Cuccioli di elefanti, orfani del bracconaggio
Sempre più numerosi gli orfani di elefante vittime del bracconaggio e dell'olio di palma, che si ritrovano da soli alla ricerca di una nuova famiglia.
Fonte immagine: Cucciolo elefante via Pixabay
La piaga del bracconaggio e della produzione di olio di palma stanno incidendo in modo drastico sulla vita di molte specie animali, in particolare gli elefanti, sempre al centro di battute di caccia e uccisioni. L’alta richiesta illegale dell’avorio delle loro zanne spinge gruppi senza scrupoli a vere e proprie mattanze, che incidono sulla sopravvivenza della specie e sugli equilibri dei branchi. I cuccioli si trovano quindi orfani, soli e indifesi contro le difficoltà che la natura gli presenta. George Wittemyer, della Colorado State University di Fort Collins e Presidente scientifico dell’associazione Save the Elephants, da anni segue le evoluzioni dei gruppi composti da questi grossi mammiferi quindi la loro vita in branco e sopravvivenza. La morte naturale o meno di una madre comporta l’adozione e l’accorpamento dei cuccioli all’interno del branco, che diventeranno figli adottivi delle altre femmine.
Ma la vicenda delle cucciole Chastity e della sorella aveva stupito non poco lo studioso, le due avevano deciso di evadere dal concetto standard di adozione preferendo una situazione familiare non convenzionale. L’uomo da circa 17 anni presta il suo operato presso le riserve nazionali di Samburu e Buffalo Springs nel nord del Kenya, seguendo con cura le dinamiche degli elefanti africani. Con l’esperienza ha imparato che i cuccioli orfani spesso si organizzano in modi differenti, alcuni preferiscono farsi adottare dalle madri del branco partecipando attivamente alla vita di gruppo. Altri seguono le dinamiche a distanza, mantenendo una sorta di piccola indipendenza e infine alcuni alternano i nuclei di appartenenza cambiandoli di mese in mese preferendo anche branchi estranei.
Una sopravvivenza complessa quella di questi incredibili animali, spesso al centro di traffici illeciti e crudeli. Ma anche di sconvolgimenti climatici come la recente siccità che negli ultimi anni ha travolto l’Africa, causandone la morte con relativo abbattimento illegale. Fino al bracconaggio e alla produzione di olio di palma, che ha reso orfani molti cuccioli. Questi piccoli necessitano della presenza della madre da cui assimilano dinamiche e regole di vita, che possono quindi recuperare da una convivenza con il branco. Lo studioso con il supporto dello studente laureato Shifra Goldenberg, ha optato per monitorare i movimenti dei cuccioli di elefante, dotandoli di collari GPS. Da questa osservazione i due hanno potuto determinare il percorso educativo e di crescita di Chastity e sua sorella, rimaste sole e pronte a convivere con un gruppo estraneo al loro nucleo.
Forse a spingerle verso il nuovo gruppo familiare è stata la presenza di una cucciolata appena nata, dove Chastity ha potuto svolgere il compito di babysitter. Con il tempo il branco estraneo è diventato la sua famiglia, quindi crescendo ha partorito nuovi cuccioli che ha potuto accudire e curare. Una dinamica stabile che dura da un decennio, al contrario di sua sorella la cui integrazione è risultata difficile fino alla sua morte sette anni più tardi. Ciò che emerge dagli studi è l’importanza educativa delle madri per i cuccioli, indispensabile per proteggerli dalle insidie e anche dai cataclismi climatici. Elementi che molti orfani non riescono ad affrontare da soli, diventando vittime prescelte per il bracconaggio. La speranza dei due studiosi è che, con la diminuzione della caccia di frodo, i branchi possano ripopolarsi grazie alle nuove leve e alle nuove dinamiche familiari.