Dissesto idrogeologico, a rischio 290 luoghi colpiti dal sisma 2016
Quasi 300 aree colpite dal sisma 2016 sono a rischio idrogeologico, avviato uno studio per valutare la ricostruzione o la delocalizzazione.
Fonte immagine: Image by Marcello Migliosi from Pixabay
Uno studio per valutare il livello di rischio idrogeologico per 290 aree colpite dal sisma 2016. Questo il punto chiave di un accordo raggiunto tra il Commissario Straordinario Ricostruzione Sisma 2016 Giovanni Legnini e il segretario generale dell’Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino centrale Erasmo D’Angelis. Coinvolti nel tavolo di lavoro anche l’Ispra e le università del territorio.
Lo studio porterà inoltre a un altro obiettivo fondamentale: valutare dove sia possibile procedere con la ricostruzione o dove sarà opportuno procedere al contrario con la delocalizzazione del centro abitato.
Secondo i dati emersi durante i lavori 295 frane attualmente interferiscono con le attività di ricostruzione in diverse aree. Si tratta di frane preesistenti (solo riattivate dal sisma 2016) o provocate dal terremoto che ha colpito il Centro Italia quasi 5 anni fa. A questo proposito si arriverà, si stima entro 5-6 mesi, alla definizione di una mappa delle località dove il dissesto idrogeologico è tale da impedire la ricostruzione in loco. Ha dichiarato Giovanni Legnini:
Una volta ricevuto lo studio definiremo dove si può o non si può ricostruire e quali opere di mitigazione del rischio idrogeologico. Abbiamo risorse importanti e finanzieremo importanti opere di contrasto al dissesto idrogeologico.
Costruire altrove è una decisione dolorosa, ma la prenderemo solo dopo aver saputo tutto ciò che c’era da sapere e tentato tutto il possibile per mettere in sicurezza quei luoghi. Dietro queste decisioni ci sono storie di comunità e di persone che non bisogna mai scordare.
L’occasione per un salto di qualità per quanto riguarda la ricostruzione secondo Erasmo D’Angelis:
Possiamo fare un salto di qualità. Questa è la prima area europea in cui c’è una conoscenza di tutti i rischi che non esiste in altri luoghi e dobbiamo estendere questo modello. Questo studio entra ancor più nel dettaglio: vogliamo andare a individuare, per una ricostruzione il più veloce e sicura possibile, le aree più a rischio, quelle a minor rischio, quelle in cui è possibile avviare velocemente la ricostruzione metteremo in campo un centinaio di tecnici e la nostra piattaforma tecnologica con controlli satellitari, sensoristica, controlli sul campo, l’esperienza di Ispra.
Siamo un Paese in cui, su 12 milioni di edifici, ce ne sono tra i 4 e i 5 milioni che possono crollare anche per un sisma non importante. Abbiamo strumenti e risorse per metterci sicurezza. In pochi mesi consegneremo a Legnini un quadro chiaro del territorio.
Fonte: Adnkronos