Coronavirus: riaprono a Wuhan i mercati di animali
Anche a Wuhan riaprono i mercati di animali, dove il coronavirus ha avuto origine: in disaccordo gli esperti internazionali.
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La città cinese di Wuhan ha finalmente concluso il suo periodo di quarantena, protratto per 65 giorni allo scopo di ridurre le possibilità di contagio da nuovo coronavirus. Permangono forti limitazioni sulla popolazione, con i cittadini monitorati in ogni loro spostamento tramite un’applicazione centralizzata, ma le attività commerciali iniziano a riaprire. Fra questi anche alcuni mercati di animali, così come riferisce Bloomberg in un recente aggiornamento.
Il mercato ittico di Wuhan, dove presumibilmente ha avuto origine il nuovo coronavirus, rimarrà chiuso. Pare che le autorità vogliano addirittura smantellarlo, seppur al momento non giungano precise conferme, poiché la presenza di molti animali in condizioni di sovraffollamento – e senza le minime misure igieniche di sicurezza – pare sia stata decisiva nel permette al virus il salto di specie verso l’uomo. Ma altri mercati analoghi stanno tornando in attività, seppur su scala più piccola.
Così come spiega Sharon Chen, corrispondente dalla Cina di Bloomberg, diversi mercati di animali stanno tornando in attività. Le autorità hanno mantenuto il divieto di vendere specie insolite o esotiche come pipistrelli e pangolini, così come deciso diverse settimane fa, ma sono le operazioni tipiche di questi mercati a destare preoccupazione. Gli esemplari vengono infatti macellati sul posto, senza precise precauzioni, perché la gran parte di questi mercati non dispone di energia elettrica sufficiente per alimentare frigoriferi e, in alcuni casi, anche di acqua corrente. Poche settimane fa, ad esempio, un aggiornamento apparso sulla stampa internazionale aveva confermato l’assenza di guanti e altre protezioni per gli addetti alla macellazione, tanto che si sospetta che l’infezione da coronavirus sia avvenuta proprio per contaminazione delle mani e trasporto del virus sul volto.
La notizia non ha destato l’approvazione degli esperti a livello internazionale che, sin dall’inizio della pandemia, chiedono alla Cina di vietare in toto questi mercati. Già responsabili in passato della diffusione di nuovi virus – come quelli della SARS – il timore è che possano contribuire all’apparizione di nuovi agenti patogeni simili al 2019-nCoV.
Fonte: Bloomberg