Crisocione: caratteristiche dell’animale, habitat e curiosità
Il crisocione è un animale in va di estinzione: assomiglia ad una volpe anche se è molto più alto; il suo nome significa "cane dorato".
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Il crisocione è l’unica specie del genere Chrysocyon: ultime indagini hanno stabilito, infatti, che non è imparentato con i canidi diffusi attualmente. Rappresenterebbe perciò una delle specie “sopravvissute” dei grandi mammiferi sudamericani del Pleistocene. L’aspetto potrebbe ingannarvi: somiglia ad una volpe ma con grandi orecchie e gambe molto lunghe. Può arrivare fino ad 85 cm e pesare intorno ai 20–25 kg. Il crisocione è un animale prevalentemente notturno e onnivoro. Nonostante il folto pelo, molto morbido, non viene cacciato per la sua pelliccia, ma per l’ingiustificata credenza che attacchi il bestiame: ecco perché oggi è in via di estinzione.
Crisocione: caratteristiche e curiosità
Al contrario di quanto abitualmente creduto, il crisocione diversamente dagli altri canidi non vive in branchi e non caccia grosse prede… anzi è un animale molto timido che raramente attacca o anche semplicemente incontra l’uomo. Se ne sta in disparte. La sua vita si sviluppa in coppia solo quando si tratta di allevare la prole, anche se è assolutamente monogamo. Si incontra con le femmine a scopo di procreare e poi vive isolato il resto del tempo. La gestazione dura 67 giorni e la femmina può partorire fino a 6 cuccioli. Poi, ognuno per la sua strada. Abitualmente caccia di notte. Lepri, uccelli e roditori sono le sue prede.
Ne esistono degli esemplari anche in Italia ma è una specie diffusa in Brasile meridionale, Paraguay e Bolivia. I cuccioli vengono allevati dalla madre e nelle prime settimane di vita hanno una colorazione uniforme tendente al nero, marrone scuro, mantenendo la colorazione bianca nella parte terminale della coda. Recentemente è stato scoperto un esemplare che ha mantenuto questa colorazione anche nella vita adulta, anche se normalmente il manto diventa molto simile a quello della volpe.
La lista rossa dell’IUCN lo considera prossimo alla minaccia di estinzione: ne sono rimasti 17000 individui. L’areale si è ridotto o frammentato in alcune regioni; in Uruguay l’ultima segnalazione risale al 1990. Viene assiduamente ricercato per essere cresciuto in cattività all’interno dello zoo, per la particolarità che lo caratterizza. L’aspetto interessante è che si nutre prevalentemente di verdure perché ne ha bisogno: in particolare la pianta di pomodoro selvatico (Solanum lycocarpum, anche detta frutto del lupo o “lobeira”) senza la quale l’animale soffrirebbe di calcoli renali. Le zampe lunghe e affusolate sono un adattamento per spostarsi agevolmente tra l’erba alta e scorgere le prede in lontananza. La vocalizzazione emessa più di frequente è un forte ruggito-abbaio: se lo vedete non abbiatene timore… non è affatto aggressivo, garantito!