Desalinizzazione acqua di mare: una soluzione alla siccità?
Quali sono i vantaggi e i rischi per l'ambiente dell'utilizzo di processi di desalinizzazione dell’acqua di mare? La dissalazione dell’acqua marina è da molti considerata la risposta ai problemi di siccità e alla sempre maggiore richiesta di acqua potabile. Ma sarà davvero così?
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La desalinizzazione dell’acqua di mare potrebbe rappresentare una soluzione contro la siccità? E se si, come si fa a togliere il sale dall’acqua del mare? Quella di eliminare il sale dall’acqua marina è una tecnica nota e attuata ormai da molti anni, un’opzione che può offrire notevoli vantaggi, in termini di lotta contro la progressiva siccità causata dai cambiamenti climatici.
Ma si tratterà davvero della soluzione più adatta?
Al momento, la risposta a questa domanda sembra essere negativa. I considerevoli passi in avanti fatti nel campo delle tecnologie e delle risorse rinnovabili, però, fanno ben sperare. In questo articolo vogliamo scoprire cosa si intende per “desalinizzazione dell’acqua di mare”, come si ottiene acqua potabile e quali sono i principali vantaggi e svantaggi di questo approccio.
Acqua desalinizzata: cos’è e come si ottiene?
Prima di scoprire se l’acqua desalinizzata possa essere considerata una risposta concreta alla crescente domanda di acqua potabile, vediamo come si fa a desalinizzare l’acqua del mare.
Il processo di dissalazione (o desalinizzazione) consiste essenzialmente nella rimozione del sale (cloruro di sodio) dall’acqua del mare o dalle acque salmastre. In tal modo, è possibile rendere le acque “dolci” e potabili, pronte per poter essere bevute o impiegate nel settore agricolo.
Per trasformare acqua salata in acqua potabile, è possibile percorrere 3 diverse strade.
Dissalazione per evaporazione
Si tratta di un processo che prevede l’eliminazione dei sali presenti nell’acqua mediante una fonte di calore. Dopo aver riscaldato l’acqua del mare, si ottiene vapore acqueo, che viene raccolto mediante processo di condensazione. A questo punto, si otterranno acqua dolce e potabile e un residuo di sale. Impianti di desalinizzazione delle acque per evaporazione sono presenti perlopiù nel Medio Oriente.
Va da sé che l’impiego di una fonte di calore per innescare il processo di evaporazione comporta un dispendio energetico non indifferente, specialmente nel caso di ingenti quantità di acqua. Di conseguenza, questa non sembra essere una delle soluzioni più adatte in termini di tutela ambientale e riduzione dei consumi.
Dissalazione per osmosi inversa
Il secondo procedimento è quello che sfrutta il dissalatore a osmosi inversa. Si tratta di un sistema di membrane che filtrano le molecole d’acqua, eliminando al contempo quelle di sale. Tale sistema è maggiormente impiegato negli Stati Uniti, ma anche in questo caso, non mancano i potenziali svantaggi.
La filtrazione dell’acqua mediante dissalatore a osmosi inversa può infatti comportare conseguenze dal punto di vista ambientale, poiché i filtri possono catturare piccoli ma preziosi animali marini, alterandone il delicato equilibrio.
Dissalazione per scambio ionico
Questa terza modalità di dissalazione dell’acqua marina è impiegata per quantitativi ridotti di acqua, e consiste nel rimuovere ioni sodio e cloruro, in modo da ottenere un’acqua a bassissimo contenuto salino e priva di impurità.
Questa procedura viene adottata solitamente per i dissalatori portatili di emergenza.
Dove si trovano i dissalatori nel mondo?
Ad oggi, la maggior parte degli impianti di dissalazione si trova in Medio Oriente, in Arabia Saudita, Kuwait, nel Quatar e in alcuni paesi del Nord Africa (Libia e Algeria), negli Stati Uniti (soprattutto California e Florida) e in alcuni Paesi mediterranei e d’Europa.
Ma a questo punto sorge spontanea una domanda: se bere acqua desalinizzata è non solo possibile, ma anche potenzialmente vantaggioso da un punto di vista ambientale, per quale motivo non lo facciamo tutti?
Come spesso accade, anche in questo caso bisogna considerare vantaggi e svantaggi della procedura. Sapere come rendere potabile l’acqua di mare non basta. Dobbiamo prevedere le possibili complicazioni, ridurre i potenziali costi e realizzare un sistema che sia eco-sostenibile sul breve e, soprattutto, sul lungo periodo.
Il rischio, infatti, è quello di cercare di risolvere un problema, per poi aggravare ulteriormente la situazione.
Qual è lo svantaggio maggiore della desalinizzazione?
Sebbene l’idea di sfruttare l’acqua del mare per combattere la siccità sia senz’altro promettente, bisogna procedere con i piedi di piombo quando si abbracciano nuove metodologie. In questo specifico caso, i rischi per l’ambiente dell’utilizzo dei processi di dissalazione sono diversi.
Da un punto di vista prettamente ambientale, la desalinizzazione dell’acqua marina comporta un’importante produzione di scorie pericolose (salamoia), sostanze che devono essere smaltite in maniera corretta. Lasciarle semplicemente in mare farebbe aumentare esponenzialmente i livelli di salinità delle acque, alterando l’equilibrio dell’ecosistema marino e portando alla morte di moltissime specie animali e vegetali.
Il rischio, dunque, è quello di sviluppare una tecnologia armati delle migliori intenzioni, per poi causare danni ambientali irreparabili.
Tra i punti a sfavore dei sistemi di desalinizzazione delle acque vanno annoverati anche i costi (sia degli impianti che quelli relativi al corretto smaltimento dei prodotti di scarto).
Con ciò, non vogliamo dire che l’idea di rendere potabile l’acqua del mare sia da scartare. Come molte altre tecnologie orientate verso una società più sostenibile, anche in questo caso si stanno registrando enormi passi in avanti nel campo della ricerca e della tecnologia. E noi attendiamo con curiosità di scoprire cosa ci riserva il futuro.
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