Coronavirus, la Cina consiglia la bile di orso: scoppia la polemica
La Cina consiglia la bile di orso per il trattamento del coronavirus, pur in assenza di evidenze scientifiche: scoppia la polemica.
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Le autorità cinesi inseriscono la bile di orso fra i trattamenti consigliati contro il coronavirus, scoppia la polemica a livello internazionale. È quant riferisce la versione statunitense del National Geographic, sottolineando come il governo locale abbia raccomandato l’uso del Tan Re Qing, un ritrovato a iniezione che contiene bile di orso fra i suoi componenti. La lista sarebbe stata pubblicata lo scorso 4 marzo dalla Commissione Nazionale per la Salute.
Il ricorso alla bile di orso rientra all’interno dei metodi della medicina tradizionale cinese, trattamenti che non hanno mai trovato conferma d’efficacia all’interno della scienza ufficiale. La questione tiene banco da ben prima della diffusione del nuovo coronavirus, considerando come da diversi decenni le organizzazioni internazionali di tutela animale stiano combattendo per richiederne il divieto. Questo perché la pratica di estrazione è molto cruenta: i plantigradi – gli Orsi della Luna, ovvero gli orsi dal collare tibetani – vengono chiusi all’interno di gabbie e la bile viene estratta con dei tubi, tramite un foro praticato sull’addome degli animali.
È noto che l’acido ursodesossicolico, contenuto in abbondanza nella bile d’orso, abbia effetto nel trattamento dei calcoli biliari e di alcune patologie del fegato. Tuttavia questo componente è disponibile ormai da decenni come farmaco di sintesi, quindi non è più necessario estrarlo dalla bile dei plantigradi. Ancora, i metodi di somministrazione descritti dalla medicina tradizionale cinese non avrebbero effetto nel curare questi disturbi, né tantomeno nella gestione del COVID-19.
L’annuncio delle autorità cinesi ha sollevato proteste a livello internazionale, così come spiegato in apertura, poiché il Tan Re Qing – un ritrovato proprio a base di bile di orso e di polvere di corna di capra – non ha alcun effetto scientifico dimostrato per il trattamento del coronavirus. Le associazioni temono che una simile informazione possa aumentare il commercio illegale di specie protette, considerando come ufficialmente la Cina permetta l’estrazione di bile solo da orsi allevati in cattività. L’elevata e ingiustificata domanda potrebbe spingere malintenzionati ad avviare un commercio parallelo a quello ufficiale, approfittando dei plantigradi selvatici.
Ancora, le associazioni vogliono sottolineare il controsenso intrapreso dal governo cinese: vietare da un lato i “wet market”, i mercati di selvaggina viva probabilmente responsabili della diffusione del coronavirus, e contemporaneamente incentivare lo sfruttamento degli orsi.
Fonte: National Geographic