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Cosa usare al posto del telo pacciamatura?

La pacciamatura rappresenta un'operazione importante per proteggere il suolo dagli agenti atmosferici e impedire la crescita di erbe infestanti. Eppure usare un telo per pacciamatura non è sempre sostenibile: quando realizzato con materiali plastici, con l'usura può rilasciare delle inquinanti microplastiche. Per questo si dovrebbero preferire delle soluzioni naturali e completamente biodegradabili, come la corteccia, la segatura, le foglie secche e tanto altro ancora.

Cosa usare al posto del telo pacciamatura?

Fonte immagine: Pixabay

Esistono alternative al telo pacciamatura, cosa usare al suo posto? Gli appassionati di orto e giardinaggio si saranno posti questa domanda molteplici volte: per quanto sia davvero utile per proteggere le coltivazioni e impedire la crescita di erbacce, il telo pacciamatura non è sempre una proposta sostenibile. La maggior parte delle versioni presente in commercio è infatti realizzata in materiali plastici che, nel tempo e con l’usura, possono rilasciare microplastiche che penetrano poi nel terreno. Che fare, allora?

Fortunatamente, delle valide soluzioni arrivano dalla saggezza popolare e dalle antiche tradizioni: vi sono numerose opzioni naturali che permettono di proteggere le piante coltivate e, al contempo, risultare completamente biodegradabili. Di seguito, tutti i consigli utili.

Cosa usare al posto del telo pacciamatura

Così come già accennato, il telo per pacciamatura rappresenta una soluzione utilissima per ricoprire il terreno, affinché le erbe infestanti non possano proliferare e, ancora, proteggere il suolo stesso dagli agenti atmosferici. Nei fatti, si tratta di un telone in materiali plastici che presenta dei fori affinché le coltivazioni possano crescere, coprendo invece le porzioni restanti del terreno. Purtroppo, uno dei problemi principali di questa soluzione è l’usura che, nel tempo, può far luogo al rilascio di inquinanti microplastiche. Per questo, in un’ottica di maggiore sostenibilità ambientale, è sempre utile affidarsi a delle alternative completamente naturali.

Corteccia per pacciamatura

Le scaglie di corteccia rappresentano da sempre la soluzione più utilizzata per la pacciamatura naturale, poiché completamente sostenibili e biodegradabili. Si ricavano infatti dagli scarti della lavorazione del legno – quindi nessun albero viene appositamente tagliato per ottenere un materiale di pacciamatura – e la sua efficacia è molto elevata. Basta infatti spargere la corteccia sul terreno, preoccupandosi di non lasciare spazi vuoti, e nessuna erbaccia crescerà. Ancora, è anche un valido alleato per la termoregolazione del suolo, soprattutto durante il periodo invernale.

Se lo si desidera, la corteccia per pacciamatura può essere anche abbinata alla segatura, sempre ricavata dagli scarti di lavorazione del legno. Così facendo, si potranno riempire con facilità eventuali spazi che la corteccia non riesce a coprire.

Foglie secche al posto del telo

Foglie secche per pacciamatura
Fonte: Pixabay

Anche le foglie secche possono essere utilizzate per ottenere una buona copertura del terreno, in sostituzione del telo per pacciamatura. Le si possono raccogliere durante l’autunno, conservare in sacchetti di iuta e usarle all’occorrenza, tipicamente verso la fine dell’estate.

È sufficiente predisporre una copertura fitta di foglie sul terreno, affinché non vi siano spazi per la crescita di erbe infestanti. Queste possono anche essere abbinate alla già citata corteccia, così come anche alla segatura: un’azione combinata per il massimo del risultato.

Paglia, la soluzione per la pacciamatura

Un altro metodo molto utilizzato per proteggere il terreno prevede il ricorso alla paglia, meglio se di buon diametro, così come anche al fieno ben secco. Così come nei precedenti casi, è sufficiente creare una copertura fitta sul suolo, affinché non vi siano spazi per la proliferazione delle erbacce.

Una caratteristica interessante di paglia e fieno è la loro capacità di trattenere l’umidità: anche nei periodi più caldi, infatti, offrono al terreno la possibilità di trattenere sempre una porzione sufficiente di acqua. Ancora, durante il loro processo di degradazione – che può richiedere anche diversi mesi – rilasciano minerali utili al terreno: in questo modo, oltre a un effetto di protezione si ottiene anche una buona fertilizzazione.

Compost, per proteggere e nutrire

Infine, una proposta davvero interessante è rappresenta dal compost. Questo fertilizzante naturale e completamente sostenibile, ricavato dalla degradazione nel tempo degli scarti vegetali, è ricco di sostanze nutritive per il terreno. Lo si può mescolare al suolo stesso, per concimarlo, oppure creare uno strato fitto sulla superficie del suolo stesso, per approfittare anche di un effetto di pacciamatura.

Al compost possono essere aggiunti altri scarti vegetali per massimizzarne la resa, come ad esempio i gusci d’uova, le scaglie di corteccia, la segatura e le foglie secche. Fatto non meno importante, la presenza di compost aiuta sia nella termoregolazione del terreno che nel mantenimento del corretto livello di umidità del suolo, aiutando così le coltivazioni a resistere anche in periodi di siccità o di carenza idrica.

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