Coronavirus in Cina: vietato il commercio di animali vivi
Vietato il commercio di animali vivi in alcune aree della Cina, per limitare il rischio coronavirus: nel mercato di Wuhan trovati anche zibetti e lupi.
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Le autorità della città cinese di Wuhan, epicentro delle recenti infezioni dal nuovo coronavirus asiatico, hanno imposto il divieto di vendita di animali vivi a tutti i mercati del posto. È questa una delle misure preventive scelte dalla municipalità per far fronte alla diffusione del pericoloso virus, responsabile della morte di 9 persone negli ultimi giorni.
Così come già noto, negli ultimi giorni la città di Wuhan – una località nella Cina centrale – è stata colpita da un nuovo coronavirus, dalle caratteristiche simili a quello della SARS. L’infezione può causare tosse, febbre e gravi problemi respiratori, tali da condurre a pericolose polmoniti. Con centinaia di contagi e la perdita di 9 pazienti, la diffusione del virus potrebbe essere partita dal mercato ittico cittadino: tutti i contagiati, infatti, hanno frequentato questa zona commerciale nelle ultime settimane.
Poiché la trasmissione della gran parte delle tipologie di coronavirus avviene più facilmente con il contatto tra uomo e animali – sebbene nel caso cinese non si possa escludere il contagio da uomo a uomo – le autorità hanno deciso di limitare la vendita di esemplari vivi. Il mercato ittico di Wuhan, secondo quanto riferito da BusinessInsider, pare non sia infatti unicamente specializzato nella vendita di pesce, ma anche di specie inusuali per il consumo alimentare, come lupi, zibetti e molti altri.
Il mercato in questione è stato chiuso dallo scorso primo gennaio, proprio perché si ritiene abbia rappresentato il punto di partenza dell’infezione da 2019-nCov, così come è stato codificato il virus. Da tempo, però, diversi gruppi di tutela animale avevano sottolineato delle problematiche di igiene per l’intera struttura, nonché la presenza di esemplari vivi davvero insoliti come pavoni, lontre e altri piccoli mammiferi, probabilmente catturati dalle vicine foreste. Un fatto confermato negli ultimi giorni, grazie alla pubblicazione sui social network di alcune immagini scattate all’interno della struttura in tempi non sospetti, dove si possono notare insegne e cartelloni per segnalare la vendita di questi animali.
Sebbene al momento le indagini condotte non permettono di confermare un collegamento diretto tra l’esplosione dell’infezione e una precisa specie animale, sulla questione è intervenuto Wang Yuedan, docente di immunologia presso il dipartimento di medicina dell’Università di Pechino:
La preferenza per carne fresca ed esotica rende la Cina maggiormente suscettibile al rischio di nuovi virus, attraverso il ravvicinato contatto tra uomini e animali.
Fonte: BusinessInsider