Corridoi ecologici: cosa sono e dove trovarli in Italia
Si parla di corridoi ecologici, o anche corridoi faunistici, per riferirsi ad hub di congiunzione tra habitat. Le attività agricole locali e lo sviluppo edilizio delle città, hanno infatti frammentato gli ambienti verdi, riducendo la fruizione per le specie animali. Ma questi ecodotti possono fungere da ponti tra zone naturali e favorire un migliore equilibrio e salute di flora e fauna.
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Di corridoi ecologici si sente parlare da tempo: ma per capire cosa sono e come possono aiutare l’ambiente, serve approfondire questo tema. La funzione di questi ecodotti è di ricongiungere habitat ormai divisi e frammentati. Una cura all’impoverimento delle aree naturalistiche causato dallo sviluppo urbano, dalle attività agricole e dalle strade.
Se possiamo immaginare come e quanto le attività umane abbiano avuto un impatto negativo sull’ambiente, forse nel dettaglio non abbiamo idea dei problemi causati a flora e fauna. Le città sempre più estese, che riducono la campagna, la costruzione di autostrade, che tagliano in due le foreste, ma anche l’estensione dei terreni agricoli, che prevede una pulizia da alberi e piante locali, sono un danno ecologico.
In questo modo, frammentando gli spazi verdi, si riducono anche le risorse di cibo, aria, acqua per le specie animali che popolano il territorio. Ma non solo, in quanto tali divisioni non sono causa solo di impoverimento diretto. Si creano infatti divisioni che rendono anche più difficile socialità e accoppiamento tra esemplari.
Di fatti, una delle conseguenze di queste divisioni è un aumento del livello di criticità per le specie in via di estinzione, che va alla pari con la perdita degli habitat. In questi scenari poco rassicuranti, la creazione di corridoi ecologici artificiali, che si aggiungono a quelli naturali già esistenti, si propone come una soluzione per limitare i danni.
Corridoi ecologici: cosa sono
I corridoi ecologici, anche detti corridoi naturali, o ecodotti, sono una strategia progettata per aiutare la natura ad affrontare la frammentazione. Le dimensioni degli habitat, di fatti, rappresentano un indicatore della vulnerabilità delle specie all’estinzione, come accennato.
Con questi corridoi naturali si collegano aree selvagge, ampliando gli spazi e aiutando a mantenere, ripristinare e gestire le connessioni e le interazioni naturali attraverso i paesaggi. Ma allo stesso tempo si dona supporto anche alla vegetazione autoctona, in quanto le specie vegetali possono prosperare, mentre quelle animali possono spostarsi, trovare cibo o riparo.
I corridoi naturali
I corridoi ecologici “di nascita” sono stati creati da circostanze naturali e possono avere caratteristiche geografiche precise, come montagne e fitte foreste. Si può trattare di intere distese di terra come pianure o praterie. Ma anche ecosistemi forestali specifici come le foreste tropicali, temperate e boreali.
O anche un habitat di acqua corrente che comprende un fiume e le sue sponde, noto anche come nastro ripariale.
I corridoi artificiali
Si definiscono artificiali, quei corridoi creati dagli esseri umani per sostenere e mantenere la biodiversità in ambienti diversi. I corridoi artificiali più comuni sono i sovrappassi e i sottopassi inventati per evitare collisioni tra animali e persone lungo le strade, ma includono anche le siepi ai margini dei terreni agricoli rurali.
Dove si trovano i corridoi ecologici
In tutto il mondo possiamo trovare corridoi ecologici per la tutela di flora e fauna, ma la loro creazione e gestione è solo parte della soluzione alla perdita di biodiversità attuale. Di certo la sensibilità all’ambiente e alle sue esigenze ha spesso cozzato con lo sviluppo delle attività industriali e umane. Ma un compromesso tra dare e prendere va fatto.
Si dice che Teddy Roosevelt fu uno dei primi presidenti americani ad avere una certa cura dell’ecologia, tanto da aver approvato il Wilderness Act durante il suo mandato. Si tratta di uno degli atti, dedicati alla conservazione degli ambienti verdi, più famosi dell’epoca e, va ricordato, forse anche più controcorrente.
L’atto mirava a proteggere le terre naturali e a preservarle, in modo che le aree selvagge fossero tutelate per le generazioni future. In tal modo, è stato uno dei primi documenti di protezione attiva per gli habitat e per i corridoi della fauna selvatica. E non è un caso che gli Stati Uniti siano tra i principali sostenitori degli ecodotti.
Ma lo è anche l’Australia, dove è noto il Christmas Island, un corridoio ecologico sorto per favorire la migrazione dei granchi rossi. E lo è anche il Canada, dove troviamo i Banff Wild Bridges, dei ponti ricoperti di vegetazione, utili a rendere più semplice il passaggio degli animali, lontano dalle trafficate e rumorose autostrade.
La European Green Belt in Europa
In Europa la sensibilità al tema dei corridoi naturali ha un nome, European Green Belt: la cintura verde europea è uno dei corridoi ecologici più singolari. Ad un mese dalla caduta del muro di Berlino, nel 1989, fu redatto e sottoscritto un documento da parte di circa 300ambientalisti della Repubblica Democratica Tedesca e della Repubblica Federale di Germania.
Si trattava del primo progetto di conservazione ambientale della nuova Germania non più divisa, che richiedeva una maggiore cura del suolo e delle sue aree verdi e che gettava le basi per una tutela ecologica del Vecchio Continente. Il percorso della Cintura Verde, ancora oggi, segue i confini che nella seconda metà del XX secolo dividevano i paesi comunisti dell’Europa orientale e i paesi capitalisti occidentali.
È suddiviso in quattro sezioni regionali:
- Cintura Verde Fennoscandinava – Norvegia, Finlandia, Russia
- Cintura verde baltica – Estonia, Lettonia, Russia e Lituania
- Cintura verde dell’Europa centrale – Polonia, Germania, Repubblica Ceca, Slovacchia, Austria, Ungheria, Slovenia, Croazia e Italia
- Cintura verde dei Balcani o dell’Europa sudorientale – Serbia, Montenegro, Kosovo, Bulgaria, Romania, Macedonia del Nord, Albania, Grecia e Turchia
In tutto questo, l’Italia è uno dei territori che fa parte del corridoio ecologico dell’Europa centrale, ma sul territorio quello che possiamo definire corridoio ecologico, è un insieme di parchi nazionali e riserve faunistiche. Ai polmoni verdi italiani si uniscono attività regionali per la salvaguardia delle specie locali. In parte sostenute da WWF ed enti simili.
Fonti