione. Abbiamo trovato tracce di fusione perché ci sono 511 keV di raggi gamma di output, che sono le emissioni di un positrone e un elettrone. E il positrone è il prodotto di un protone diventato neutrone. Abbiamo qualche tipo di fusione dentro l’E-Cat, ma non credo che sia la fonte di energia principale.
Subito dopo Rossi afferma di preferire la definizione di LENR: reazioni nucleari a bassa energia. Tutto questo potrebbe sembrare un puro esercizio scientifico ma, in realtà, le parole di Rossi confermano le impressioni della NASA in merito alle LENR, espresse poco prima di annunciare ufficialmente che l’ente spaziale sta lavorando ad una sorta di copia dell’E-Cat. Annuncio al quale Rossi rispose affermando di non temere concorrenza.
Altra notizia degna di nota è quella che sull’E-Cat a breve lavoreranno due università:
Stiamo organizzando un lavoro con due università. Preferisco non dire quali, perché vogliamo lavorare in pace, ma naturalmente stiamo lavorando con gli scienziati e stiamo facendo tutti i test per essere sicuri che quando il nostro prodotto sarà sul mercato sarà sicuro e lavorerà come deve
Le due università, in realtà, sono ben conosciute: quella di Uppsala, in Svezia, e quella di Bologna in Italia. Il fatto che Rossi dica “Stiamo organizzando”, però, lascerebbe pensare che il famoso contratto da mezzo milione di euro con l’Alma Mater di Bologna non sia ancora stato rispettato dall’ingegnere.