Cotone sostenibile, di cosa si tratta?
L'industria del cotone può esercitare un pesante impatto sull'ambiente. Per ridurre tale impatto, possiamo scegliere di acquistare capi in cotone sostenibile, proveniente da agricoltura biologica o da tecniche di riciclo.
Fonte immagine: iStock
Il cotone è il tessuto più comune e indossato al mondo, ma sarà anche il più sostenibile? E che impatto ha questo materiale sull’ambiente? Quando pensiamo a qualsiasi genere di tessuto o materiale, dobbiamo tenere a mente che questo può avere un impatto più o meno profondo sul nostro Pianeta.
La stessa produzione del cotone, considerata la fibra naturale per eccellenza, incide pesantemente sulla salute del suolo, dell’acqua e dell’aria, danneggiando numerosi organismi.
Sebbene sia di origine vegetale, infatti, questo tessuto viene spesso prodotto utilizzando fertilizzanti, insetticidi e concimi chimici nocivi per l’ambiente. Inoltre, la coltivazione del cotone può richiedere grandi quantità di acqua, il che rende questo settore davvero poco eco-friendly.
La buona notizia è che, come molti altri tessuti, anche il cotone può diventare più sostenibile se proveniente da agricoltura biologica e realizzato prestando attenzione alla risorsa più preziosa che esista: la nostra Terra.
Scopriamo dunque quanto inquina una t shirt di cotone e come ridurre l’impatto ambientale di questo tessuto.
Quanto inquina la produzione del cotone?
Per capire perché sia necessario scegliere un cotone sostenibile, bisogna prima comprendere quanto incide sul pianeta la produzione di questo tessuto.
Sebbene si tratti di una fibra naturale (il cotone viene ricavato dalla bambagia che avvolge i semi delle piante che appartengono al genere Gossypium), la produzione di questo tessuto può avere un forte impatto sul suolo e sulle risorse naturali.
Per la coltivazione del cotone, si impiegano un’elevata quantità di pesticidi e sostanze aggressive per l’ambiente. Questo dato rende la coltivazione della fibra di cotone una delle più inquinanti della Terra, con conseguenze ambientali innegabilmente gravi.
L’utilizzo di sostanze chimiche aggressive comporta una progressiva perdita di biodiversità (sia vegetale che animale). Pesticidi e fertilizzanti aggressivi stanno man mano impoverendo il suolo, rendendolo meno fertile.
Se a ciò si aggiunge l’enorme consumo di acqua per le irrigazioni (secondo il WWF, si utilizzano circa 2.700 litri per produrre il cotone necessario per una sola maglietta), appare chiaro quanto il settore della produzione del cotone possa risultare ben poco green dal punto di vista della sostenibilità.
Che cos’è il cotone sostenibile?
L’enorme impatto ambientale del cotone potrebbe essere ridotto drasticamente grazie a un processo di produzione più eco-compatibile. È dunque qui che entra in gioco il cotone “sostenibile”, termine il cui significato può variare molto a seconda dei fattori che vengono presi in considerazione.
Il cotone sostenibile potrebbe essere quello che deriva dall’agricoltura biologica (si parlerà in tal caso di cotone biologico o organico), oppure potrebbe trattarsi di un cotone riciclato, realizzato con tessuti di recupero, o ancora potrebbe trattarsi di un tessuto realizzato mediante metodi di lavorazione a basso impatto ambientale.
In tutti i casi, si tratta di un tessuto prodotto tenendo bene a mente il valore della sostenibilità, che mira a ridurre il proprio impatto sull’ambiente e a promuovere e valorizzare la biodiversità in tutte le sue forme.
Cosa cambia tra cotone e cotone organico?
Ma per quale motivo un cotone proveniente da agricoltura biologica sarebbe più sostenibile rispetto al cotone convenzionale?
È presto detto: se in condizioni “normali” questo materiale viene prodotto utilizzando enormi quantità di pesticidi, antiparassitari e, soprattutto, altissime quantità di risorse idriche, nella coltivazione biologica si mira a utilizzare solo sostanze naturali che agiscano in sinergia con l’ambiente e il terreno.
L’agricoltura biologica, dunque, non contempla solitamente l’utilizzo di fertilizzanti e insetticidi chimici, ma si basa sull’utilizzo di sostanze con un basso impatto ambientale. Proprio per questa ragione, anche i litri di acqua necessari per produrre il cotone risultano drasticamente ridotti.
Peraltro, nel campo della produzione biologica si utilizza generalmente l’acqua piovana, il che rende questo metodo ancor più sostenibile.
Il mancato utilizzo di pesticidi di sintesi comporta anche un ridotto inquinamento del suolo e dell’aria, e a beneficiarne non saranno solo gli animali e le piante, ma anche la salute dei lavoratori e dei consumatori. Ciò rende questa tipologia di cotone ancor più sostenibile sotto ogni aspetto.
Ecco come scegliere i tessuti meno inquinanti
Ma a questo punto, come fare a capire se il nostro maglione di cotone è inquinante o se è stato realizzato in modo sostenibile?
Per fare una scelta consapevole, è sempre utile cercare le apposite certificazioni di sostenibilità dei tessuti. Un esempio fra tutti è la certificazione GOTS (Global Organic Textile Standard), etichetta internazionale che certifica che un determinato tessuto è stato realizzato nel rispetto dell’ambiente e dei lavoratori.
Inoltre, per esser certi che un capo sia davvero sostenibile, bisogna valutare l’intero processo di produzione del prodotto, dalla semina al negozio di abbigliamento, passando per la lavorazione, il trasporto, il packaging e ogni segmento della catena produttiva.
Per far ciò, sarà utile consultare il sito web dell’azienda e cercare informazioni on line in merito all’effettivo impatto del prodotto che intendiamo acquistare.
Impariamo a sostenere quelle aziende che fanno della sostenibilità e della tutela dell’ambiente il proprio punto di forza, per dar vita insieme a un mondo più pulito.
Fonti