Dieta vegana riduce del 50% il rischio di morte prematura
Passare alla dieta vegana riduce la mortalità del 50% secondo uno studio statunitense, condotto dall'American Heart Association.
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Passare alla dieta vegana potrebbe rappresentare la scelta ideale per le donne. A sostenerlo uno studio condotto dall’American Heart Association, pubblicato sulla propria rivista, nel quale vengono sottolineati i benefici legati al dire basta al consumo di carne e derivati animali.
Durante lo studio sono state coinvolte 102.521 donne di età media pari a 63 anni, dopo l’ingresso in menopausa. Il reclutamento delle volontarie è stato effettuato tra il 1993 e il 1998, con le partecipanti seguite per un arco temporale di 18 anni.
In base a quanto riportato dagli studiosi statunitensi poco meno di 26.000 partecipanti sono morte prematuramente durante il periodo di analisi, di queste: 6.993 per malattie cardiovascolari, 7.516 di tumore e 2.734 per conseguenze della demenza.
Analizzando le risposte ai questionari forniti, relativi alle abitudini alimentari, i ricercatori hanno concluso che circoli 68% delle donne assumeva prevalentemente proteine da fonti animali.
Eppure basterebbe sostituire il 5% delle proteine animali con fonti vegetali, spiegano i ricercatori, per ridurre del 14% il rischio di mortalità prematura. Risultati ancora maggiori potrebbero essere ottenuti, proseguono, rinunciando alla carne rossa in favore di alternative vegane come legumi, semi o frutta secca. Ha dichiarato il Dr. Wei Bao, Iowa University, alla guida dello studio:
I nostri risultati supportano la necessità di valutare le fonti proteiche incluse nella dieta per quanto riguarda le future linee guida.
Attualmente le linee guida per l’alimentazione si focalizzano sull’ammontare delle proteine. I nostri risultati mostrano che ci possono essere differenti effetti sulla salute associati a differenti tipologie di proteine alimentari.
Dieta vegana e consumo di carne, gli effetti sulla salute
I ricercatori hanno condiviso le indicazioni ricavate dall’analisi dei percorsi clinici delle partecipanti e dall’alimentazione seguita dalle donne. Ad esempio quelle relative al consumo di carni processate: le volontarie che ne consumavano di più hanno mostrato un rischio di mortalità prematura (legata alla demenza) superiore del 20% rispetto a chi ne consumava meno.
Per quanto riguarda le malattie cardiovascolari l’incremento del rischio era del 12, 24 e 11% per quanto riguarda rispettivamente il maggiore consumo di carni non processate, uova e formaggi.